di Tino Bedin
Sul versante del debito pubblico l'ultima fantasia contabile contenuta nella manovra economica per il 2004 è la privatizzazione della Cassa Depositi e Prestiti. Sul piano dei conti la scelta è un trucco: si fa finta di portare fuori dal bilancio pubblico i debiti finanziati dalla Cassa in modo da restare nei limiti europei. I debiti comunque bisognerà pagarli.
C'è però un aspetto che riguarda direttamente le amministrazioni comunali. La Cassa Depositi e Prestiti è infatti storicamente la "banca dei Comuni", ai quali ha fornito e fornisce finanziamenti a tassi concorrenziali. Inoltre è stata ed è lo strumento attraverso il quale Parlamento e Governo possono indirizzare gli investimenti verso obiettivi generali sull'intero territorio nazionale.
Che cosa succederà con la privatizzazione? La finalità della Cassa resterà quella di sostenere gli investimenti pubblici? Nel caso di variazioni significative del mercato del denaro, sarà ancora possibile la "rinegoziazione dei mutui", come è avvenuto di frequente con vantaggi per i bilanci comunali?
In un sistema bancario privato che si ingigantisce e riduce il rapporto con il territorio o lo limita, la Cassa depositi e prestiti costituisce un importante "calmiere" per il costo dei mutui proposti dalle banche ai Comuni. Continuerà questa funzione dopo la privatizzazione?
Anche in questo caso il governo ha pensato solo a se stesso, senza preoccuparsi di quello che potrà succedere ai Comuni.
29 novembre 2003
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