SICUREZZA E DIFESA
Dall'1 gennaio 2005 stop alla chiamata alle armi per i giovani italiani
Sospendere la leva obbligatoria
senza passare alla "leva forzosa"

La scelta del governo fa del servizio militare professionale una tassa d'ingresso per i Corpi dello Stato, un biglietto della "lotteria dell'occupazione"

di Tino Bedin capogruppo Margherita in Commissione Difesa

Mi piacerebbe iniziare il mio intervento dicendo "finalmente si giunge all'anticipazione dell'entrata in vigore della riforma che porta alla professionalità delle Forze armate a seguito della sospensione della leva obbligatoria". E tuttavia non posso essere soddisfatto, finora, del testo trasmesso dalla Camera e che arriva in Aula dalla Commissione difesa del Senato.
In Commissione ho espresso voto contrario al provvedimento; si è trattato di un voto "strumentale" - lo dico con chiarezza - in vista del dibattito e delle possibili modifiche in Aula. Quel voto contrario è lo strumento per richiamare l'attenzione sulle molte carenze del disegno di legge e spingere la maggioranza e il Governo a porre in essere davvero la sospensione anticipata della leva obbligatoria e, soprattutto, a realizzare quella forza armata professionale che è nelle scelte politiche del nostro Gruppo parlamentare e che origina da una scelta compiuta nella scorsa legislatura dal ministro della difesa Beniamino Andreatta.
Ripeto che siamo favorevoli alle finalità del provvedimento e che quel voto negativo, strumentale, in Commissione cambierà se riusciremo, insieme, a realizzare quelle finalità.

Partendo dalla valorizzazione delle persone. È l'ottica che occorre cambiare: al centro del disegno di legge e degli interventi di alcuni colleghi della maggioranza che ho ascoltato c'è l'istituzione "Forza armata" alla quale adattare le esigenze degli attori. Può essere che questa visione sia giusta per l'esercito popolare, perché quell'esercito di leva obbligatoria ha una funzione costituzionale. La visione della centralità della struttura rispetto agli attori non può però essere sostenuta in un servizio militare professionale; nella nuova organizzazione occorre mettere al centro le persone, i professionisti della difesa e della sicurezza, la loro vita, le loro famiglie. Ebbene, questa centralità dei lavoratori professionisti della sicurezza non è presente nel disegno di legge proposto dal Governo e licenziato dalla Commissione.
Farò qualche esempio nel corso di questo intervento e poi nella illustrazione degli emendamenti.

Una parte della maggioranza non spiega perché ha cambiato idea. Il caso più clamoroso di questo errore di prospettiva l'ho indicato dando ragione del mio voto contrario in Commissione. Di fatto, con il testo emendato dalla Commissione difesa del Senato rispetto a quello approvato dalla Camera, il Governo ritorna al testo originario e quindi passa nuovamente dalla leva obbligatoria alla leva forzosa. Migliaia di cittadini saranno costretti a prestare il servizio militare non per accedere ad un posto in un corpo dello Stato, ma solo per partecipare ad un concorso. Un servizio professionale ridotto a tassa di iscrizione: questa è la visione delle Forze armate che ci propongono il Governo e la maggioranza. Un servizio costituzionale delegato, qual è quello dell'esercito professionale, considerato come il biglietto di una lotteria.
Alcuni tra i sostenitori di questa soluzione sono anche tra quanti adoperano la retorica della Patria e della dedizione quando parlano dei nostri militari. Credo che quelle parole non possano essere utilizzate, appunto, se si riduce il servizio militare ad una tassa d'iscrizione o ad un biglietto di lotteria.
Non a caso, del resto, proprio su questo argomento alla Camera c'è stata una divisione della maggioranza che ora si è ricomposta qui in Senato dopo mesi di silenzio. Ricordo - perché è giusto che i colleghi parlamentari e i cittadini ne siano edotti - che il punto di ritorno alla leva forzosa richiesto dal Governo è avvenuto dopo oltre tre mesi nei quali in Commissione difesa non si è più parlato di questo disegno di legge perché la maggioranza stava cercando un equilibrio; lo ha trovato ma non ci ha spiegato perché è cambiata l'opinione della maggioranza rispetto al voto espresso dalla Camera.

Un tirocinio per i vincitori di concorso Noi non neghiamo che un tirocinio nelle Forze armate possa essere utile, riteniamo anzi che possa essere addirittura obbligatorio, ma deve appunto essere un tirocinio. Per questo motivo con i nostri emendamenti abbiamo chiesto un'inversione della procedura rispetto a quella proposta dal Governo con la leva forzosa. Si facciano i concorsi, si lascino i cittadini liberi di partecipare ai concorsi nei corpi dello Stato: i vincitori, sulla base del bando di concorso, sanno di dover compiere un tirocinio nelle Forze armate.
Questa mi sembra una procedura costituzionalmente più corretta, rispettosa delle persone, utile alle Forze armate perché assicura una base di reclutamento, utile anche agli altri corpi dello Stato perché crea una base comune di formazione, utile successivamente all'Esercito anche perché consente alla Forze armate di disporre di una forza di complemento addestrata in maniera uniforme.
Questo è il punto centrale del nostro dissenso, abbiamo anche indicato la via per risolverlo.

Il governo non provvede con gradualità. Più in generale, la legge n. 331 del 2000 che reca norme per l'istituzione del servizio militare professionale e riforma il servizio militare italiano, aveva conferito la delega al Governo per adottare un decreto legislativo al fine di disciplinare la graduale costituzione entro sette anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore dello stesso decreto legislativo, di un contingente di militari con volontari di truppa e personale civile del Ministero della difesa.
Il decreto legislativo n. 215 dell'8 maggio 2001 ha fissato il termine della sospensione del servizio obbligatorio di leva a decorrere dal 1° gennaio del 2007 e prevede che gli ultimi ad essere sottoposti alla coscrizione obbligatoria siano i giovani nati entro il 31 dicembre 1985. Un periodo di transizione così ampio, deciso già nel 2001, è il risultato di un atteggiamento ispirato alla ragionevole prudenza che il passaggio da un sistema di reclutamento ad un altro rende necessario.
La stessa prudenza e lo stesso rispetto che quel decreto contiene non c'è ora nel disegno di legge del Governo. Ricordo che la sospensione riguarda infatti l'incorporazione dei giovani nel servizio nelle Forze armate e non già il servizio in sé stesso, cioè la leva obbligatoria, che si protrarrà nel 2005 per coloro che saranno incorporati nella leva prima del 1° gennaio prossimo, cioè entro il 31 dicembre. Questo comporta una disparità tra chi viene reclutato verso la fine di quest'anno e chi avrebbe dovuto esserlo dopo il 1° gennaio del 2005. Evidentemente, questo Governo, come per le pensioni, ama gli scaloni e mette in difficoltà i cittadini rispetto alla data di nascita.
Questo non va bene, noi crediamo che il tempo che il Governo si è preso con la decisione di anticipare la sospensione della leva obbligatoria, dovesse prevedere forme meno drastiche di differenza tra cittadini che devono svolgere lo stesso servizio.

Le Forze Armate fanno bene il loro compito. Del resto, questa preparazione, questa prudenza, questa preveggenza che il Governo dimostra di non avere, le Forze armate stanno dimostrando invece di possederle, perché oggi, a tre anni e mezzo dall'entrata in vigore della legge che ha introdotto il sistema professionale, possiamo dire che per quanto riguarda le Forze armate il modello funziona e le istituzioni militari hanno dimostrato di poterlo gestire con risultati eccellenti.
Siamo soddisfatti di questi risultati che si inquadrano nella costruzione di una forza di difesa europea sulla base di quanto venne definito nel novembre 2000 per la costituzione di una forza rapida di intervento di 60.000 uomini. È una necessità che, negli scenari internazionali, si avverte sempre più urgente per rafforzare l'autonomia operativa e collaborativa all'interno dell'Unione Europea. Salutiamo con particolare favore l'ultima di queste decisioni assunta ieri a Istanbul, durante il summit della NATO, che ha affidato all'Unione Europea la guida delle operazioni in atto in Bosnia. È un altro passo verso la forza europea di intervento rapido che condividiamo perché la politica estera europea non può essere priva di uno strumento operativo e deve dotarsi di un programma comune di difesa. Occorre pertanto investire in questo ambito sia in termini di risorse economiche sia in termini di risorse umane.

Per i "nuovi" militari resta la paga giornaliera. È evidente che il passaggio ad un sistema professionale è irreversibile e il periodo di transizione molto ampio avrebbe finito per rallentare gli stessi processi di ristrutturazione con il rischio di avere una situazione ibrida non efficiente e non efficace anche sotto il profilo della professionalità. Ribadiamo quindi il nostro favore per la finalità del disegno di legge ma non per gli strumenti che esso adotta. Vi sono tutte le condizioni di utilità e di opportunità per accelerare la trasformazione dello strumento militare in senso totalmente professionale, esonerando dall'obbligo di leva i giovani nati dopo il 31 dicembre 1983 e quindi sospendendo il servizio di leva entro il 31 dicembre di quest'anno.
Per realizzare tale obiettivo è però necessario intervenire in più direzioni per garantire alle Forze armate una disponibilità adeguata, per qualità e per quantità, di volontari in ferma. Pur condividendo l'obiettivo, non condividiamo il percorso che non consente l'anticipo della sospensione della leva obbligatoria.
Una prima misura necessaria che il disegno di legge non contiene riguarda il miglioramento del trattamento economico, uno dei fattori che incidono sul reclutamento. Riteniamo infatti sia necessario prevedere per il personale delle carriere iniziali l'attribuzione di un vero e proprio stipendio che la proposta di legge prevede di fissare al quinto livello retributivo.
Attualmente il personale in ferma volontaria non percepisce uno stipendio ma soltanto una paga giornaliera. Tale paga, volta a compensare esclusivamente le giornate di effettiva presenza presso i reparti, è peraltro determinata in misura inferiore rispetto a quanto è offerto in altri settori delle istituzioni pubbliche che assorbono quindi una parte consistente dei giovani disponibili all'arruolamento. In Commissione con un emendamento abbiamo chiesto di passare dalla paga giornaliera allo stipendio; neppure questo hanno accolto il Governo e la maggioranza: mi sembra una situazione inaccettabile per i parlamentari e per i destinatari del disegno di legge.

Sbocchi professionali e organizzazione logistica. Bisogna poi consentire la possibilità di modificare la ripartizione fra i volontari in ferma e quelli in servizio permanente.
Altri due aspetti su cui è necessario intervenire riguardano le condizioni di vita all'interno delle caserme, la collocazione sociale nel contesto esterno, nonché le prospettive lavorative per coloro che verranno congedati al termine delle ferme prolungate. Sono necessari provvedimenti e incentivi alle imprese per le assunzioni dei militari in congedo e teniamo ben presente che è soprattutto il Mezzogiorno a fornire questo personale per le Forze armate.
Sulle prospettive professionali dei militari di lunga ferma congedati abbiamo avanzato numerose proposte in Commissione; ne richiamo una che il provvedimento, nell'ambito di un'accelerazione del processo di professionalizzazione delle Forze armate, non prevede assolutamente.
Mi riferisco alla necessità che l'Italia partecipi, nel quadro della collaborazione europea, non solo alla forza militare di intervento rapido, ma anche alla formazione dei Corpi civili di pace, sui quali l'Unione Europea sta investendo in termini di normativa e di risorse finanziarie. I Corpi civili di pace sono un'evoluzione della presenza pacificatrice dell'Europa nel mondo. Ci sono occasioni e situazioni nelle quali i civili possono opportunamente sostituire oppure integrare i militari. Ciò potrebbe riguardare i professionisti, che prevedibilmente avranno svolto durante la ferma volontaria migliaia di ore di servizio all'estero e in contingenti internazionali. Mi sembra che questa sia una delle strade che potremmo offrire loro, mettendo a frutto anche la formazione professionale internazionale che hanno ricevuto durante gli anni del servizio militare.
Ci si deve interrogare, inoltre, su cosa accadrà nella riorganizzazione dell'attuale rete delle caserme sul territorio nazionale. Occorre evitare che venga disperso un patrimonio di storia e di dislocamenti operativi in termini di sicurezza. Lo smantellamento deve prevedere il mantenimento in ogni Regione di una caserma militare - ciò deve essere previsto in assoluto - e di altre infrastrutture logistico-operative per evitare una concentrazione non funzionale dell'apparato militare. Siamo contrari a razionalizzazioni selvagge che deprimono e non aiutano la nascita di un esercito professionale.

Facilitare il completamento della formazione scolastica. Un altro strumento molto utile ad incentivare il reclutamento può essere quello di consentire la scelta del servizio militare volontario a quei giovani che intendono contemporaneamente proseguire gli studi, ma si trovano in condizioni economiche che non permettono loro di operare con facilità tale scelta. Abbiamo già chiesto in Commissione, con la presentazione di emendamenti e lo ribadiamo ora nel dibattito in Aula, che a questi giovani siano riservate borse di studio che consentano loro di completare il ciclo delle scuole medie superiori o quello universitario senza oneri a loro carico. E' chiaro che ciò assicurerà alle Forze armate l'ingresso di una fascia di popolazione che ha tra gli obiettivi quello di migliorare la propria formazione culturale e professionale. Il provvedimento del Governo, invece, va in senso diametralmente opposto anche su tale tema.
La questione della formazione scolastica ed universitaria dei professionisti della leva si inserisce in un tema più generale, che abbiamo già sollevato in Commissione, riguardante l'età del reclutamento. La formulazione prevista nel disegno di legge dispone la possibilità di reclutamento per i cittadini che abbiano compiuto i 17 anni. Abbiamo insistito sulla necessità di portare tale limite minimo a 18 anni anche per ragioni di adeguamento alla normativa internazionale secondo cui i minorenni non possono utilizzare le armi; in questa fase del dibattito, riteniamo che l'attuale formulazione sia contraddittoria anche rispetto all'approvazione del recente schema di decreto legislativo emanato dalla Presidenza del Consiglio che innalza l'età scolare fino ai 18 anni. Ebbene, credo che se conserveremo i 17 anni come limite minimo di età previsto per il reclutamento offriremo una visione ancora più riduttiva delle persone che invitiamo ad entrare nelle nostre Forze armate.

Trascurate le conseguenze sul servizio civile. Vi sono, poi, i problemi connessi al collocamento al lavoro (di cui ho già parlato) e alla casa.
Vi è poi un altro tema che il disegno di legge non affronta e che invece andrebbe esaminato contestualmente. Mi riferisco alla questione del servizio civile. Con il superamento della leva obbligatoria è evidente che si verranno a determinare situazioni di criticità per questo servizio. Non bastano gli spot pubblicitari del Governo, è necessario un impegno concreto tale da consentire anche a questo tipo di servizio, oltre a quello militare, di essere un servizio per la Nazione che i giovani scelgono in modo cosciente. Questi sono alcuni degli elementi negativi di questo disegno di legge. Noi come Gruppo Margherita-l'Ulivo e come opposizione abbiamo presentato una serie di emendamenti per superarli; ci auguriamo che il dibattito ci consenta di arrivare ad un voto condiviso.

Aula del Senato / 29 giugno 2004
Intervento in discussione generale su "Sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva e disciplina dei volontari di truppa in ferma prefissata, nonché delega al Governo per il conseguente coordinamento con la normativa di settore"


2 luglio 2004
sd-117
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Tino Bedin