IN DIALOGO TRA CITTADINI |
Saletto (Padova), 26 agosto 2001 | |
Riflessioni sull'autostrada Valdastico Sud Sarà mai possibile con una strada dare un senso diverso allo sviluppo? Uscendo dall'isolamento la Bassa padovana ha la possibilità di scegliere: da soli, gli amministratori locali non basteranno |
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Lepisodio " Autostrada"
è purtroppo uno degli innumerevoli esempi di un modo di amministrare il territorio da
parte dei Comuni e della Regione che ha cancellato in pochi decenni il paesaggio veneto,
trasformandolo da uno dei più belli dEuropa, ad un seminìo ininterrotto e
allucinato di capannoni, condomini, villette, centri commerciali, cartelloni pubblicitari,
e altro, realizzati quasi sempre su sollecitazione di consistenti interessi particolari
senza il minimo riguardo per le valenze storiche, culturali ed estetiche del territorio. In un Veneto così ridotto si penserebbe giunta lora di operare scelte volte a non più compromettere ulteriormente quanto vive del vecchio paesaggio rurale. E invece no. Basta una nuova strada perché tuttintorno nascano a nastro lottizzazioni per le quali si coniano i nomi più disparati: autoparco, parco tecnologico, centro direzionale, zona artigianale, zona commerciale, fino alla "factory, outlet", il cui risultato è immancabilmente il consumo irrimediabile e la cancellazione di vaste zone agricole. Spesso questi territori sono caratterizzati da presenze architettoniche di grande valore, come Ville, palazzi, abbazie, antichi borghi, o comunque da un tessuto rurale fatto di fossi, alberature, vecchie case contadine che costituiscono lultimo legame con unidentità secolare. Una corretta gestione del territorio, non può non tener conto anche di queste presenze. Ma siccome ciò avviene assai di rado, a causa di una politica locale tesa a perpetuare in ogni angolo della nostra regione uno sviluppo edilizio forsennato ed infinito, lunico argine è spesso costituito da vincoli sparsi in qua e là che col passare delle diverse amministrazioni subiscono delle riduzioni, atte a favorire questo o quello. Ma la gente dovè? Tutti presi dal correre quotidiano? Stiamo senzaltro assistendo ad un crollo verticale di valori, dove ci si domanda sul vero significato della parola "Sviluppo". Da una parte cemento, asfalto, capannoni, e, dallaltra la qualità della vita innanzitutto. E, si badi bene, questo è un treno che nono ammette soste o cambi di percorso. Una volta saliti a bordo, saremo portati là dove le future generazioni ci malediranno. Tutto questo penso meriti una seria riflessione. |
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Lucio Pasotto |
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Risponde Tino Bedin Comincio dalla amara conclusione che lei ricava dall'esperienza: davvero è impossibile scendere dal treno di "questo" sviluppo che ha come stazione finale la "maledizione" delle generazioni future? L'esperienza dà ragione a lei, ma la consapevolezza di una serie di valori si è diffusa in questi anni, fino a non dare per scontate soluzioni e decisioni. Vent'anni fa qualcuno avrebbe messo in discussione una strada e soprattutto un'autostrada come la Valdastico Sud? Dieci anni fa nella nostra Bassa padovana qualcuno avrebbe posto in discussione un insediamento commerciale come l'Outlet che si progetta a Conselve? Cinque anni fa nel Montagnanese quanti avrebbero affermato che l'identità di un territorio è risorsa di sviluppo almeno quanto una fabbrica? Non dico che queste domande siano oggi maggioritarie nell'opinione pubblica della provincia di Padova e neppure in quella della Bassa padovana; ma sono domande che circolano, che crescono, che interrogano i progettisti, gli urbanisti, gli amministratori, gli eletti nelle istituzioni. In questi anni, in cui cerco di rappresentare ed anche di interpretare il territorio che mi ha eletto al Parlamento, ho ripetuto e ripeto in molte occasioni: la gente che abita tra Monselice e Montagnana, tra i Colli e l'Adige ha una grande opportunità, quella di "pareggiare" lo sviluppo del resto della provincia ma liberandolo dai costi che esso ha richiesto ad esempio nell'Alta padovana, dove il territorio è compromesso, la cultura non è stata per anni considerata generalmente una risorsa, i paesi sono stati irrimediabilmente trasformati. Qui è possibile utilizzare per lo sviluppo una serie di risorse paesaggistiche, storico-monumentali, urbanistiche, agricole che altrove sono quasi scomparse. Certo: è possibile, non è detto che lo si faccia. Bisogna che i rappresentanti dei cittadini nelle istituzioni ed i cittadini stessi lo decidano. La realizzazione della Valdastico Sud sarebbe in contraddizione con una decisione come quella che ho appena descritta? Non è detto. Non pretendo di affrontare in questa, necessariamente breve riflessione sollecitata dalla sua lettera, l'intera problematica relativa all'impatto dell'autostrada nella parte sud-ovest della provincia di Padova. Conosco le ragioni degli oppositori: sono numerose e non tutte univoche, nel senso che non hanno tutte la stessa motivazione e la stessa finalità. Mi limito appunto alle sue riflessioni. Lei ha ragione se, non appena si dà il via all'autostrada, si pensa già agli insediamenti commerciali che possono sorgere nei pressi dei caselli, si pensa di quanto allargare le aree artigianali dei comuni interessati, si individuano lottizzazioni residenziali. Lo so che non è una prospettiva ipotetica: questo scenario ha già qualche nome e cognome, oltre che qualche indicazione di località. Ma l'autostrada potrebbe portare anche ad uno scenario diverso. Fino al oggi le difficoltà di collegamento e di mobilità all'intero della stessa zona hanno determinato la necessità di avere sparsi nel territorio insediamenti produttivi. Hanno anche determinato l'abbandono di numerosi paesi, soprattutto le frazioni. La perdita non è solo anagrafica, ma anche di intelligenze. Pensiamo ora all'autostrada come allo strumento che consente un collegamento certo ed in tempi ragionevoli con il resto della regione: collegamento per coloro che abitano nella Bassa padovana prima di tutto, non per chi deve venirci a "impiantare" qualcosa. In questa visione l'autostrada potrebbe facilitare il mantenersi della popolazione nei suoi insediamenti storici, senza necessità di aumentare le cubature altrove ed incentivando invece il recupero edilizio locale. Potersi recare rapidamente al lavoro vuol dire non avere spinte a cedere il proprio ambiente ad estranei. La nuova Statale 10, per la quale il nuovo governo deve evitare che si disperda il risultato ottenuto alla fine dello scorso anno con l'avvio dell'appalto del primo tratto, consentirà di restituire alla vita collettiva i centri abitati oggi tagliati ed isolati (paradossale per una strada) proprio dal traffico. La Valdastico Sud potrebbe essere lo strumento che toglie dal secolare isolamento la fascia sud-occidentale della provincia di Padova, avvicinandola al resto del Veneto e quindi favorendo il permanere degli abitanti. Completate le due opere, l'attuale Statale 10 potrà svolgere una funzione di strada "urbana" in un territorio ricco e complesso, convogliando coloro che hanno voglia di "fermarsi" non solo a comprare un prodotto ma a condividere un ambiente: l'ambiente che lei così bene descrive. È uno scenario possibile anche questo. Certo, meno probabile di quello che lei ha descritto; ma proprio perché meno probabile ha bisogno di un impegno non di singoli amministratori, ma di molti cittadini. Mi pare questa comunque la "stazione" verso la quale guidare il treno. |
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29
agosto 2001 mo-003 |
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