Si può dichiarare guerra alla pace? La domanda mi sembra tanto assurda quanto mi appare drammaticamente chiara la risposta a giudicare dal comportamento del nostro Ministro della Difesa, anche in occasione dell'ultima manovra finanziaria che proprio in questo giorni è alle sue battute conclusive.
Nelle sue pieghe si nasconde infatti l'ennesima trovata propagandistica, in bilico tra il ridicolo e il drammatico, la "mini-naja", un'assurdità vergognosa, così l'ha definita Mauro Del Vecchio, generale dell'esercito e capo della missione italiana in Kossovo. Tre settimane di corso per giocare alla guerra, tra divise e pistole (vere!), con l'obiettivo di "avvicinare i giovani ai valori delle Forze Armate, con una formazione specifica al rispetto e alla difesa dei
valori costituzionali". "Immagino che si comincerà dallo studio di quell'articolo che inizia con le parole "L'Italia ripudia la guerra... "", ironizza giustamente Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace che paragona questa iniziativa alla legge Balilla del regime fascista. E mentre sanità, cultura ed enti locali si leccano le ferite dopo i drammatici tagli previsti per i prossimi anni, in questa occasione il superministro Tremonti, tra l'altro cofirmatario della proposta, non ha avuto remore e ha autorizzato la spesa di ben 20 milioni di euro.
Soldi per lo più tolti ai militari, quelli veri, ricorda sempre Del Vecchio, che denuncia il crollo dei fondi per la manutenzione delle attrezzature, per rinnovare il vestiario, per le missioni all'estero e per le indennità legate agli avanzamenti di grado. Insomma, in tempi di crisi, il nostro Ministro della Difesa, non trova niente di meglio da fare che sponsorizzare una specie di grande "gioco di guerra" nella speranza di fare proseliti.
Scandaloso, penseranno molti di voi, ma forse non sufficiente a far gridare ad una "minaccia alla pace" a cui alludo nel titolo della lettera.
Ed avete ragione: se per pace intendiamo il connubio ideale tra i valori di rispetto, solidarietà e convivenza civile che dovrebbero caratterizzare un Paese come il nostro, sono d'accordo che non basterà la pubblicità alla guerra a mettere in crisi un sistema di valori.
Servono azioni più concrete, più subdole, ma anche in questo caso il Governo non sta a guardare.
In pochissimi, credo, (visto che non ne è stata data alcuna diffusione) avranno avuto modo di seguire le recenti vicende che hanno riguardato il servizio civile nazionale.
Alla fine dello scorso anno uno dei nostri senatori, l'On. Stefano Ceccanti ha presentato un'interrogazione paventando il rischio che nel 2010 nessun volontario inizi il Servizio Civile. Il suo ragionamento partiva dalla constatazione delle tempistiche con cui questo istituto ha funzionato negli anni scorsi e dai gravi ritardi accumulati nella predisposizione dei bandi per quest'anno. Qualche giorno fa - per la precisione l'8 luglio - l'Ufficio Nazionale Servizio Civile (UNSC) ha segnalato sul suo sito che pubblicherà i bandi nazionali e regionali di selezione dei volontari entro i primi quindici giorni del mese di settembre prossimo.
Calcolando che, in genere, la "finestra" per la presentazione dei progetti dura circa 1 mese resta da capire come faranno le Regioni a valutare i candidati entro fine anno, cioè in 2 mesi e mezzo contro i 7 che normalmente, giorno più giorno meno, si sono resi necessari gli scorsi anni. Risultato: molto probabilmente nessun ragazzo, o al più pochissimi, saranno in grado di iniziare il servizio civile quest'anno!
Disattenzione? Svista? Personalmente credo di no. È davvero una coincidenza troppo singolare che ci si dimentichi di un istituto, come è quello del Servizio Civile Nazionale, che in meno di dieci anni ha permesso di "far partire" più di 250mila ragazzi e lo si faccia proprio nell'ultimo anno in cui sono disponibili dei fondi. Per il 2010, infatti, erano stati confermati i circa 170 milioni di euro già stanziati lo scorso anno, una cifra non troppo impegnativa, ma comunque sufficiente a far partire circa 22.500 giovani per un'esperienza - cito dal sito del Ministero - "a favore di un impegno solidaristico per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale (…) con forte valenza educativa e formativa, una importante e spesso unica occasione di crescita personale, un'opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese".
Fate il confronto con i valori della mini-naja e giudicate voi. Eppure questa difesa civile, non violenta, nata dalle esperienze degli obiettori di coscienza non convince chi ci governa visto che, complice il "momento finanziario difficile" citato dal sottosegretario Giovanardi, i fondi sono stati decurtati di quasi il 30% per il 2011 e 2012.
Il rischio concreto è che questo istituto si avvii verso il tramonto visto che era stato lo stesso Giovanardi qualche mese fa a sottolineare la necessità che la quota di avvii annuale si stabilizzasse intorno alle 40mila unità per garantirne la funzionalità, anche in considerazione del fatto che gli enti accreditati avevano richiesto oltre 100 mila posizioni.
Perché non destinare dunque i 20 milioni previsti ora per finanziare un addestramento che sa tanto di ideologia per dirottarli verso progetti concreti come dimostrano gli ottimi risultati del servizio civile?
Perché, se il problema sono le risorse e il difficile momento economico, non analizzare con un minimo di attenzione le proposte di riforma del fondo nazionale nell'ottica di darvi stabilità e continuità, integrandolo con l'apporto di fondi regionali, provinciali e comunali, da stanziamenti privati, di fondazioni bancarie, da donazioni nonché da una quota dell'8 per mille.
Perché, se proprio non si riesce a promuovere la cultura della pace, per una volta non ci si limita a non ostacolarla?
Chissà cosa risponderebbe il Ministro La Russa a queste domande. Forse potrà dire che tenta un avvicinamento culturale alle società d'oltreoceano, ma non certo a quelle europee che, al contrario dell'Italia, nei "campus civili" ci credono e anche parecchio come dimostra la recente decisione di David Cameron, il nuovo primo ministro inglese. Da anni si promette di fare qualcosa per i giovani e qualche giorno fa ha chiarito cos'ha in mente: 50 milioni di sterline (!) da investire per un servizio civile dove i giovani inglesi verranno addestrati per tre settimane durante la pausa scolastica estiva. In questo modo, secondo Cameron, i ragazzi verranno aiutati a crescere e integrarsi: una settimana fuori casa facendo attività all'aperto, una settimana a studiare diverse discipline in un campus universitario e una settimana per attività benefiche nella comunità locale.
Paolo Menis consigliere regionale
Risponde Tino Bedin
Paolo Menis accosta giustamente il finanziamento di questi "Campi Dux" di La Russa alla difficoltà in cui è stato precipitato dalla Destra il servizio civile nazionale. L'accostamento è opportuno perché consente di esprimere un giudizio politico sul trio Berlusconi-Bossi-Tremonti, che è responsabile della deriva civile ed economica dell'Italia.
Da parte mia desidero solo accentuare l'attenzione sulle responsabilità dirette del governo nei confronti delle Forze Armate e del comparto sicurezza.
Berlusconi-Bossi-Tremonti trovano 20 milioni di euro perché il loro ministro La Russa possa "giocare ai soldatini" con qualche centinaio di ragazzi incuriositi dalla vita militare. Altri ragazzi, i volontari delle Forze Armate, vengono intanto gettati fuori dalla Difesa perché non ci sono soldi per i loro stipendi.
Per fare tre settimane di vacanza in divisa (la si potrà anche acquistare alla fine del soggiorno) c'è lo Stato che paga. Per far continuare da professionisti la vita militare ad altri giovani lo stesso Stato si dichiara in miseria. È lo stesso Stato di Berlusconi-Bossi-Tremonti che infatti taglia ulteriormente del 10% le risorse finanziarie per la sicurezza, già ridotte - sempre da Berlusconi-Bossi-Tremonti - di 3.5 miliardi con la Manovra del 2008: si tagliano i soldi per le missioni all'estero, quelli per l'addestramento dei soldati, quelli per la manutenzione. È la stessa Destra che ha bloccato i contratti e cancellato l'atteso riordino delle carriere.
Insomma i nuovi "Campi Dux" nascono dentro una manovra economica che mette a rischio l'efficienza del nostro strumento militare e la stessa sicurezza dei nostri soldati all'estero e mentre il personale del comparto è privato di diritti consolidati.
Questa operazione ideologica e reazionaria, che contraddice la storia di pace della Repubblica e delle sue Forze Armate, è dunque uno schiaffo proprio alle persone che servono l'Italia in divisa. Uno schiaffo che proprio il ministro La Russa ha raddoppiato sostenendo con i 20 milioni per i "soldatini" "riusciremo ad ottenere un rapporto migliore dei giovani con le forze armate". Come dire che i nostri militari hanno bisogno di pubblicità, perché non basta quello che fanno ed hanno fatto da decenni in molte parti del mondo, assicurando la sicurezza e gli interessi della patria attraverso le missioni di pace.
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