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Legge 185: il governo alle strette. Rinvio a martedì 17

di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)

12/09/2002
logo della campagna
Chiesta ieri l'audizione della società civile. La discussione riprenderà il prossimo martedì 17. Intanto la campagna si organizza
Si è riaperta oggi in Senato la discussione sul disegno di legge di modifica della legge 185. Le commissioni Riunite Esteri e Difesa, che prima della pausa estiva erano arrivate ad esaminare il testo fino all'articolo 6, questa mattina hanno discusso gli emendamenti agli articoli 7, 8 e 9.

Sono intervenuti i senatori Tino Bedin (Margherita-l'Ulivo), Martone (Verdi), De Zulueta (Ds), Nieddu (Ds).
Essendo arrivato il parere della Commissione Bilancio, l'Ulivo ha posto una questione procedurale: tornare alla discussione successiva con votazione articolo per articolo, sospendendo l'illustrazione degli emendamenti senza votazione. La questione è risultata fondata e il presidente ha calendarizzato la prossima riunione per martedì 17 settembre, alle ore 14.30, dove i senatori inizieranno a votare dall'articolo 1.

Ma vediamo cosa è accuduto alla riunione di oggi: il senatore Tino Bedin ha aperto la seduta con un lungo e importante intervento per le sorti della legge 185.
"Ho prima di tutto chiesto alla presidenza di acquisire formalmente gli atti parlamentari degli altri parlamenti dei Paesi firmatari dell'Accordo di Farnborough - spiega a Vita il senatore Bedin - Per verificare quale procedura hanno seguito e se hanno cambiato le leggi nazionali di riferimento. La Svezia, ad esempio, che è l'unico paese con una legislazione comparabile a quella italiana, non ha affatto modificato la propria normativa".

Poi, come già anticipato nei giorni scorsi, il senatore ha formalmente richiesto l'audizione degli esponenti della società civile che in questi mesi hanno preso parte alla battaglia di difesa della legge sulla trasparenza nell'export di armi: "Ho chiesto di procedere alle audizioni del coordinamento dei movimenti di sostegno alla legge 185, dei rappresetanti delle forze sociali; dei rappresentanti delle amministrazioni locali che partecipano al sostegno -continua Bedin - Nei successivi interventi il senatore Martone e la senatrice De Zulueta hanno reiterato richieste in questo senso. La risposta del presidente Contestatibile è stata formalmente contraria relativamente agli enti locali; non ha comunque espresso parere favorevole per altre audizioni. Ci riserviamo di porre formalmente la richiesta e di richiedere su di essa la votazione in apertura della prossima riunione, prima che si comincino a votare gli emendamenti. Ritengo infatti che sia questo il momento più opportuno per una audizione".

L'intervento del senatore Bedin sugli emendamenti all'articolo 7, uno degli articoli-chiave del ddl che rischia di smantellare la 185, ha messo in luce le contraddizioni interne al disegno di legge e le perplessità che suscita l'estensione delle procedure previste dall'accordo di Farnborough ai Paesi Ue e ai Paesi Nato: "Mettere sullo stesso piano giuridico Unione Europea ed Alleanza Atlantica non mi pare un'operazione che punti a qualificare l'Unione Europea come un soggetto politico originale, le cui scelte in materia di difesa, ma anche di politiche industriali e di rapporti internazionali non rispondono ad esigenze di singoli settori, ma rientrano un quadro politico generale - ha rilevato il senatore - Da questo punto di vista, credo che – se non nella forma certo nella sostanza – questa equiparazione sia non solo al di fuori ma anche contraria allo stesso Accordo di Farnborough che questo stesso disegno di legge intende ratificare".

Oltre che per questioni strettamente legate alla politica industriale ("A me pare che gli altri cinque paesi che hanno nel 2000 sottoscritto l'Accordo di Farnborough non potranno certo apprezzare il fatto che l'Italia, mentre partecipa ad un accordo che mira a potenziare la industria europea della Difesa, si tiene le mani libere per sottoscrivere accordi anche con altri Stati, certo amici, certo alleati, ma anche concorrenti sul piano industriale") il senatore Bedin ha inoltre rilevato l'opportunità di sopprimere l'articolo 7 anche per ragioni di politica europea: "Dopo l'11 settembre gli aiuti militari degli Stati Uniti sono aumentati fino a 45 milioni di dollari. Si tratta di scelte autonome degli Stati Uniti, sulle quali non è questa la sede per esprimere valutazioni. Esse comunque incidono direttamente nello scambio di sistemi d'arma a livello planetario, per cui un eventuale accordo dell'Italia con gli Usa nell'ambito della Nato potrebbe di fatto ridurre i contenuti di garanzia e di controllo che l'accordo di Farnborough contiene e che ci hanno fin dall'inizio fatto proporre al governo e alla maggioranza: ratifichiamo l'Accordo e discutiamo a parte delle modifiche della legge 185. Ripeto: si tratta di legittime scelte, in questo caso degli Stati Uniti, ma poiché non è in calendario un soggetto politico che abbia le dimensioni della Nato, risulta improprio trasferire a questo livello un'intesa che abbisogna di scelte politiche concordate.
Ne è una dimostrazione la difficoltà del governo belga, una cui componente in queste settimane si è dissociata dalla maggioranza per un accordo milionario di vendita di armi dalla Herstal al Nepal. Si tratta di 5.500 mitragliatrici destinate ad un paese che proprio ieri è stato teatro di una sanguinosa azione condotta dai ribelli maoisti. E' chiaro che – almeno dal nostro punto di vista – è indispensabile una valutazione politica concordata che non può dipendere da accordi di imprese e neppure da scelte di singoli governi".

Intanto il coordinamento della campagna "Difendiamo la Legge 185", che ha raccolto fino ad oggi più di 80mila firme, e rappresenta un cartello composto da decine di Associazioni, si è incontrato martedì pomeriggio. L'intenzione è quella di consolidare il patrimonio di attività, firme e iniziative in una realtà solida e duratura. "La campagna inizia adesso" ha commentato un rappresentante del coordinamento, tracciando quali saranno le possibili finalità da qui in avanti:

  • Riduzione della produzione di armi
  • Riduzione della spesa militare
  • Controllo del rispetto dei vincoli all'esportazione di armamenti
  • Elaborazione di possibilità concrete di riconversione dell'industria bellica italiana
  • Rendere esplicito il cambiamento della situazione internazionale, per cui è ormai evidente che la “difesa nazionale” non può più motivare la produzione di armi.

    Mentre in concreto, nei prossimi giorni, ci sarà la consegna delle firme al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e l'intensificarsi di attività di informazione sugli organi di stampa.



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