EUROPEI

Voto contrario della Margherita in commissione
La Destra utilizza contro l'Europa
il mandato d'arresto europeo

Il disegno di legge rende più difficile la collaborazione all'interno dell'Unione che con gli altri paesi: esattamente l'opposto di quello che prevede la decisione del Consiglio europeo

dichiarazione di voto di Tino Bedin segretario della Commissione Europa

La decisione quadro in tema di mandato d'arresto europeo è un tassello dell'Europa dei diritti, dell'Europa del riconoscimento reciproco tra ordinamenti vicini, amici ed alleati. Essa amplia i diritti dei cittadini, perché impone tempi certi e brevissimi di detenzione preventiva, in attesa della decisione sull'estradizione (cento giorni e non più, come oggi previsto, tempi superiori ad un anno e mezzo). Essa è un ulteriore passo nello spazio comune europeo di libertà, di sicurezza e di giustizia, in cui, con la caduta delle frontiere interne, i cittadini, ma anche le sentenze e le decisioni dei giudici, così come i diritti, possano liberamente circolare; uno spazio basato sulla fiducia, sulla parola data tra i partner europei.
Di tutto questo rimane poco nel disegno di legge votato dalla maggioranza alla Camera per l'introduzione in Italia del mandato di arresto europeo. Il centrodestra fa finta di aderire alle scelte adottate in Europa, mentre in realtà chiude molti spazi di collaborazione.
E resta ancora il dubbio che la maggioranza voglia comunque arrivare ad una approvazione visto che continua a perdere tempo e che l'Italia è rimasta l'unico paese membro a non aver introdotto la decisione quadro nel proprio ordinamento interno, anche ora che i tempi previsti sono stati ampiamente consumati.

Stravolte decisione europea e proposta dell'Ulivo
La decisione quadro è uno strumento utilizzato dall'Unione europea per armonizzare le legislazioni interne. La Francia ha adeguato la propria Costituzione per consentire la collaborazione in caso di reato politico. Analogamente hanno fatto ormai tutti gli altri paesi d'Europa.
L'Italia, invece di contribuire a scrivere e a modificare la decisione quadro - come avrebbe potuto e dovuto - in sede di Consiglio europeo, dove è stata approvata anche dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si appresta a adottare una legge interna che, nonostante il titolo "Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro", introduce norme nazionali che violano direttamente e palesemente molti punti della stessa decisione quadro.
È una conclusione scontata, visto che dopo che il presidente del Consiglio dei ministri, Berlusconi, ha firmato liberamente la decisione quadro, il suo governo e la sua maggioranza lo hanno sconfessato, tanto da non presentare mai una legge di attuazione. L'unica legge di attuazione è stata presentata dall'opposizione alla Camera, ma la maggioranza la ha letteralmente stravolta, tanto che i presentatori hanno dichiarato ufficialmente di ritirare le loro firme dal disegno di legge.
La proposta di parere predisposta dal presidente Greco contiene indicazioni importanti per la compatibilità comunitaria del provvedimento. Mi auguro che la commissione Giustizia del Senato, il governo e la maggioranza le tengano nel dovuto conto. Sotto questo aspetto la nostra commissione fa un passo avanti rispetto al compromesso al ribasso che la maggioranza ha raggiunto e votato alla Camera.
Ma resta comunque un compromesso al ribasso sul piano della compatibilità comunitaria e per questo voteremo contro il disegno di legge.

La presunzione di essere i più bravi in Europa
Votiamo contro perché si stanno scambiando le regole interne del nostro sistema giudiziario per regole universali, con la presunzione di essere l'unico sistema effettivamente democratico di tutta l'Europa.
L'Italia impone il rispetto delle sue regole processuali ai paesi europei ed impone loro di provare, nel momento in cui chiedono la consegna di un ricercato per motivi di giustizia, che nel loro paese si rispettino le nostre norme processuali. Si tratta di una condizione non prevista dalla decisione quadro e che è, finora, sconosciuta a tutta la nostra storia di cooperazione giudiziaria internazionale.
Inoltre, il disegno di legge impone la valutazione del giudice italiano per la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza: in tal modo si entra nel merito prima ancora che il processo sia svolto davanti al giudice naturale europeo.
Si tratta di condizioni contrarie allo spirito ed alla lettera della decisione quadro. Ciò espone sicuramente all'impugnazione della legge in sede europea.
Al di là di possibili sanzioni, la nostra credibilità sarà inevitabilmente danneggiata dall'incapacità del nostro governo di rispettare gli impegni assunti in sede europea.

Un'inspiegabile provocazione
Votiamo contro perché questo provvedimento introduce condizioni, controlli ed appesantimenti sconosciuti alla pratica dei rapporti internazionali ed alla stessa Convenzione europea in materia di estradizione.
L'articolo 31 della decisione quadro dice che le legislazioni interne sono chiamate ad agevolare la cooperazione in Europa. Noi la rendiamo più difficile.
Ai membri dell'Unione Europea l'Italia imporrà invece controlli e condizioni che, negli ultimi cinquant'anni, non ha mai preteso nella collaborazione con loro e che continuerà a non chiedere e a non imporre a tutti gli altri paesi del mondo, con cui collabora in materia di giustizia. L'Italia chiederà più controlli e più condizioni alla Germania, alla Francia e alla Spagna che non alla Turchia, a Israele, all'Ucraina o ai paesi che sono ancora più distanti da noi, in termini geografici, culturali e giuridici.
Noi votiamo contro questa un'inutile provocazione nei confronti dei paesi membri dell'Unione: un'inspiegabile provocazione, che renderà impossibile una cooperazione giudiziaria con tali paesi, per la consegna delle persone ricercate.
Sarà difficile spiegare come sia possibile che l'Italia abbia deciso, con una legge interna, che la cooperazione giudiziaria in Europa sia più complicata. Sarà difficile spiegare come nuove opportunità siano offerte a chi, in Italia, vuole trovare rifugio per nascondersi dalle proprie colpe, nonostante la minaccia terroristica e la criminalità organizzata che avanzano.
Il voto contrario della Margherita e di tutto l'Ulivo contiene anche una rassicurazione nei confronti degli altri paesi europei: l'Italia non è tutta come quella che appare dal disegno di legge sul mandato di arresto europeo.

Senato, Commissione Europa, 14 luglio 2004
Discussione generale su AS 2958 "Norme di recepimento della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri"


15 luglio 2004
eu-063
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Tino Bedin