Sì, come ha bene interpretato il nostro saggio Capo dello Stato, perché le nostre vite sono avvolte e intersecate in contemporanea da tre fenomeni gravi e rischiosi: una crisi economica, una crisi della democrazia, una crisi civile e morale, e tutte con livelli di intensità sempre più elevati.
La crisi economica: il debito pubblico dell'Italia è ai livelli massimi in Europa; l'evasione fiscale è altissima; il Ministro dell'Economia ci avverte che non ci sono più soldi. La BCE ha chiesto alla Spagna un impegno di 26 milioni di euro per poterla garantire di fronte ai rischi nella tenuta dei suoi conti rispetto alle speculazioni internazionali. Dopo la Spagna, si sa che la sorvegliata speciale potrebbe divenire l'Italia… In tal caso, i provvedimenti da assumere sarebbero dirompenti. E questo Governo avrebbe l'autorevolezza di imporli?
Nel 2010 le ore di cassa integrazione di 580.000 lavoratori hanno raggiunto il record di 1.203.638.249 e hanno fatto perdere in busta paga 4 mld e mezzo di euro.
I nostri giovani sono demotivati e impoveriti nelle prospettive di progettualità di vita, di lavoro, di previdenza sociale: il 29% dai 15 ai 24 anni è senza lavoro; uno su cinque non studia e non lavora; una donna su due non cerca un impiego.
Le piccole aziende nel 2011 dovranno lottare a denti stretti per mantenere la produttività e il reddito ai livelli del 2010, sempre che riescano a trovare spazi indispensabili all'export.
Cittadini e famiglie cominceranno ad accorgersi fra qualche mese delle conseguenze sul loro tenore di vita e sulle spese mensili, dei tagli operati dalla manovra sui conti pubblici di luglio 2010 e dei pesanti tagli nel sociale fatti dal bilancio regionale.
La crisi della democrazia: lo scrivono tanti, ma ne cogliamo i segni anche noi cittadini.
Il Parlamento dei nominati, scaduto nella dignità, nella produttività, nel livello medio di cultura istituzionale e di etica dei suoi componenti.
La volontà di contrapporre alla Costituzione vera una costituzione "materiale" provocata da comportamenti molto disinvolti e ai margini della legalità.
Un Presidente del Consiglio che totalizza in sé il Governo, che svuota progressivamente di ruolo autonomo il Parlamento, che tenta periodiche spallate al Presidente della Repubblica, che minaccia di punizioni la magistratura che lo indaga, che non accetta chi lo contrasti, che pretende che il voto dei cittadini gli assicuri potere, libertà, impunità, che capovolge le cose ma pretende che gli crediamo comunque... Un presidente che fa eleggere i suoi tanti avvocati e, a consigliere regionale della Lombardia, una ragazza di 25 anni la quale, più che per avergli pulito i denti come ci è stato pateticamente raccontato, gli è utile per procacciargli ragazze per le sue soddisfazioni, in un harem squallido e indegno per chiunque, ancor più per un Capo del Governo.
I Comuni sono sempre più impoveriti e il progetto di federalismo municipale non li spinge all'autonomia, ma li lega a decisioni da adottare annualmente da Stato e Regione. La partecipazione dei cittadini è mal sopportata perché dichiarata vacua e perditempo. Con le conseguenze della crescita del disgusto per la politica e un ampio assenteismo alle future elezioni.
A un partito del 10%, la Lega, si attribuiscono ruolo e potere assolutamente sproporzionati. Un partito che si nutre di egoismi e chiusure sociali, secessionista, che mistifica la realtà.
Continuamo a dire che questi sono fatti poco significativi, sui quali dopo le denunce si stenda l'oblio? Essi però, stanno erodendo i cardini della democrazia, stanno creando una cultura civica basata su demagogia e populismo, favorevole a sbocchi che potrebbero essere anche molto gravi.
Una crisi civile e morale: "C'è da essere veramente preoccupati per la rappresentazione della vita civile che stiamo offrendo ai nostri figli. Giustamente si osservava che era la tv, con il suo quotidiano, spesso demenziale magistero, a condurci pian piano a questo punto. Solo che ora, a peggiorare le cose, alla tv si aggiunge e si sovrappone la vita, il cui esempio ha una potenza molto maggiore", dice la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti.
In questi anni ci sono stati proposti i modelli di potere, ricchezza e sfruttamento della donna, la non corrispondenza tra vita privata e vita pubblica ai livelli più alti, l'insistenza nel rendere lecito ogni desiderio da considerare diritto, la libertà di lasciar fare agli altri ciò che vogliono. E' la dissociazione fra la coscienza (e la responsabilità personale) e tutto quello che uno dice e fa.
Viviamo un tempo di emergenza, come in qualche raro momento della storia nazionale recente. Questa insegna che tre crisi, di tale portata, se messe insieme compongono una miscela che può esplodere, con esiti molto tristi per tutti. E' utile che ce ne rendiamo conto.
Come faremo ad uscire dalla melmosa palude morale e civile nella quale siamo impantanati? Per quanto tempo dovremo contrapporci ogni giorno nel conversare, nella stampa, in tv, a personalità che, dirette dal presidente del Consiglio, sono costrette a fare violenza a se stesse allo scopo di minimizzare e banalizzare le vicende accadute difendendolo e proteggendolo in assoluto, oltre ogni possibilità razionale ed etica di difesa?
In questi giorni in tanti abbiamo ascoltato, letto, discusso e ora ci viene da dire:
- Possibile che non riesca ad emergere all'esterno un sussulto di orgoglio da parte di quei parlamentari del PDL che, a tu per tu e nel conversare sommesso, si sono convinti che il capo non è più difendibile e che è bene che si metta da parte?
- Possibile che la Chiesa, alla quale non spetta affatto il potere di far cadere, o no, il governo, non decida di lasciare tali compiti al Parlamento e poi al Presidente della Repubblica e non parli invece, finalmente in maniera chiara e definitiva, come ha solo iniziato a fare negli ultimi giorni (lasciando da parte le eventuali esenzioni fiscali sui suoi beni commerciali o altri benefici), evitando che i cattolici si dividano in due fazioni, come sta accadendo in conseguenza di comportamenti e responsabilità degli ultimi anni?
- Possibile che il fedelissimo cavalier servente e alter ego del Capo, nonché cattolicissimo "gentiluomo di Sua Santità"(!), Gianni Letta, non abbia un minimo di resipiscenza e non ponga qualche problema - non dico al Vaticano - ma almeno a se stesso?
- Possibile che non scatti un disgusto e un'indignazione morale in noi cittadini, o almeno dei forti dubbi in chi ha finora votato questo Presidente?
Certo, c'è una grande responsabilità dell'opposizione che non è pronta neppure questa volta a presentarsi come alternativa forte e convincente! E il P.D. si convinca che non manda a casa Berlusconi raccogliendo firme dei cittadini. Serve ben altro.
Se lui non vuole cedere - e non cederà - è tempo che i suoi vicini più sensati si mettano da parte facendolo cedere.
Se non si riesce a fare un governo con nuove forze politiche, si faccia nella fase transitoria, un nuovo governo di centrodestra purchè guidato da un altro personaggio, con i vari Ghedini, Longo, ecc. tornati a fare esclusivamente la loro professione e con la corte dei miracoli che vada a godersi altrove i benefici fin qui ricevuti.
Tra l'altro, si favorirebbe così la formazione di una Destra moderna, rispettosa dei poteri dello Stato e delle istituzioni, europea, utile al Paese e che ci farebbe rientrare nella considerazione e nel rispetto dei Paesi europei.
È tempo di recuperare il principio che, anche nell'impegno pubblico, non ci può essere una politica responsabile e utile ai cittadini, se svincolata dai principi morali, nè ci può essere una morale ad assetto variabile. E ci servono uomini capaci di un po' di quella idealità alta con i comportamenti conseguenti che nei momenti difficili (dopoguerra, organizzazione dello Stato democratico e Costituzione, terrorismo) ci permise di vincere. A cattolici e non cattolici responsabili, che ci sono in molti partiti, spetta di nuovo tale compito.
Dino Scantamburlo consigliere provinciale di Padova
Risponde Tino Bedin
Berlusconi non cederà. Concordo. In Parlamento è riuscito a vincere e non solo a resistere. La mozione di sfiducia al ministro Bondi ce lo ha confermato: una pattuglia di parlamentari dell'opposizione si è nascosta dietro la partecipazione ad un'ininfluente assemblea del Consiglio d'Europa (che non decide nulla, che fa solo raccomandazioni e che non è un'istituzione europea) invece di fermarsi alla Camera a votare a favore della sfiducia.
Un'ulteriore conferma che questo non è il tempo dei partiti. È il tempo delle persone, dei cittadini, di donne e uomini che hanno pensato che il "sogno italiano" avesse il volto (e i soldi) di Berlusconi. Tocca a loro decidere la fine di questo sogno; tocca a loro domandare ragione di quello che un vecchio plurimilionario non riesce più a fare; tocca a loro verificare se davvero nessun altro abbia capacità, idee, voglia di prendersi a carico il governo di una condizione difficile per milioni di italiani che non hanno non solo i redditi di Berlusconi, ma neppure i "prestiti" infruttiferi ed esentasse che una pattugliona di ragazze ventenni (e anche meno) riceve da Berlusconi; somme per una notte che una donna lavoratrice riceve in tre-quattro mesi di lavoro e su cui paga tasse e contributi previdenziali.
Tocca ai cittadini italiani che lo hanno votato, indignarsi. I partiti seguiranno. Non viceversa.
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