di Tino Bedin
Comincio con il sottolineare un fatto politico, sia perché oggi è la giornata della crisi del governo Berlusconi, sia perché sui contenuti di questo decreto legge su tutela dell'ambiente, viabilità e sicurezza mi sono già espresso in sede di primo esame.
Il Senato è costretto a riesaminare questo decreto, perché pochi minuti dopo le dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio dei ministri per giustificare la fine del suo governo, dichiarazioni cariche di sicurezza sulla coesione politica del centrodestra, alla Camera si è vista una maggioranza, compresi alcuni ministri, votare a favore di un emendamento presentato dall'opposizione.
Al di là delle parole del presidente del Consiglio, i fatti dimostrano immediatamente e nuovamente l'incapacità del centrodestra di stare accanto all'Italia, di risolverne i problemi.
Pochi soldi e solo per il 2006. Un'incapacità che del resto è evidente anche nel contenuto del decreto e che è la ragione del reiterato voto contrario del gruppo Margherita-L'Ulivo. Il decreto legge è stato motivato dalle dimensioni e dalla gravità dell'emergenza smog, dalla condizione strutturale di numerose nostre città, congestionate dal traffico e soffocate dall'inquinamento atmosferico, tanto da dover essere chiuse alle auto.
Ricordo che, sulla base di scelte condivise dall'Italia all'interno dell'Unione Europea, nel 2010 i giorni ammessi al superamento della soglia delle polveri sottili, oggi fissati a 35, diventeranno 7. Invece di predisporre il futuro, con questo decreto il governo presenta misure temporanee, puntando anzi ad incrementare la mobilità privata, mentre l'Unione europea e le nuove direttive impongono limiti sempre più restrittivi alle emissioni in atmosfera.
Questa maggioranza non programma il futuro e si conferma incapace di governare il presente. Nel 2005, con l'entrata in vigore dei nuovi limiti per la qualità dell'aria, le nostre città sono state lasciate sole a fronteggiare un'emergenza annunciata. Non a caso i sindaci hanno giudicato decisamente insufficiente il decreto e attraverso l'Anci sono tuttora in attesa di essere riconvocati dal governo e dal ministro Matteoli per ottenere una serie di misure e regole molto più estese ed efficaci. Servirebbero più treni per aumentare il servizio ai cittadini e per uno sviluppo di una mobilità degna di tale nome; infatti, solo il trasporto ferroviario metropolitano può costituire un'autentica alternativa al traffico e allo smog. Servirebbero interventi per potenziare il trasporto pubblico locale, per ridurre il traffico privato, per incentivare veicoli e carburanti a minore impatto ambientale.
Di tutto questo nel decreto-legge non c'è traccia. Esso destina 140 milioni di euro, assolutamente insufficienti, e peraltro di gran lunga inferiori ai 350 milioni promessi ai comuni, a partire dal 2006 ad un fondo da ripartire per le esigenze di tutela ambientale. È davvero una singolarità ricorrere ad un decreto-legge nel 2005, sulla base di un'emergenza verificatasi in maniera evidente nel corso dello stesso anno, per utilizzare tali risorse soltanto dal 2006!
Il costo scaricato sul prezzo della benzina? In questo decreto non si legge solo la distanza del centrodestra dall'Italia che si muove, che produce, che ha bisogno di respirare. In questo decreto anche c'è un altro capitolo di quella finanza creativa che gli italiani hanno purtroppo dovuto sopportare in questi anni.
Successivamente all'approvazione del testo da parte del Consiglio dei ministri, il governo aveva tranquillizzato tutti dichiarando che l'aumento delle accise, necessario per finanziare gli interventi previsti, non avrebbe gravato sul costo della benzina e quindi sulle tasche dei consumatori. Temo che non sia così: l'aumento delle accise si scaricherà sui consumatori, anzi, per molti versi ciò è già avvenuto. Se non fosse così, perché prevedere, già nel testo del decreto-legge, delle norme per il rimborso agli autotrasportatori dell'aumento delle accise? Non è il segno evidente che il governo, sin dal principio, aveva previsto che l'aumento delle accise avrebbe gravato direttamente sul costo della benzina?
Continua l'inganno della Destra verso i cittadini: con l'ultima legge finanziaria il governo aveva finto di ridurre il prelievo fiscale ed ora, dopo pochi mesi, impone una nuova tassa, in questo caso sulla benzina, per reperire fondi per interventi che dovevano essere finanziati proprio nella manovra di bilancio per il 2005. Ma queste finte sono state ormai scoperte dai cittadini, che lo hanno scritto nero su bianco sulle schede elettorali.
Inoltre, il maggior gettito dovuto all'aumento delle accise, sarà utilizzato solo in minima parte (140 milioni di euro) per il rinnovo del parco autobus, mentre la parte maggiore sarà destinata ad interventi quali il rinnovo del contratto pubblico per il trasporto locale e per l'ordinaria amministrazione, ossia per interventi finalizzati in particolare ai settori delle forze di polizia (carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria). Certo, si tratta di interventi tutti dovuti, ma che nulla hanno a che vedere con le emergenze del traffico, dello smog e dell'inquinamento nelle nostre città.
Senza idee per la mobilità urbana. L'assenza di una politica per la mobilità nelle aree urbane da parte del centrodestra è confermata da due episodi di questi giorni.
Il governo ha annunciato ieri l'accordo con le aziende produttrici di motocicli che prevede incentivi (per un importo complessivo di 25 milioni di euro) destinati a chi acquisterà nuovi motocicli conformi alla normativa Euro 2. Il governo si è dimenticato di inserire un vincolo per la rottamazione dei motocicli più inquinanti. Per avere gli incentivi nell'acquisto del motociclo non bisognerà insomma mettere "fuori circolazione" il veicolo usato. Il risultato sarà un aumento dei motocicli in circolazione, senza al contempo ridurre la presenza dei motocicli a più alto impatto ambientale.
Proprio oggi il Sole 24 ore segnala poi che i soldi, previsti dall'articolo 4 di questo decreto-legge, quale anticipo di 650 milioni all'ANAS per far fronte al pagamento di lavori già in corso (si badi bene: non di nuove opere, ma di lavori già in corso), sono esauriti e ci troviamo nuovamente di fronte al rischio di un nuovo blocco dei cantieri aperti dall'Anas sul territorio nazionale.
Quelli che ho sottolineato sono tutti elementi che inducono a reiterare, per la quarta volta, il voto contrario del Gruppo Margherità-l'Ulivo su questo decreto, augurandoci che questa maggioranza finisca di governare, perché non ne è capace!
Aula del Senato, 20 aprile 2005 Dichiarazione di voto sulla "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16, recante interventi urgenti per la tutela dell'ambiente e per la viabilità e per la sicurezza pubblica"
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