EUROPEI

Voto contrario al decreto di proroga per il rientro
Lo "scudo" per i capitali all'estero
crea difficoltà ad Europol

Il senatore Tino Bedin richiama anche il severo giudizio dell'Unione eruopea sull'effettiva emersione del lavoro nero

Il gruppo Margherita-L'Ulivo nella Giunta per gli Affari europei del Senato ha confermato il proprio voto contrario alle norme sul rientro in Italia dei capitali illegalmente esportati. Lo ha fatto con l'intervento del senatore Tino Bedin nel corso dell'esame del disegno di legge di "Conversione in legge del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, recante disposizioni urgenti per il completamento delle operazioni di emersione di attività detenute all'estero e di lavoro irregolare".
Si tratta del cosiddetto "scudo fiscale", che evidentemente funziona poco visto che il decreto dispone la proroga del termine fissato dal decreto-legge n. 350 del 2001 per l'effettuazione delle operazioni di emersione delle attività finanziarie detenute all'estero a condizione del loro rimpatrio in Italia. E non funziona neppure l'altro provvedimento di Tremonti, l'emersione dal lavoro nero, visto che l'articolo 3 del nuovo decreto dispone il differimento al 30 novembre 2002 del termine previsto dall'articolo 1 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, per il compimento degli adempimenti necessari per l'emersione del lavoro irregolare.
Una valutazione contraria al provvedimento è stata espressa dal senatore Tino Bedin, segretario della Giunta, per le stesse motivazioni che lo avevano spinto a formulare una valutazione contraria sul testo del decreto-legge n. 350 la cui applicazione viene prorogata dall'articolo 1 del provvedimento in esame. Si tratta infatti di un'iniziativa evidentemente contraria al processo di armonizzazione del mercato finanziario europeo e che si distacca dalla prassi costantemente seguita dagli altri paesi dell'Unione europea ove mai sono stati introdotti provvedimenti di tal genere. Rileva inoltre che il provvedimento è risultato anche inefficace sotto il profilo finanziario. La necessità di ricorrere ad una proroga dell'applicazione delle misure previste dal decreto-legge n. 350 dimostra che esso non ha prodotto gli effetti finanziari che erano stati annunciati in occasione dell'esame della manovra finanziaria; dunque va valutato negativamente a fronte degli impegni assunti con il Patto di stabilità.
Il senatore Bedin ha poi osservato che i criteri previsti per il rientro dei capitali mettono in oggettiva difficoltà l'attività di Europol, un'istituzione al cui potenziamento sono invece tesi gli sforzi dell'Unione europea.
Quanto al lavoro nero, è vero che la Commissione europea, in più occasioni, ha invitato gli Stati membri a intensificare gli sforzi per quantificare il lavoro sommerso, ridurlo e trasformarlo in regolare occupazione. Vi è infatti un legame diretto tra la lotta al lavoro sommerso e il raggiungimento dell'obiettivo di Lisbona della piena occupazione in un sano contesto macroeconomico. Ebbene, ha ricordato il senatore Bedin, c'è stato un severo giudizio dell'Unione europea sulla scarsità dei risultati ottenuti dall'Italia nel perseguimento delle politiche volte a favorire l'emersione del lavoro irregolare. L'Italia sembra darsi un gran daffare, ma poi non stringe sull'emersione.

13 marzo 2002

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15 marzo 2002
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