di Tino Bedin
Ai sindaci nei comuni al di sotto dei 3.000 abitanti potrebbe essere consentito il terzo mandato consecutivo. L'aula del Senato ha approvato mercoledì 31 marzo - a favore centrosinistra, Fi, An, Udc; contraria la Lega (ma anche diversi senatori di An) - la modifica al testo unico sull'ordinamento degli enti locali. Grazie al buon senso del centrosinistra e ad alcuni senatori della maggioranza che hanno fatto prevalere l'interesse generale su quello particolare siamo riusciti ad approvare un disegno di legge che premia le buone amministrazioni.
È stato scelto il criterio dei 3.000 abitanti perché era la soglia minima richiesta e accettata anche da parte della maggioranza.. Dal punto di vista della ragionevolezza appariva più congrua una distinzione tra fasce di comuni al di sotto e al di sopra dei 15 mila abitanti, anche perché i sistemi elettorali sono diversi.
La maggioranza terrà alla Camera? Di positivo c'è che in questa occasione, ed è la prima volta che succede al Senato dal giugno del 2001, in materia istituzionale, maggioranza ed opposizione si sono incontrate a metà strada.
Va ricordato che questo "incontro" è stato comunque possibile per iniziativa del centrosinistra che con un voto a sorpresa (nel quale la maggioranza è stata battuta) ha chiesto ed ottenuto che del terzo mandato dei sindaci si discutesse e votasse questa settimana, evitando che altri provvedimenti e la pausa pasquale travolgessero definitivamente la legge.
Il disegno di legge ora passa all'esame della Camera. I sindaci dei piccoli comuni, nei quali l'amministrazione è davvero un servizio sociale piuttosto che l'esercizio di un potere, si aspettano l'approvazione di questa legge. La maggioranza si assumerà le proprie responsabilità, dopo aver comunque creato disagi con la sua prolungata incertezza?
Rileviamo peraltro con preoccupazione che, sia nella votazione relativa alla calendarizzazione del provvedimento sia nell'approvazione dell'emendamento decisivo, sia nel voto finale si sono verificate spaccature all'interno della maggioranza che hanno il sapore del reciproco dispetto tra Lega e Udc. Sarebbe grave se a problemi reali, a cui siamo tenuti a dare risposta, si sovrapponessero opportunismi politici, tutti giocati all'insegna di equilibri di potere interni alla maggioranza nel disprezzo degli interessi generali del Paese.
Poche righe per cinque anni. Si tratta di un provvedimento di poche righe - è rimasta solo la disposizione sul terzo mandato - dopo che un emendamento diessino (passato grazie al sostegno del centrosinistra e della Lega) ha cancellato le altre disposizioni sui rapporti tra sindaco e consiglio comunale. In sintesi, l'aula ha eliminato il passaggio di competenze al consiglio (ad esempio, nomina o revoca di rappresentanti presso enti e aziende, adozione dei piani territoriali, determinazione delle aliquote dei tributi) e la sfiducia motivata della giunta. E non solo: dal testo originario (messo a punto in commissione) spariscono anche i poteri sostitutivi del sindaco nei confronti di dirigenti e dipendenti inadempienti e il potere attribuito al consiglio comunale di discutere le delibere della giunta.
Abbiamo sempre sostenuto che la possibilità di eleggere nei piccoli comuni il sindaco per tre mandati consecutivi dovesse essere valutata indipendentemente dal problema più generale e complesso dei rapporti tra i consigli comunali e il sindaco. Siamo perciò felici dell'approvazione dell'emendamento che separa le due questioni.
Mantenere anche gli impegni con i consigli comunali. Nel corso del dibattito in Senato è stata condivisa da molti la necessità di un provvedimento organico che, con gli opportuni riequilibri del sistema delle competenze fra sindaci, giunte e consigli, risolva l'indubbia sofferenza istituzionale oggi rappresentata dalla relazione tra sindaco e giunta da una parte e consiglio comunale dall'altra. C'è un ruolo di rappresentanza che va valorizzato nella sua valenza politica, istituzionale e democratica. Un'assemblea che si riduce ad appoggiare gli esecutivi perché non vi è altra possibilità, interrompe il rapporto dialettico con la maggioranza e l'opposizione, perché la maggioranza è prigioniera della giunta e l'opposizione finisce con il parlare spesso a se stessa.
1 aprile 2004
La proposta di testo unificato di modifica
La nota dell'Ufficio legislativo del Gruppo Margherita-L'Ulivo
Il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali
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