SICUREZZA E DIFESA
Appunti di una legislatura / Missioni internazionali
Una croce d'onore troppo piccola
per chi è vittima della pace

Persa un'occasione nel ricordo dei carabinieri caduti a Nassiriya

di Tino Bedin capogruppo Margherita in commissione Difesa

Fra le "piccole leggi" approvate in questa legislatura con un consenso unanime c'è stata quella che prevede il "Conferimento della Croce d'onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostile impegnate in operazioni militari e civili all'estero". La richiamo a conclusione dell'attività parlamentare perché questa legge è indicativa di un periodo della nostra comunità nazionale e soprattutto del modo in cui la Destra ha inteso le istituzioni.

Un gesto di riparazione. Innanzi tutto la legge era stata voluta dal governo per poter dare un riconoscimento ai familiari dei carabinieri caduti nell'attentato di Nassirya in Iraq. Si è trattato della più significativa perdita di vite umane nella missione militare italiana a sostegno della Coalizione dei volonterosi promossa da Bush. La Destra italiana, cui la Costituzione repubblicana ed il Presidente della Repubblica, avevano impedito di partecipare alla "guerra preventiva" in Iraq, aveva pensato di poter partecipare alla stabilizzazione a guerra conclusa. I carabinieri caduti a Nassirya, così come gli altri militari italiani morti in Iraq in tre anni, dimostrano come fosse giusta la posizione del centrosinistra che ha in tutto questo tempo considerato sbagliato l'intervento militare italiano in Iraq.
Il governo aveva ritenuto che la concessione del riconoscimento ai caduti fosse un "risarcimento" morale e si era limitato esclusivamente al personale militare. Si è trattato di un altro segnale esplicito sulla natura della missione che il governo riteneva l'Italia dovesse svolgere in Iraq. Risultavano infatti esclusi tutti gli altri dipendenti dello Stato.

Anche al personale civile. Per questo in tutta la fase di discussione in Commissione Difesa al Senato, sia negli interventi che attraverso la presentazione di emendamenti, hoi sostenuto che la legge corrispondeva ad un'esigenza civile significativa e importante in quel momento, però non corrispondeva alla realtà delle cose e nemmeno al titolo dello stesso disegno di legge.
Avevo sostenuto che limitare l'attribuzione non di una onorificenza di tipo militare bensì di una croce d'onore ai soli dipendenti del Ministero della difesa impegnati, come recitava il titolo iniziale del disegno di legge: "in operazioni militari a sostegno della pace" fosse una scelta non condivisibile. Infatti, nelle operazioni militari a sostegno della pace sono impegnati anche dipendenti di altri Ministeri e ci sono situazioni nelle quali alcune persone, che rappresentano la nostra Repubblica ma non sono direttamente dipendenti dall'Amministrazione della difesa, lavorano accanto ai militari e ai dipendenti del Ministero della difesa svolgendo le stesse azioni a sostegno della pace. "Quindi, se dobbiamo istituire, come valutiamo sia da fare, una croce d'onore per queste persone, tale istituzione - ho sostenuto - deve riguardare tutti coloro che a nome della Repubblica partecipano ad operazioni a sostegno della pace. Il minimo che possiamo fare è riferirci a tutti coloro che operano a nome della Repubblica, non solo ai dipendenti del Ministero della difesa".
Questa impostazione è stata in parte recepita poi dal governo e dalla maggioranza, tanto che sono state ricomprese anche le persone impegnate in operazioni civile ed in particolare è stato associato il personale della Croce Rossa.

Tutti gli operatori di pace. Del tutto sorda si è rivelata invece la Destra ad un' altra sollecitazione che ho ribadito: comprendere anche il personale civile non direttamente dipendente dal enti governativi. La proposta non era solo di riconoscenza per tutti coloro che a nome dell'Italia lavorano in condizione di difficoltà. C'era - ed è questo che la Destra ha sostanzialmente rifiutato - la volontà di affermare che le operazioni di pace non possono essere affidate solo ai militari.
"C'è poi un'altra serie di persone - ho osservato nella discussione - che non a nome della Repubblica, ma sempre a nome dell'Italia, operano nelle stesse situazioni accanto, assieme, prima e dopo i militari. Alcune di queste persone possono diventare vittima di un'operazione di pace cui l'Italia partecipa. Mi riferisco alle organizzazioni non governative. Alcune organizzazioni non governative, poi, si trovano in questi Paesi, teatro di operazioni di peace keeping e di peace enforcing da parte delle forze della Repubblica italiana, sulla base di contratti con il Ministero degli esteri del nostro Paese. Quindi, anche direttamente rappresentano la nostra Repubblica".
"Ritengo dunque - era stata la mia posizione conclusiva - che il disegno di legge vada sicuramente esteso a tutti i dipendenti della Repubblica e che questa croce d'onore riguardi comunque i dipendenti pubblici di tutti i Ministeri e di tutti gli altri enti, dal momento che alle operazioni in questi Paesi - prima non li ho citati e li voglio ricordare ora - partecipano oggi rappresentanti delle Regioni e degli enti locali, che intervengono a nome di parti della nostra Repubblica. Questa è una croce d'onore della Repubblica italiana e le Regioni sono parte costitutiva dell'Italia, tanto quanto lo Stato: lo dice la Costituzione repubblicana".

Ridefinizione delle missioni. L'istituzione di un croce d'onore della pace avrebbe dovuto quindi coinvolgere tutti i dipendenti della Repubblica. a cominciare dai poliziotti e dai dipendenti di pubblica sicurezza, e tutte persone che operano nei teatri in cui l'Italia partecipa a rafforzare la pace in strutture di organizzazioni non governative non essendo dipendenti pubblici o della Repubblica, come gli italiani che lavorano in organismi internazionali e quelli operano con le organizzazioni non governative, nelle zone a rischio nelle quali ci sono i nostri militari.
La Destra ha scelto una croce d'onore troppo piccola per il sacrificio di chi è vittima della pace; troppo piccola anche per i caduti di Nassiriya che avevano condiviso la loro generosità con molti altri italiani.
È un tema aperto per la prossima legislatura, nell'ambito della ridefinizione dell'apporto dell'Italia alle operazioni di pace e della valorizzazione dei corpi civili.

21 marzo 2006


21 marzo 2006
sd-155
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Tino Bedin