Il contingente italiano inquadrato nella missione Isaf
Serve più tempo all'Onu per la sicurezza di Kabul
Respinto un emendamento del senatore Bedin che prorogava la presenza al 31 dicembre 2003
Nella seduta antimeridiana di mercoledì 12 marzo 2003 il Senato ha discusso ed approvato il decreto-legge 20 gennaio 2003, n. 4, che contiene "Disposizioni urgenti per la prosecuzione della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali. Modifiche al codice penale militare di guerra". Il senatore Tino Bedin ha presentato come primo firmatario un emendamento che proroga la partecipazione italiana alla missione Isaf dell'Onu in Afghanistan al 31 dicembre 2003, mentre il governo la proroga nel decreto solo fino al 30 giugno. L'emendamento è stato respinto. Questo l'intervento di illustrazione fatto dal senatore Bedin.
intervento in Senato di Tino Bedin
capogruppo Margherita-L'Ulivo in commissione Difesa
La presenza all'estero delle nostre Forze armate è ormai una condizione di normalità. Così come è normale che ogni missione assuma, sia nella fase iniziale che nella fase di naturale evoluzione, caratteristiche proprie. Per tale motivo diventa sempre più inadeguato lo strumento legislativo del decreto-legge, quale quello al nostro esame, che è un assemblaggio estemporaneo ed a volte disomogeneo di misure e disposizioni normative.
La commistione tra missioni diverse risulta particolarmente grave per le due che vedono i nostri militari impegnati in Afghanistan. Qui il rischio è particolarmente elevato e lo stesso ruolo di politica estera che - non per loro scelta - le Forze armate italiane sono chiamate a svolgere è particolarmente delicato.
Bonifica da mine e armi chimiche
La missione ISAF è una forza di intervento internazionale, decisa dalle Nazioni Unite, avente il compito di garantire un ambiente sicuro a tutela dell'autorità afgana insediatasi a Kabul nel dicembre 2001. Tale missione è essenziale per pacificare e stabilizzare il territorio. È una missione che lo stesso presidente Karzai chiede di estendere ad altre grandi città afgane affinché il controllo del territorio possa diventare più ampio della sola Kabul.
Già nel corso del dibattito sul precedente decreto-legge, nel mese di giugno, è stata proposta un'estensione temporale della missione ISAF. Con l'emendamento 1.106 proponiamo, anche in questa occasione, l'estensione temporale di un impegno nell'ambito delle Nazioni Unite affinchè venga presa la decisione di un ampliamento della missione.
Non è stata questa finora la linea adottata dal Governo. Ricordo che l'ISAF è stata costituita a seguito di una risoluzione delle Nazioni Unite e che il mandato iniziale era di sei mesi, come era di sei mesi il mandato originariamente conferito dal Parlamento italiano. Tuttavia, nella risoluzione approvata dall'ONU nel dicembre dello scorso anno - poco più di due mesi fa - si è deciso di prorogare tale missione per un anno. Difatti, la risoluzione dell'ONU proroga la missione ISAF al 20 dicembre 2003 e proprio nelle ultime settimane vi è stato un cambio nel comando dell'operazione che, sulla base della risoluzione dell'ONU, dopo essere stato inizialmente assegnato all'Inghilterra e poi alla Turchia, è ora passato alla Germania e ai Paesi Bassi, mentre la guida politica della missione è affidata all'organismo ONU, espressione di tutti i Paesi che ne fanno parte, quindi anche dell'Italia.
Il contingente della missione ISAF ha il compito di provvedere all'attività di bonifica da ordigni esplosivi o da armi chimiche. Questo è il compito del contingente italiano. Si tratta di un obiettivo che vede l'ONU interessata non solo con la missione ISAF ma anche con le missioni del PAM, della FAO e di tante organizzazioni non governative impegnate da anni su quel territorio, che nel mondo è quello in assoluto con la più alta concentrazione di mine, che causano quotidianamente migliaia di incidenti e di morti.
Intervenire anche al di fuori della capitale afghana
È importante, ad avviso del Gruppo della Margherita, che dal Parlamento italiano provenga un segnale di assenso alla proroga di questa missione fino al momento in cui è stata prorogata dall'ONU, cioè fino al 20 dicembre di quest'anno. Il Sottosegretario ha detto che non è possibile prevedere spazi temporali più ampi nel decreto-legge, ma in questo caso siamo di fronte ad una data certa, quella del 20 dicembre di quest'anno. L'estensione a tutto l'anno della missione ISAF è del resto condizione preliminare per una possibile estensione territoriale della stessa missione. Sappiamo che, trattandosi di una missione ONU, non sta certamente a noi italiani, a noi Parlamento, deciderne l'ampliamento territoriale, ma la nostra disponibilità sarebbe indicativa di un ruolo propositivo dell'Italia nelle crisi internazionali.
Credo infatti che dal nostro Paese debba venire un invito ad allargare la missione. Chiediamo un impegno diplomatico in questo senso, impegno che andrebbe anche nella direzione sostenuta dall'Unione Europea.
Voglio ricordare che proprio ieri, sul più importante quotidiano italiano, il commissario europeo per le relazioni esterne Chris Patten ha tra l'altro scritto: "I progressi compiuti dall'Unione Europea in direzione di una politica comunitaria per gli esteri e la sicurezza degna di questo nome possono anche essere nettamente disomogenei. Però, una delle aree di politica estera di cui oggi possiamo andare giustamente fieri sono i nostri trascorsi recenti nel trasformare le rovine della guerra in promessa di pace, in Afghanistan, nei Balcani occidentali e altrove".
In Afghanistan, l'Unione Europea ha impegnato finora 275 milioni di euro per la ricostruzione. La presenza di una forza multinazionale sotto l'egida dell'ONU consentirà anche di utilizzare al meglio queste risorse dell'Unione, che sono anche italiane, così come italiani sono i militari che vi lavorano.
12 marzo 2003 |