di Paolo De Marchi Verdi Bassa padovana
La prossima Finanziaria 2004 riduce del 7,13% i contributi statali ai Comuni del Veneto. I trasferimenti erariali ai Comuni saranno di 115 milioni di euro in meno del 2003; il mancato riconoscimento dell'inflazione porterà un taglio di contributi di 180 milioni di euro; il fondo ordinario per gli investimenti verrà decurtato di 60 milioni di euro.
I piccoli Comuni subiranno un taglio di 112 milioni di euro con l'abolizione integrale del fondo per i servizi minimi e il taglio di 30 milioni di euro destinati alle unioni utili alla messa in comune di servizi e uffici. Tagli che si aggiungono ad una riduzione costante dei trasferimenti che i Comuni subiscono almeno da un decennio e che assumono con questa ultima Finanziaria proporzioni drammatiche per il mantenimento in ambito locale dello stato sociale.
Nella bassa padovana, nel conservano e nel piovese, Comuni come Monselice avranno una decurtazione del 4,63% di euro; Este del 5,85% euro; Conselve dell'8,08%, Piove di Sacco del 7,18%. Tagli ancora più forti nei Comuni più piccoli come a Masi (12,87%), Megliadino San Fidenzio (14,01%) e San Vitale (12,53%), Battaglia Terme (10,17%), San Pietro Viminario (12,42%), Due Carrare (9,67%), Castelbaldo (12,75), Pontelongo (10,27%), Vighizzolo d'Este (18,42%) ecc.
Minori trasferimenti finanziari ai Comuni che provocheranno tagli ai servizi e, probabilmente, aumento di tasse per reperire fondi non più disponibili. Tutto ciò non è avviene per caso o semplicemente per una necessità "ragionieristica" di risparmio del bilancio statale, bensì risponde a quel disegno complessivo di smantellamento dello stato sociale a favore dell'offerta privata (di servizi, assicurativa, ecc.) presente da tempo nelle politiche di questo governo.
Mentre si annuncia demagogicamente l'assegnazione di 1000 euro per ogni secondo figlio, senza limiti di reddito e discriminando le famiglie extracomunitarie, escluse dal contributo nonostante i dati demografici dimostrino che proprio queste famiglie sono quelle a maggior incremento di figli, si negano fondi proprio a quei servizi necessari e a sostegno della natalità presenti sul territorio. Verranno ridotti o tagliati i contributi comunali per le spese di affitto delle famiglie in difficoltà, i servizi per l'handicap, ridotte le ore di servizio in centri di assistenza, mancheranno risposte adeguate alla richiesta di asili nido, ecc. Un peggioramento evidente della qualità della vita e di una rete di servizi già carente che, invece, di essere incrementata attraverso adeguati finanziamenti, viene vessata con questi tagli.
In questi giorni vorremmo sentire parlare di questo i nostri Sindaci; sentirli intervenire concretamente, dati alla mano, per dare un quadro della situazione. I nostri Comuni come faranno fronte a tutto ciò? Affidandosi all'offerta privata, all'opzione assicurativa? Quale sarà lo spazio per politiche solidali, per avviare o migliorare i servizi esistenti, per politiche abitative che creino opportunità d'affitto per le fasce di reddito più basse e per le nuove esigenze legate alla stabilizzazione nei nostri territori dei/lle nuovi/e cittadini/e immigrati/e; per servizi ricreativi ecc.? Sono disposti a battersi per questa prospettiva o intendono subire o, peggio, condividono il ruolo che questi tagli intende assegnare loro?
I Verdi, come tutto il centro sinistra, si oppongono a questa Finanziaria anche per questi motivi. Perché questi tagli tolgono ai Comuni la possibilità di portare avanti politiche sociali e solidali, negandogli quelle prerogative che la riforma federalista dovrebbe garantirgli attraverso il trasferimento di funzioni ma, soprattutto, di risorse economiche adeguate a svolgere questi compiti.
Come affrontare questa situazione? Una bella occasione per le giunte comunali per far sapere ai cittadini come intendono rispondere a questi tagli; quali azioni intendono mettere in atto contro i provvedimenti del Governo; come intendono fare fronte ai mancati finanziamenti e, soprattutto, con quali politiche sociali. Rimaniamo in attesa dai nostri Sindaci di occasioni di discussione con le forze politiche, sociali, sindacali e con le cittadinanze su queste questioni.
2 dicembre 2003
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