Sì, poteva andare peggio, ma i problemi restano tutti: l'ego ipertrofico di "Lui", la regressione verso la Signoria, la sclerocardia della Lega, la debolezza del PD...
Ci sarà una guarigione? Troveremo la strada? Riusciremo a offrire un'alternativa obamiana? Dipende. Dipende unicamente da quello che succederà dentro di noi. Siamo arrivati alla fine di tanti schemi e tutto dipenderà dalla nostra capacità di rinascere interiormente. Io non credo né al cambio del segretario del Pd (non escluderei a ottobre la riconferma di Franceschini) né al cambio di alleanze per costruire cattedrali, ohibò!, con i geni dell'Udc (colgo l'occasione per comunicare che Savino Pezzotta e Bruno Tabacci sono stati condannati per l'uso improprio del nome Rosa Bianca). Men che meno credo ai comunicati stampa e alla moltiplicazione degli eventi: su questo terreno "Lui" è imbattibile. Solo un grande silenzio lo abbatterà. Solo una grande fioritura lo seppellirà. Io credo infatti alla primavera dei cuori, l'unica che non è questione di clima o di stagione e che può scaturire nel punto più nero dell'anno o della storia. La primavera dei cuori è operazione ardita: ogni pratolina, per sorridere lì in mezzo al prato, contenta dei suoi colori, ha dovuto attraversare notti e deserti, ha dovuto ingaggiare battaglie senza pietà. La primavera dei cuori spiazza e libera le possibilità. Avevi una sedia e adesso non l'hai più, ma non lamentarti, adesso hai davanti un altro paesaggio, e vi puoi cominciare a stare nel più bello dei modi: di passaggio. Per guarire non c'è niente come perdere la propria vita di sempre, quella con lo stesso volto di sempre, scommettendo sulla novità che ci abita. Fiorire, dunque. Fiorire è profonda responsabilità.
Fiorire - è il fine ... Colmare il bocciolo - combattere il verme - ottenere quanta rugiada gli spetta - regolare il calore - eludere il vento - sfuggire all'ape ladruncola - non deludere la natura grande che l'attende proprio quel giorno - essere un fiore, è profonda responsabilità.
(Emily Dickinson)
Saluti rossi come il sangue dei nostri cuori pulsanti/pensanti.
Risponde Tino Bedin
Il risultato elettorale del 9 giugno non è una novità ed il problema sta qui: prima di pensare alla primavera bisognerà finalmente capire quale è il "terreno" dal quale ci immaginiamo possano crescere i fiori. I fiori non mancano neppure oggi: è che non attecchiscono, come se appartenessero ad un altro clima. Nessuna delle novità tentate negli ultimi quindici anni si è irrobustita. E non si trattava solo di fiori, come la margherita fiorita una sola stagione, ma di alberi: piante resistenti come l'ulivo, come la quercia. Qui sta il problema. Prima di sognare fioriture, bisogna conoscere la terra; bisogna diventare terra.
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