una rete di municipi
 SERVIZIO ENTI LOCALIbedin1@senato.it   06 6706 3017   06 6706 3798 


SERVIZI

Per quanto riguarda il personale infermieristico e OTA
Privatizzate persino le sale operatorie
Un abbassamento dei livelli di professionalità (in questo settore per altro assolutamente necessari) del personale assunto

di Paolo De Marchi, Gianfranco Bettin Verdi del Veneto

Già in occasione di un tragico decesso avvenuto nel Pronto Soccorso di Padova nel luglio scorso avevamo detto che fatti gravi come quello erano da addebitare al processo di privatizzazione in corso da tempo. Un processo che in questo ultimo periodo sta avendo una forte accelerazione. Dicevamo: "In una sera qualsiasi al Pronto Soccorso di Padova a sostenere la richiesta di soccorso di 150 persone ci sono 3 medici, 6 infermieri; cioè 50 pazienti per medico e 25 per infermiere. Dalle 20 alle 6 del mattino, quindi, un medico in queste condizioni non può dedicare più di 12 minuti per paziente. Durante il giorno i medici diventano 6 e gli infermieri 8 con un numero di pazienti, però, aumentato in media a circa 400".
Questa situazione di insufficiente disponibilità di personale non riguarda solo le emergenze ma la quotidiana gestione dell'intera azienda ospedaliera. Questo ci dicono i dati sul fenomeno recente dell'aumento sempre maggiore di personale assunto direttamente dai degenti o dai famigliari per l'assistenza e cura diretta alla persona o sulla carenza cronica di personale nella totalità dei reparti, tutto ciò confermato indirettamente dalla stucchevole disquisizione posta anche sui quotidiani dalla Direzione sanitaria, sull'opportunità o meno di assumere personale "straniero" a copertura di piante organiche insufficienti, come se il parametro fosse la nazionalità del personale e non la professionalità adeguata.
Meno personale nei reparti, specie in quelli di emergenza, e il taglio costante al bilancio che impoverisce la struttura, l'impiantistica e l'accesso pubblico a queste e le prestazioni sono le due facce del processo di privatizzazione della sanità che la Giunta regionale persegue da tempo e che i Direttori Sanitari sono chiamanti ad applicare sistematicamente con logica esclusivamente ragionieristica in quanto emanazione diretta del Presidente Galan.
La delibera dell'Azienda Ospedaliera di Padova n. 787 del 25 novembre 2003 che ha messo a gara la privatizzazione di 5 sale operatorie per quanto riguarda il personale infermieristico e OTA risponde perfettamente a questa logica. Una logica perversa e, in questo caso, ancora più grave perché riguarda un punto delicato dell'organizzazione ospedaliera come sono le sale operatorie.
Ma anche una "porta aperta" alla precarizzazione del personale, alla costituzione di un bacino di "braccia" precarie dove pescare sempre più cospicuamente nel prossimo futuro, per risolvere le carenze della pianta organica o, di volta in volta, emergenze con, allo stesso tempo, un abbassamento dei livelli di professionalità (in questo settore per altro assolutamente necessari) del personale assunto che impoverisce la qualità dei servizi prestati.
Una privatizzazione del personale a cui, per altro, assistiamo già da anni con le cooperative di pulizia dei reparti, con gli appalti esterni per la ristorazione e per il servizio di lavanderia ecc. che permette certo risparmi all'Azienda, ma a scapito di un evidente peggioramento dei servizi in quanto fornito attraverso contratti al massimo ribasso economico, che viene fatto pagare in termini di salari "da fame" al personale assunto dalle ditte appaltatrici, mentre si allarga anche nel settore sanitario un'area di lavoratori/trici precari ,sottopagati e con minori diritti.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori che hanno deciso lunedì di scioperare contro questo ennesimo provvedimento di smantellamento del servizio sanitario ospedaliero pubblico e ribadiamo la nostra contrarietà a questa logica di privatizzazione dei servizi e la determinazione a contrastarla in tutte le sedi possibile all'affermazione di deliberazioni e atti attuati in tal sento.

13 dicembre 2003

sommario

13 dicembre 2003
mun-036
scrivi al senatore
Tino Bedin