All'esame dell'Aula l'ultima settimana di gennaio In un giorno il Senato cambierà la legge sul commercio delle armi
Contingentati i tempi della discussione
di Tino Bedin
Cinque ore di discussione (più tre per le votazioni, necessarie per le centinaia di emendamenti presentati dall'Ulivo): con questi tempi ristrettissimi la maggio-ranza vuole liquidare le modifiche alla legge 185 del 1990 sul commercio delle armi. Il disegno di legge, che contiene anche la ratifica dell'accordo europeo di Farnborough sull'industria europea della Difesa, è stato inserito nell'ordine del giorno dell'Aula del Senato tra il 28 e il 30 gennaio. Si è ottenuto uno spazio spe-cifico nel calendario, non confuso dentro altre ratifiche, ma la tagliola del contin-gentamento dei tempi di fatto vanifica questo risultato. Il tempo concesso sarebbe ragionevole se il disegno di legge arrivasse in Aula dopo una discussione approfondita nelle commissioni riunite Esteri e Difesa. Questo non è avvenuto: per l'ostruzionismo della maggioranza, che ha sistematicamente fatto mancare il numero legale fin dal momento delle prime votazioni sugli emendamenti, il dise-gno di legge non è stato concluso in commissione. Non c'è stato un confronto sul merito. La maggioranza non ha mai parlato. Il governo ha rifiutato proposte non solo dell'Ulivo ma anche della sua maggioranza di distinguere la ratifica dell'accordo sull'industria europea della Difesa dalle modifiche alla legge 185 del 1990. Dopo l'ostruzionismo in commissione, ora arriva la tagliola del contin-gentamento dei tempi, che limiterà la possibilità sia di approfondire l'insieme del-la tematica, sia di ricercare un testo che possa risolvere positivamente alcune delle questioni che il testo approvato alla Camera ha lasciate insolute: ad esem-pio la trasparenza nelle transazioni finanziarie ed il controllo parlamentare. In Aula invece non ci sarà neppure il relatore del disegno di legge, che possa fare sintesi tra le esigenze del parlamento e quelle del governo. Il Senato perde tra l'altro un'occasione politica rilevante: non potrà dire praticamente nulla pro-prio sull'industria europea della Difesa, proprio in un momento in cui la Politica estera e di sicurezza comune è al centro delle esigenze dei cittadini europei e fra i capitoli che la Convenzione europea sta scrivendo per il futuro dell'Unione. Il contingentamento dei tempi è grave perché "toglie la parola" non solo al Parlamento, ma anche a quel vasto movimento civile ed associativo, di consigli comunali e di organizzazioni non governative, che ormai da un anno si è mosso a salvaguardia dei principi contenuti nella legge 185. Di fatto la restri-zione in un solo giorno del dibattito impedirà a questo movimento di far sentire la sua voce nel corso dell'esame, di coinvolgere l'opinione pubblica più generale proprio riferendosi all'attualità dei lavori del Senato, di dialogare con tutte le for-ze politiche. Il presidente del Senato, Marcello Pera, nel corso di un incontro nel quale padre Alex Zanotelli, don Ciotti e don Dell'Olio gli avevano consegnano decine di migliaia di firme a sostegno della legge 185, aveva riconosciuto l'opportunità che le Commissioni Esteri e Difesa riprendessero l'approfondimento. Questo non è avvenuto. Io mi auguro che il presidente Pera possa almeno in Aula garantire l'esame vero del disegno di legge governativo.
16 gennaio 2003 |