Il Senato accelera la modifica della legge 185 Nel giorno della guerra, la maggioranza si ricompatta sul commercio delle armi
Si vuole nascondere il dibattito sotto il rumore dei missili Cruise?
di Tino Bedin senatore dell'Ulivo
La modifica della legge 185 sul commercio delle armi ha avuto una improvvisa accelerazione nella mattinata di giovedì 20 marzo nell'aula del Senato. Proprio nel giorno dell'inizio della guerra la maggioranza, che finora ha seguito distrattamente il provvedimento, si è ricompattata ed ha assicurato il numero legale per votare i primi articoli. Inutilmente ho segnalato che le commissioni Difesa ed Esteri del Senato avrebbero fatto meglio - anche per rispetto dell'opinione pubblica italiana - a seguire l'evoluzione del conflitto, invece che restare a votare sulle armi.
Sono stati approvati gli articoli 1 e 2 del disegno di legge, cioè gli articoli che ratificano l'accordo europeo sull'industria della Difesa. Su questi due articoli ha votato a favore tutto l'Ulivo, oltre alla maggioranza. Nelle scorse settimane ero più volte intervenuto per sollecitare la ratifica di questo accordo, per dare un segnale positivo ad un'Europa che si stava dividendo proprio sulla difesa e sulla sicurezza.
Subito dopo però è stato respinto un mio emendamento aggiuntivo all'articolo 2, con il quale si chiedeva di fare salvi tutti i principi ed i criteri della legge 185 nell'applicazione concreta dell'Accordo di Farnborough. Si trattava di un articolo-salvaguardia, che avrebbe rassicurato anche le migliaia di persone che in questi mesi hanno chiesto di salvare la legge del 1990. La maggioranza ha dribblato l'impegno, mettendo questo principio in un ordine del giorno che è stato accettato dal governo. Ma un ordine del giorno non è una norma. È evidente però che proprio il ricorso all'ordine del giorno è la conferma che sono fondate le preoccupazioni contenute nel mio emendamento e che sono diffuse nelle organizzazioni non governative.
La cosa più inquietante è comunque che la maggioranza ed il governo - che pure hanno lasciato dormire il provvedimento dal luglio dello scorso anno - non abbiano sentito il pudore di rinviare un dibattito sul commercio delle armi, proprio nel giorno in cui le armi venivano adoperate in modo tragicamente concreto. Gli affari sono affari, i sentimenti seguono.
Ma forse è proprio questa opportunità che il governo vuole sfruttare: con la società giustamente preoccupata per la guerra ed impegnata a sostenere le ragioni della pace, una modifica votata in Senato ha meno riscontri nell'opinione pubblica. I richiami che dal mondo cattolico e associativo sono arrivati ai senatori e che hanno finora ritardato l'approvazione, saranno meno... udibili sotto il fragore dei missili Cruise. Se si aggiunge che il disegno di legge viene discusso con tempi contingentati, è prevedibile che esso possa essere approvato già entro martedì o mercoledì prossimi.
In piena guerra, dunque, l'Italia cambierà una legge che dal 1990 ad oggi ha ben funzionato, ha ridotto il commercio illegale di armamenti e poteva diventare - dopo l'accordo europeo - un punto di riferimento per la politica dell'Europa in questo settore.
21 marzo 2003 |