Quale Costituzione?
Ormai è chiaro che la Conferenza intergovernativa, a proposito della Costituzione, non farà in nessun caso meglio del risultato ottenuto in 18 mesi dalla Convenzione in maniera trasparente e democratica. La Convenzione stessa è del resto un progresso.
Certo il testo che la Convenzione ha consegnato ormai un anno fa al Consiglio europeo non è l'ideale; tuttavia costituisce il migliore risultato possibile per far funzionare l'Europa a 27 membri nel medio e nel lungo periodo.
Il testo di riferimento ha continuato ad essere il testo della Convenzione, come fin dall'inizio ha dichiarato il presidente irlandese Bertie Ahern, anche se i governi hanno portato alla Cig una visione meno avanzata rispetto al parlamenti nella Convenzione?
I cittadini europei - abituati alla trasparenza della Convenzione - hanno diritto di saperlo.
Sono diventate parte integrante dell'acquis della Conferenza intergovernativa anche le proposte concordate dai Ministri degli esteri nella riunione di Napoli del 28 e 29 novembre 2003, riguardanti il Protocollo sulla Difesa europea, le precisazioni sulle funzioni del ministro degli Esteri europeo, la semplificazione della procedura di modifica della Costituzione europea una volta approvata, la revisione tecnico-giuridica dei testi prodotti dalla Convenzione?
Oppure, del compromesso italiano che già aveva ridotto le materie delle decisioni a maggioranza e aveva cancellato il Consiglio per gli Affari legislativi, si è adottato il testo non ufficiale fatto circolare al Consiglio di dicembre a Bruxelles, secondo il quale il parere contrario di un solo Parlamento nazionale può bloccare il passaggio dall'unanimità alla maggioranza in una data materia oppure che il Consiglio europeo possa indefinitamente bloccare una procedura legislativa a maggioranza, su richiesta di uno Stato membro che ritenga in gioco i suoi interessi vitali?
E il governo italiano si era adattato a quel compromesso solo per il suo ruolo di presidente di turno, tanto da assumere poi - una volta libero dall'incarico - la difesa del testo della Convenzione come era stato chiesto dal Senato italiano a luglio?
A dire il vero non abbiamo colto nell'azione del governo italiano, del suo presidente del Consiglio in particolare, quell'azione di iniziativa e di collaborazione rafforzata che pure avrebbe potuto svolgere nell'ambito della Troika presidenziale del Consiglio europeo.
Il confronto con le indicazioni del Consiglio europeo di Laeken
Ora la presidenza irlandese è arrivata a nuove proposte su alcuni temi rilevanti ancora oggetto di trattativa.
Come giudicare queste proposte?
I criteri (e quindi la risposta) sono nelle ragioni per le quali il Consiglio europeo di Laeken decise di dare vita alla Convenzione sul futuro dell'Europa: la distanza crescente fra cittadini e istituzioni europee, la necessità di ripensare il progetto europeo e le sue istituzioni nel contesto dell'Europa Unita, il bisogno di riflettere sul ruolo dell'Europa in un mondo sempre più globalizzato.
È utile ricordare le sfide che il Consiglio europeo di Laeken aveva proposte alle Convenzione: la sfida di definire chiaramente la suddivisione delle competenze tra l'Unione e gli Stati membri per meglio rendere evidente ai cittadini chi fa che cosa nell'Unione europea; la sfida di semplificare il testo e gli strumenti e le procedure di decisione dell'Unione; la sfida di arricchire le istituzioni europee e i processi decisionali con un valore aggiunto in termini di democrazia, trasparenza ed efficacia, e alla fine di verificare, magari, l'adozione di una Costituzione europea.
I cittadini europei sono dunque al centro del progetto che il Consiglio europeo ha immaginato a Laeken e che a Bruxelles deve ora trasformare in decisione, in un'altra tappa nel cammino continentale.
I cittadini sono la misura dei risultati della Cig.
La Carta dei diritti base della prima Costituzione
Per questo la Convenzione ha scelto la via costituzionale. La scelta di integrare pienamente la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione nella Costituzione è il segno di voler mettere al centro del processo costituzionale europeo il cittadino.
Bisogna non rimettere in discussione la proposta della Convenzione che ha integrato la Carta dei diritti fondamentali nel corpo della Costituzione, dandole un valore costituzionale.
Questo è un punto essenziale, irrinunciabile.
Bisogna evitare che utilizzando il "metodo del salame", evocato recentemente dal ministro degli esteri tedesco, questo elemento essenziale della prima Costituzione europea sia messo a rischio o annacquato.
È la Carta dei diritti fondamentali che fa di un trattato, ancora negoziato dai governi, l'inizio di una Costituzione. È quella Carta approvata a Nizza che codifica lo spirito largamente maggioritario in Europa e che trasferisce concretamente nelle istituzioni e nella cittadinanza i valori del cristianesimo. È anche su quella Carta che i popoli dei dieci nuovi Stati membri hanno votato nei referendum per l'adesione dei loro rispettivi paesi all'Unione.
Ci sono tentativi di ridurre il peso di quella Carta.
Ma questo punto non può essere oggetto di trattativa. Dopo il lavoro del 14 giugno a Lussemburgo da parte dei ministri degli Esteri Ue, il Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi in base alla tabella di marcia della Presidenza irlandese si dovrà concentrare sui nodi più spinosi: doppia maggioranza e le aree su cui rimane controversa l'eliminazione della unanimità, numero dei parlamentari e di commissari, l'opportunità di inserire una menzione delle radici cristiane nel preambolo della Costituzione. Nessun compromesso su questi punti può essere compensato con cedimenti sul peso della Carta dei diritti nella prima Costituzione dell'Unione.
Le competenze di bilancio del Parlamento europeo
In generale è importante che il consenso che si è registrato sulla quasi totalità dei punti affrontati dalla Convenzione non venga messo in discussione. Ad esempio, dei passi indietro per quanto riguarda l'equilibro tra Parlamento e Consiglio in materia finanziaria e di bilancio sarebbero del tutto inspiegabili sulla base del principio di rappresentatività democratica.
Il nuovo ruolo del Parlamento europeo va salvaguardato.
Innanzi tutto per quanto riguarda la elezione del presidente della Commissione. Rispetto al trattato di Nizza, la proposta di Trattato costituzionale prevede che il Consiglio, tenuto conto delle elezioni per il Parlamento europeo propone a quest'ultimo un candidato alla presidenza della commissione. Questo candidato è eletto dal parlamento con la maggioranza dei suoi membri. Se queetso non succede, il Consiglio ha un mese per proporre unn nuovo candidato.
È una effettiva elezione da parte del Parlamento, che ha anche potere di rifiuto.
L'estensione della codecisione a tutte le materie di bilancio è un altro passo avanti, sul quale non bisogna arretrare. Se si tratta di arrivare ad un equilibrio, va bene, ma non oltre.
La doppia legittimità democratica di popoli e Stati
Anche per quanto riguarda il Consiglio il progetto di Costituzione elaborato dalla Convenzione ha raggiunto gli obiettivi di semplificazione, efficacia e democrazia.
Uno degli strumenti per questi obiettivi è la doppia maggioranza nella ponderazione dei voti in seno al Consiglio europeo. Si tratta di un sistema che assicura efficacia e chiarezza agli occhi dei cittadini. Dà una doppia legittimità democratica. Per questo gli adattamenti necessari a trovare il compromesso non devono spogliare il sistema delle sue caratteristiche.
Sappiamo che la scelta delle soglie necessarie per decidere a maggioranza qualificata è il nodo più difficile da sciogliere non fosse altro perché è quello che ha determinato lo stallo precedente. Ovviamente non è una questione di percentuali, ma di un fatto dal quale dipende il futuro del nostro processo di integrazione: l'Unione deve essere in grado di prendere decisioni.
Anche su questo noi chiediamo al governo italiano una posizione politicamente efficace: la discussione deve riguardare gli strumenti migliori per decidere. Finora la discussione ha invece riguardato la soglia della minoranza di blocco. Ma non si può impostare un dibattito di natura istituzionale pensando agli strumenti che gli Stati membri hanno per bloccare le decisioni.
Questo allontana i cittadini dall'Unione Europea, presentata da alcuni governi - e purtroppo anche dal governo italiano troppo frequentemente - come una istituzione dalla quale bisogna difendersi e non come una risorsa da valorizzare.
In questi mesi i cittadini europei sono inquieti, preoccupati, sia che si tratti di lavoro che di economia, di ambiente che di sicurezza.
In questa inquietudine non bisogna aggiungere anche la preoccupazione per l'Europa. Bisogna che l'Europa cammini lungo una strada che non porta fuori dai singoli paesi, ma li innerva. Con la creazione dell'euro, noi abbiamo costruito in materia monetaria, una sovranità più utile della somma delle sovranità monetarie nazionali. La stessa cosa si può fare per il contrasto all'immigrazione clandestina o per la lotta alla droga. Sono molti i settori nei quali abbiano delle ragioni per stare insieme.
Questo è l'obiettivo della Costituzione.
Sarebbe inspiegabile per i cittadini che non si arrivasse ad un accordo a causa della ponderazione dei voti, in presenza delle inquietudini che ho citate.
Inconcepibile rinunciare alla lotta comune al terrorismo
Affievolite (ed in parte soddisfatte) le resistenze di Spagna e Polonia sulla doppia maggioranza, una difficoltà ulteriore deriva dal Regno Unito con la volontà del primo ministro Tony Blair di restringere le materie da portare a maggioranza qualificata nel Consiglio, oltre a ritenere intoccabili fisco e sociale.
Sarebbe tuttavia inspiegabile che si facessero passi indietro in materia di Giustizia e affari interni, cioè nella materia che riguarda la lotta alla criminalità e al terrorismo. Dopo l'11 settembre e New York e a Washington e dopo l'11 marzo a Madrid, questo non solo sarebbe incomprensibile alle opinioni pubbliche, ma sarebbe inaccettabile.
Il cuore della sfida che sta davanti al Consiglio europeo di giugno è il come e il quando decidere a maggioranza. È una sfida ancora più determinante della ponderazione dei voti in Consiglio.
Noi riteniamo un errore il compromesso tentato dall'Italia durante la sua Presidenza su questa materia. Come ho detto prima, ora l'Italia deve ritenersi libera di rinunciare al quel compromesso. Un terzo degli Stati membri devono poter avviare cooperazioni rafforzate con il consenso della maggioranza del Consiglio, come prevede il testo della Cvonvenzione, e non con la necessaria unanimità, come invece ha provato a proporre il governo italiano. Né trova giustificazione il divieto di passare dall'unanimità alla maggioranza e dalla procedura intergovernativa a quella legislativa ordinaria ai paesi che hanno dato vita ad una cooperazione rafforzata.
Le cooperazioni rafforzate sono vitali per fare dell'Unione Europea un'istituzione dinamica e competitiva: su questo punto il testo della Convenzione va salvaguardato e si deve considerare superato dai fatti il testo elaborato durante la Presidenza italiana.
Il diritto di indirizzo dei paesi fondatori
Il Regno Unito sta utilizzando anche il fantasma del referendum popolare sul Trattato costituzionale europeo per richiedere soluzioni al ribasso rispetto all'equilibrio raggiunto dalla Convenzione.
Può essere una tecnica negoziale. Il governo italiano ha il dovere di contrastarla, anche per difendere la procedura della Convenzione: altrimenti quest'ultima diventa solo uno dei momenti di una contrattazione che si intende poi riaprire. Il contrasto alle posizioni inglesi ha funzionato quando Italia, Francia, Germania e Benelux si sono imposte, minacciando a loro volta di andare avanti anche senza gli inglesi. È successo con l'euro. È successo con la politica sociale nel 1992.
Questo è un altro dei momenti nei quali un paese tradizionalmente e politicamente federatore, oltre che paese fondatore, quale è l'Italia deve svolgere il suo diritto di indirizzo assieme agli altri paesi che ho citati.
Lo chiediamo. Lo rivendichiamo. Sappiamo che l'asssenza dell'Italia a molti dei tavoli in cui si immaginano a e volte si costruiscono percorsi europei rende oggi questo ruolo più difficile. L'assumerlo potrebbe essere il segno di una svolta.
Se è solo un mercato, l'Europa non vale un voto
Al governo italiano noi chiediamo su questo punto di "rilanciare", proprio sulla base delle indicazioni del Consiglio europeo di Laeken. Il processo di costituzionalizzazione in Europa richiede degli sforzi notevoli da parte del prossimo Parlamento europeo e della prossima Commissione. In vista delle procedure di ratifica, soprattutto se si terranno dei referendum, è indispensabile che abbia luogo un dibattito pubblico sulla Costituzione europea e che questo dibattito non si limiti alla giustapposizione di 25 dibattiti nazionali.
La decisione se ratificare o meno il Trattato costituzionale che verrà approvato al prossimo Consiglio comporterà in molti paesi anche una legittima scelta tra stare dentro o fuori dell'edificio politico dell'Unione Europea.
Anche questo è un contenuto da mettere nell'agenda del Consiglio europeo di Bruxelles, prendendo spunto dalla disponibilità della Presidenza olandese che ha già dichiarato che se il Trattato costituzionale sarà adottato il 18 giugno, "uno dei nostri primi compiti consisterà nell'iniziare a preparare intese pratiche perché possa entrare in vigore entro un anno o un anno e mezzo".
L'Europa non può più essere vissuta, come è successo nel Regno Unito o in Svezia o in alcuni paesi dell'Est, come una zona di libero scambio: una istituzione commerciale priva di identità politica e costituzionale.
Se così viene presentata l'Unione Europea, come possiamo pretendere che ci sia passione politica e quindi partecipazione al voto? Quale cittadino può ritenere che il suo voto conti se la scelta riguarda le merci e non le persone?
Alla scarsa affluenza alle urne per il Parlamento europeo si risponde non riducendo l'Europa alle dimensioni dei votanti, ma rilancio le motivazioni di cui hanno bisogno i cittadini per sentirsi protagonisti.
Invece di una casa in ordine i nuovi arrivati trovano un cantiere
Questo rilancio va fatto in particolare nei confronti delle opinioni pubbliche dei nuovi Stati membri.
Ho detto all'inizio che sollecitiamo il governo italiano a fare tutta intera la sua parte perché si arrivi all'approvazione della Costituzione europea nel prossimo Consiglio. Lo chiediamo perché una sollecita approvazione è anche la risposta alle esigenze dei nuovi Stati membri.
L'allargamento rappresenta un'opportunità unica di riformare le politiche e di ristrutturare le istituzioni europee in modo da sviluppare gli strumenti necessari che permetteranno all'Unione di domani non solo di orientarsi sulle esigenze interne ed esterne di efficacia, trasparenza e semplificazione, ma nello stesso tempo di dare risposte alle esigenze e alle preoccupazioni concrete dei cittadini.
Questo avevamo in mente fin dall'inizio del processo di revisione del Trattato dell'Unione europea. Volevamo mettere in ordine la Casa comune in modo che fosse adeguata ai nuovi abitanti, che questi ultimi non dovessero faticare a sentirsi a casa propria e che non fossero costretti a metter mano subito ai... restauri non appena entrati. L'approfondimento e l'allargamento dell'Unione dovevano essere due processi che si sviluppavano insieme, dando però la precedenza temporale alla conclusione dell'approfondimento.
La scadenza delle riforme prima dell'allargamento non è stata rispettata. L'Europa Unita è nata ed è andata ad abitare in un cantiere di ristrutturazione. Ci si può adattare per poco tempo, ma non rassegnare, specie per chi non si sente ancora del tutto a casa propria. Ai nostri nuovi concittadini dell'Unione siamo tenuti ad assicurare al più presto una Casa in ordine e funzionante.
La larga partecipazione degli italiani al voto europeo
Il "certificato di abitabilità" deve essere firmato entro questo Semestre di presidenza, perché la successiva Presidenza dovrà fare a meno di un Parlamento europeo pienamente operativo almeno fino alla metà del Semestre, a causa delle elezioni europee. "Questo avrà conseguenze dirette sul lavoro della presidenza, perché il lavoro legislativo potrà iniziare solo nella seconda metà del nostro mandato", hanno già avvertito gli olandesi. La Presidenza olandese dovrà inoltre confrontarsi, fino all'inizio di novembre, con una Commissione "che non avrà la stessa forza di una Commissione normale". "Quindi, non avremo un vero e proprio contrappeso fino al 1° novembre, quando la nuova Commissione entrerà ufficialmente in carica, e persino al di là di questa data, perché la nuova équipe avrà bisogno di un certo periodo" per diventare completamente operativa., ha avvertito il rappresentante permanente dei Paesi Bassi a Bruxelles Tom de Bruijen.
Credo che nessuno immagini di arrivare alla approvazione della prima Costituzione europea senza l'apporto continuo e pieno di due delle tre istituzioni dell'Unione.
Anche per questo dunque il Consiglio europeo di questa settimana è decisivo. Noi chiediamo al governo italiano di rappresentare la fiducia nell'Europa che i cittadini italiani hanno manifestata con una partecipazione al voto per le elezioni europee del tutto maggioritaria. Chiediamo che stia dalla parte dei cittadini.
Senato, 15 giugno 2004
Dibattito sulle Comunicazioni del governo sulla Conferenza intergovernativa