SICUREZZA E DIFESA |
Risposta ad una iniziativa del Senato del Belgio Controllo parlamentare congiunto sulla Difesa europea Titolari sono i Parlamenti nazionali che lo devono esercitare insieme tra di loro e con il Parlamento dell'Unione. Non duplicare gli organismi comunitari di Tino Bedin capogruppo in Commissione Difesa del Senato Dotare la politica europea di sicurezza e di difesa di
una dimensione parlamentare costituisce un obiettivo importante per i Parlamenti nazionali
e per il Parlamento europeo. Liniziativa del Senato belga Per ovviare a queste difficoltà, da parte dei promotori della Conferenza, e segnatamente ad opera del presidente del Senato del Belgio, Armand De Decker, è stata prospettata la creazione di unassemblea parlamentare specifica per le questioni attinenti la sicurezza e la difesa, della quale dovrebbero far parte rappresentanti parlamentari, nazionali ed europei, provenienti dalle Commissioni esteri e difesa. Il nuovo organismo dovrebbe riunirsi almeno due volte l'anno, e dovrebbe disporre di un segretariato permanente. Nel corso della Conferenza di Bruxelles, la proposta belga ha dato origine ad un ampio dibattito, a conclusione del quale, anche accogliendo le preoccupazioni manifestate dalla delegazione italiana, si è deciso di rinviare ogni determinazione sul progetto di dichiarazione, in attesa di poter acquisire indicazioni e proposte di emendamento dai Parlamenti nazionali, con l'intesa che tale fase di approfondimento dovrebbe concludersi entro il 22 ottobre. Ciò consentirà di far emergere, in occasione di una seconda conferenza - che si svolgerà a Bruxelles il 6 e il 7 novembre di quest'anno - di pervenire all'approvazione di un documento conclusivo sulle modalità più appropriate per il rafforzamento del controllo democratico sulla Pesd in vista del Consiglio europeo di Laeken, che concluderà il semestre di Presidenza belga dell'Unione. Una politica finalmente europea Una delle motivazioni della proposta del Senato belga è lesistenza dellAssemblea parlamentare dellUeo e la sua estinzione in seguito allinserimento dellUeo nellUnione Europea. In particolare si ricorda che questa assemblea ha svolto un ruolo di avanguardia, nel momento in cui le difficoltà politiche intergovernative avevano bloccato lalleanza militare europea. Questo è vero e va dato atto allAssemblea dellUeo di essere stata precorritrice non solo allinterno dellUnione, ma anche allargando la propria composizione ad altri paesi variamente collegati con gli Stati membri dellUnione. E tuttavia oggi le condizioni sono diverse. Oggi esiste ed è ormai consolidato il Parlamento europeo, come luogo di rappresentanza democratica. Oggi la politica di sicurezza e di difesa è entrata nei Trattati. Dunque bisogna cambiare anche gli strumenti. Protagonisti i Parlamenti nazionali Nella loro individuazione, in questa fase, occorre ribadire un dato politico ed istituzionale, ponendolo a capo delle nostre osservazioni: la politica di sicurezza e di difesa è una materia di competenza dei parlamenti nazionali. La sottolineatura va fatta per tre ragioni. 1) La politica di difesa è per tradizione una politica governativa. Nel momento in cui affidiamo parti crescenti di potere in questa materia allUnione Europea, alla Nato, alle Nazioni Unite, occorre evitare il rischio di un ulteriore indebolimento del mandato parlamentare. Ne abbiamo la conferma in queste settimane drammatiche, in cui si è arrivati addirittura a discutere se il Parlamento dovesse esprimersi con un voto alla partecipazione italiana alla grande coalizione antiterroristica. 2) È certo indispensabile prevedere e costruire un livello di valutazione internazionale per i parlamentari, ma tocca ai parlamentari nazionali, rappresentanti dei Quindici, decidere come assicurare il controllo della Pesd. Noi possiamo auspicare alleanze e partecipazioni più ampie, ma deve essere chiaro che tocca ai parlamenti dei paesi membri dellUnione il potere di indirizzo e di controllo. Questa è una delle differenze politiche essenziali con la proposta belga. 3) Infine la competenza istituzionale e formale dei parlamenti nazionali va sottolineata come condizione per rassicurare le opinione pubbliche dei Paesi membri dellUnione, che questo settore delicato è in capo ai parlamenti da loro eletti. Cresce il controllo del Parlamento europeo Il secondo dato, anchesso istituzionale e politico, da cui partire è il ruolo assegnato al Parlamento Europeo, viste le responsabilità esercitare dallUnione Europea in questa materia. Il ruolo crescente del Parlamento europeo in questa materia, ha portato la sua commissione esteri, il suo presidente Brok a sostenere nellaprile scorso che il deficit democratico non esiste. Cè a mio parere unesagerazione corporativa in questa affermazione. Va ricordato però che il Parlamento Europeo sta assumendo un ruolo chiave, visto esso riceve i rapporti del Consiglio Europeo e dei commissari competenti e che il Parlamento rappresenta lautorità di bilancio per la sicurezza e la difesa. I trattati hanno chiaramente ripartito i compiti fra i Parlamenti nazionali e il Parlamento Europeo. Il controllo parlamentare è per ora probabilmente insufficiente, ma se così è - parlamenti nazionali e Parlamento Europeo hanno una ragione in più per collaborare e non per farsi concorrenza. Importante infatti per gli organi elettivi è corrispondere a quello che vogliono gli elettori: e cioè la trasparenza, lobbligo di rendere conto e la legittimità. Serve una nuova base giuridica Per assicurare queste condizioni ed è il terzo punto da mettere in evidenza - il controllo democratico della politica di sicurezza e di difesa deve essere formalmente fondato su un trattato o su un protocollo. In vista del Consiglio europee di Laaken, cui liniziativa del Senato belga guarda, ed in previsione della Conferenza intergovernativa del 2004, questa prospettiva va posta con chiarezza. Dunque, non bastano la buona volontà o liniziativa politica di questo e quel parlamento per favorire gli scambi di idee. Certo queste iniziative sono utili e vanno continuate ed allargate, anche come sperimentazione per modalità formali di controllo democratico. Il Parlamento Europeo ha cominciato ad incontrarsi regolarmente con i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa dei parlamenti nazionali e le possibilità di estendere questa iniziativa sono molteplici. Ad esempio, il futuro dellindustria europea della Difesa, ma anche altri temi legati alla Difesa, si prestano ad una cooperazione accresciuta. Membri con competenza politica Sottolineo comunque limportanza di queste esperienze, perché qualsiasi organismo che si voglia creare deve avere allinizio delle solide relazioni tra parlamenti nazionali e Parlamento Europeo: senza queste relazioni la struttura mancherebbe di credibilità politica. Anche altri elementi di queste esperienze di dialogo dovrebbero essere costitutivi del futuro controllo parlamentare europeo: essi sono infatti la condizione per ottenere la credibilità politica e attraverso di questa un certo peso politico. In primo luogo bisogna che il futuro organismo europeo si occupi contemporaneamente di politica estera e di difesa. La separazione tradizionale che registriamo nei nostri parlamenti è superata nei fatti e anche nel diritto comunitario In secondo luogo deve essere formato da persone competenti, non solo nel senso di esperte, ma soprattutto nel senso che rispondono politicamente della materia. Occorre cioè prevedere che indicazioni ed eventualmente decisioni possano poi trovare riscontro politico ed istituzionale immediato nelle commissioni specifiche dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Questo è un elemento a favore della partecipazione dei membri delle commissioni Esteri e Difesa dei parlamenti nazionali. Lorganismo che è proposto dal Senato belga, rischierebbe invece di non avrebbe le competenze reali nelle materie sulle quali vorrebbe esercitare il suo controllo. Creare una nuova assemblea senza potere non risolverà il problema. Esso avrebbe poi il difetto di ingigantire gli organismi dellUnione proprio in un momento in cui è aperto il dibattito sulla loro riduzione. Anche in tema di sicurezza e di difesa le strutture dellUnione devono essere semplificate e rese trasparenti, non solo definendo nei trattati ma anche applicando alla prassi parlamentare chiaramente le responsabilità, ripartendole fra i Parlamenti nazionali e il Parlamento Europeo. Allargare i compiti della Cosac Il Parlamento europeo ha già preso posizione sul tema sollevato dal Senato belga. I nostri colleghi di Strasburgo sostengo che, facendo riferimento ad un più ampio numero di membri delle commissioni parlamentari nazionali, si potrebbe creare una specie di Cosac per le questioni della sicurezza della difesa. Anche altri hanno parlato di questa prospettiva. Concludo su questo punto, con due osservazioni. Innanzi tutto la mia preferenza va non alla creazione di una nuova Cosac della Difesa, ma ad esaminare le condizioni per allargare le competenze formali della Cosac a questa materia, attraverso una revisione del Protocollo sulla partecipazione dei parlamenti nazionali. La non-proliferazione degli organismi comunitari interparlamentari è ormai unesigenza, politica ed organizzativa. La Cosac è la conferenza, prevista nel Trattato dellUnione, delle commissioni per gli affari europei dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Contro questa ipotesi ci sono due obiezioni. La prima di carattere politico generale: un allargamento delle competenze della Cosac potrebbe essere letto come la prefigurazione di un modello di Seconda Camera europea sulla quale il dibattito è aperto ed ancora acerbo. La seconda obiezione riguarda la Cosac comè: luogo di confronto utile, ma non di decisioni anche se con il più recente regolamento si sono compiuti passi importanti. È chiaro che un allargamento delle competenze su materie così sensibile e soprattutto laccresciuta rappresentanza delle rispettive Assemblee esigerebbero un immediato aggiornamento del regolamento per rendere più incisivo lorganismo. Sia che si passi ad una nuova Cosac sia che si potenzi lesistente, occorre comunque prevedere un allargamento della partecipazione per consentire unautentica rappresentanza non solo istituzionale ma anche politica. Questa è anche la condizione per dare effettiva valenza politica alla partecipazione parlamentare alla politica di sicurezza e di difesa. 26 settembre 2001 |
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26
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