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Legge 185, resa dei conti. Ma quanta fretta ha Martino

di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)

17/07/2002
Minoranza impegnata in un tentativo di mediazione. Con Andreotti alleato.
Chissà se il prossimo 23 luglio, in occasione dell'incontro con i rappresentanti dei Paesi sottoscrittori dell'Accordo di Farnborough, il ministro della Difesa, Antonio Martino riuscirà a presentarsi con la ratifica in mano. La partita, che vede contrapposte le ragioni della campagna “In difesa della 185”, e quelle del governo e dell'industria armiera italiana, si sta giocando in queste ore tutta al Senato.
I senatori delle commissioni riunite Esteri e Difesa sono infatti alle prese con gli oltre 300 emendamenti proposti dalla Margherita e dai Verdi, a scopo dichiaratamente ostruzionistico, in attesa che si giunga a una soluzione. «Se si procede a vagliare tutti questi emendamenti, certamente l'approvazione della ratifica dell'accordo slitterà», spiega il senatore Tino Bedin (Margherita). «C'è la possibilità, però, che la maggioranza decida di sfuggire all'impasse facendo saltare la discussione in commissione, e mettendo il ddl direttamente all'ordine del giorno dell'aula, dove ha i “numeri” per approvarlo anche con la nostra opposizione. Però si potrebbe anche giungere a un compromesso». È un'ipotesi che si sta facendo sempre più strada, in queste ore, tra le file dell'opposizione: «Se il Governo ha l'urgenza, comprensibile, di rispettare gli accordi internazionali, allora si potrebbero approvare soltanto i primi due articoli, quelli strettamente relativi alla ratifica», continua Bedin.
Gli articoli in questione recano, infatti, rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione. L'idea sarebbe dunque quella di stralciare tutti gli altri, che riguardano modifiche alla legge 185, e di trattarli in seguito in un disegno di legge separato.
Senza però illudersi di una difesa “ad oltranza” di questa norma. Lo ha detto chiaramente anche il senatore Giulio Andreotti, durante la discussione che si è tenuta in commissione lo scorso 4 luglio: «L'armonizzazione su scala continentale dell'industria degli armamenti rappresenta un obiettivo ineludibile ai fini dell'affermazione di quell'identità di difesa comune che sola potrà garantire un riequilibrio degli assetti geopolitici dopo la dissoluzione del blocco sovietico». E, avallando l'ipotesi dello stralcio, ha aggiunto: «In considerazione di ciò, appare auspicabile una sollecita approvazione del disegno di legge, anche per evitare gli inconvenienti che deriverebbero da una ratifica tardiva dell'Accordo di Farnborough». «In proposito», ha proseguito, «andrebbe peraltro verificata la possibilità di circoscrivere l'ambito del disegno di legge, privilegiando appunto le disposizioni recanti l'autorizzazione alla ratifica».
Difficile prevedere quale posizione risulterà vincente, e se esiste ancora uno spazio di respiro e di riflessione sulla legge 185. Per adesso, il governo ha respinto l'ipotesi-stralcio. «All'interno della stessa maggioranza esistano opinioni diverse», commenta Bedin, «An e Lega sembrano più disponibili al dialogo, Forza Italia più rigida. Dipende dagli interessi in ballo, e da quanto forti saranno le pressioni delle imprese del settore».

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