EUROPEI

Con una modifica alla legge Comunitaria 2005
Scudo parlamentare per il cioccolato puro
Fermata l'intempestiva ritirata del governo

Il Senato ha provveduto nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio 2006 ad un rapido esame della legge Comunitaria 2005, ritornata a Palazzo Madama per alcune modifiche introdotte alla Camera. Il senatore Tino Bedin ha dedicato il suo intervento in discussione generale ad un tema che vede consumatori e produttori assai attenti: cosa chiamare "cioccolato".

intervento di Tino Bedin segretario della Commissione Europa del Senato

La legge Comunitaria 2005 ritorna per la seconda volta in Senato per due modifiche introdotte dalla Camera dei deputati. La modifica certamente più importante e di largo interesse per i cittadini, riguarda la definizione di "cioccolato puro". La definizione era stata "abbandonata" dal governo proprio nella legge Comunitaria con un emendamento dell'ultimo momento presentato in Senato per evitare una procedura di infrazione europea.

Prevista la contrattazione con l'Europa
L'idea della "definizione rafforzata" era stata avanzata dopo che in sede comunitaria si è consentito di definire "cioccolato" anche prodotti non interamente derivanti dal cacao. Si tratta di una decisione che tiene conto delle industrie dolciarie olandesi e belghe, ma che si presta a molte perplessità in riferimento alla tutela della qualità, alla trasparenza per i consumatori, ai rapporti con i paesi produttori, che vengono fortemente danneggiati dall'utilizzazione di surrogati, e alla tutela del cioccolato italiano, legato, sia nella versione industriale sia in quella artigianale, ad una grande scuola di numerosi maestri artigiani straordinari, che da nord a sud, dal Veneto al Piemonte, da Pisa a Modica producono un cioccolato inconfondibile.
Da quell'idea aveva preso le mosse una battaglia nelle aule parlamentari che ha portato all'approvazione delle norme sulla dizione "cioccolato puro". Ha avuto il larghissimo consenso del Parlamento il decreto legislativo proposto dal ministro Alemanno nel 2003, nel quale si stabilisce chiaramente che, pur accettando la normativa europea, la dicitura "cioccolato puro" poteva e doveva rimanere.
Non abbiamo approvato quella norma a caso o ignorando che sarebbe stata necessaria una contrattazione rispetto alla normativa comunitaria. Una contrattazione possibile, visto che l'Italia non mette in discussione prodotti che recano sull'etichetta la scritta "cioccolato", anche se non sono completamente derivati dal cacao; l'Italia sostiene una specificazione: che sia definito "cioccolato puro" un prodotto che è effettivamente derivato dal solo cacao.

Non è certo l'unica infrazione
Appare dunque singolare che una battaglia iniziata in parlamento, condivisa tra maggioranza ed opposizione, costruita tra governo e parlamento, venga abbandonata frettolosamente da uno solo degli attori, cioè dal governo, con la sola apparente giustificazione che è in corso una procedura di infrazione.
In Senato il Governo ha potuto sfuggire al confronto parlamentare, con l'inserimento della norma all'ultimo momento e con il contingentamento immotivato dei tempi che la Presidenza ha accordato dopo i gravi ritardi del governo.
Non è il Senato che ha sbagliato; è il governo che ha impedito al Senato di lavorare.
Alla Camera l'operazione non è però riuscita. Forse anche perché l'esame è avvenuto a ridosso delle Feste natalie, con i loro "ricordi gustosi", e a pochi giorni dalla conferma della qualità del cioccolato italiano: nel mese di dicembre, un maestro artigiano italiano di Pisa, ha vinto il premio di miglior cioccolatiere del mondo. A conferma di una scuola che va dal Veneto al Piemonte, dalla Toscana alla Sicilia. Cito solo i "maestri" che ho potuto personalmente gustare. Si tratta di produttori, che sfidano la concorrenza internazionale con il valore del proprio mestiere e della qualità delle proprie materie prime.
Più prudente, più propositivo sarebbe stato il governo se avesse proceduto immediatamente al confronto parlamentare sulla materia, per cercare insieme una posizione comune che - attenta alle norme che in Europa anche il governo italiano ha accettato - sia primariamente attenta alla qualità della nostra produzione agroalimentare, ai diritti dei consumatori e al rispetto dei nostri produttori.

Le conseguenze sui paesi produttori di cacao
C'è anche un altro aspetto in questa azione alla quale come parlamento richiamiamo dunque il governo. La riduzione della percentuale di cacao nei prodotti che si definiscono "cioccolato" in Europa comporta minori esportazioni da parte dei paesi poveri, che hanno condotto a suo tempo una battaglia attraverso il Parlamento europeo per tentare di mantenere alta la quotazione, perché da questo prodotto alcuni paesi ricavano le loro maggiori risorse. Questi paesi possono contare sugli accordi di Lomè. Quando si interviene su prodotti provenienti da questi paesi, mi riferisco a cacao, caffè, banane, non basta considerare le componenti interne, occorre considerare anche le ricadute internazionali.
Il gruppo della Margherita ritiene quindi che la Camera abbiamo migliorato la legge comunitaria per questo aspetto.

Senato, Aula, 18 gennaio 2006


19 gennaio 2006
eu-081
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Tino Bedin