Deve
essere il Parlamento il punto di riferimento del dibattito italiano sulla riforma e sul
futuro dell'Unione Europea. È questo il richiamo centrale fatto dal senatore Tino Bedin,
segretario della Giunta per glli Affari europei, al ministro delle Politiche comunitarie
Buttiglione.
Il ministro ha presentato alla Giunta gli orientamenti personali più che del governo, in
quanto è ancora privo di deleghe. Al riguardo il senatore Bedin ha auspicato che, nel
quadro della definizione della delega assegnata al ministro Buttiglione, ne venga estesa
la competenza, anche dal punto di vista semantico, all'insieme degli affari europei e non
solo a quelli comunitari. Sottolineando l'esigenza di un più forte coordinamento
nell'ambito del Governo a proposito del procedimento legislativo comunitario - da cui
deriverebbe anche un minore contenzioso - il parlamentare dell'Ulivo ha evidenziato la
necessità che il ministro per le politiche comunitarie acquisisca anche la delega ad
esercitare il monitoraggio sull'adempimento degli obblighi comunitari da parte delle
Regioni nelle materie di rispettiva competenza affinché il Parlamento ne possa essere
opportunamente informato.
Il riferimento al programma di lavoro di Buttiglione, il senatore Tino Bedin ha ribadito
di non condividere inoltre il fatto, peraltro verificatosi anche nella passata
legislatura, che il Parlamento sia considerato solamente uno dei vari interlocutori del
Governo nella definizione della sua posizione sulle politiche e sulle iniziative
legislative comunitarie. Anche nella prospettiva di un rafforzamento della legittimità
democratica del quadro istituzionale dell'Unione europea, al Parlamento, i cui componenti
hanno ricevuto un mandato dai cittadini, dovrebbe essere riconosciuto un ruolo centrale
rispetto ad altri organismi, quali il Cnel.