La legge 185 del 1990 sarà ampiamente modificata La maggioranza ha deciso:
"Sulla nuova legge per il commercio delle armi
ascoltiamo solo il governo"
Inascoltate le posizioni delle altre istituzioni repubblicane, delle associazioni, delle congregazioni religiose, della Chiesa
di Tino Bedin senatore dell'Ulivo
La nuova legge sul commercio delle armi italiane, che il centrodestra si appresta a votare al Senato, sarà un'altra legge fatta di articoli e di un... "però". La maggioranza voterà la legge tale e quale è stata approvata nel giugno scorso dalla Camera, però aggiungerà un ordine del giorno (rivolto a se stessa più che al governo) in cui esprimerà le sue preoccupazioni sulla licenza globale di progetto e sulla trasparenza delle operazioni bancarie riferite alla produzione e al commercio della armi.
Il "però" aggiuntivo alla leggi è stato introdotto al Senato in occasione dell'approvazione della devoluzione: gli articoli dicono una cosa, però la maggioranza spiega in un ordine del giorno che se ne deve intendere un'altra. Quanto questo strumento della creatività legislativa sia utile lo si sta vedendo proprio su quel precedente: alla Camera le divergenze nella maggioranza sono riapparse nonostante il "però" del Senato.
La legge 185 del 1990 è da cambiare e la maggioranza lo farà: è il primo dato delle prime due ore di confronto nell'aula del Senato sul disegno di legge del governo.
L'ordine del giorno al posto delle modifiche proposte dall'Ulivo e sostenute decine di migliaia di firme, da consigli comunali e provinciali, da regioni, è tutto risultato di un mese di dubbi all'interno dell'Udc.
Risultato definitivo, comunque: la modifica voluta dal governo non si cambia; non si cambia per scelta politica e non per ragioni tecniche. Il disegno di legge dovrà comunque ritornare alla Camera dei deputati perché la copertura finanziaria è riferita al 2002 e siamo da un pezzo nel 2003. Poteva essere l'appiglio al quale - senza retromarce troppo evidenti - qualcuno nella maggioranza poteva agganciare modifiche vere, quelle stesse contenute nell'ordine del giorno, almeno.
Proprio per consentire questo passaggio o solo per una esame approfondito anche se veloce della proposta interpretativa della maggioranza ho chiesto prima dell'inizio della discussione in Senato del disegno di legge, che esso tornasse brevemente in commissione. La maggioranza ha respinto la mia proposta, con grande partecipazione e senza distinzioni.
La maggioranza ha deciso: "Sulla nuova legge per il commercio delle armi ascoltiamo solo il governo". Il secondo dato politico della prima giornata di discussione della nuova legge sul commercio delle armi è dunque questo: la società e le istituzioni repubblicane, le congregazioni religiose e la stessa Chiesa italiana, contrarie allo stravolgimento della legge 185 del 1990 non hanno ottenuto assolutamente ascolto da nessuna componente della maggioranza, anzi i loro documentati appelli non hanno determinato neppure posizioni personali di opposizione o di revisione.
Personalmente però non do per scontato questo secondo dato. Ci saranno alla fine del dibattito sulle linee generali del provvedimento, nel corso dell'esame degli articoli, altre proposte che l'Ulivo farà all'aula del Senato per consentire alla maggioranza, o anche a singoli colleghi, di riflettere con noi e soprattutto con la società italiana su come rendere più adeguata l'industria italiana della Difesa senza danneggiare principi e strumenti della legge 185 del 1990. Questo nostro impegno potrà assumere a volte l'immagine dell'ostruzionismo, che però utilizzeremo non per ostacolare la maggioranza ma per offrirle altro tempo di riflessione.
28 febbraio 2003 |