Questa volta bisogna stare con la Germania.
Anche se nel recente passato il governo tedesco è andato spesso per conto suo nel prendere decisioni importanti relative alla crisi economica e finanziaria globale, Berlino ha assolutamente ragione di rifiutare l'iniziativa del premier inglese Gordon Brown e della Federal Reserve americana di stampare moneta e immettere massicce quantità di liquidità nel sistema per salvare le banche comprando anche i loro titoli tossici. Ciò determinerebbe un'ondata di inflazione che darebbe il colpo finale al sistema economico produttivo, alla stabilità e al benessere sociale. Questo sembra contraddire i più recenti dati sul contenimento dei prezzi negli ultimi mesi, ma la statistica guarda al passato e noi, oggi più che mai, dobbiamo intuire il futuro per prevenire altri nefasti sconvolgimenti.
Il 5 marzo Gordon Brown ha invitato i governi a farsi promotori di un "global bail out" del sistema bancario in crisi, e invitandoli cioè a farsi garanti dei debiti delle banche. Subito dopo attraverso l'emissione di nuova moneta, quella moderna e virtuale creata al computer più che nella forma tradizionale di banconote di carta, la Bank of England ha acquistato una prima tranche di asset privati (compresi quelli tossici) e anche di obbligazioni del Tesoro per 2 miliardi di sterline, parte di un pacchetto di 75 miliardi. Sarebbe a dire che i governi e le banche centrali dovrebbero stampare soldi per comprare carta in gran parte senza valore, ma a prezzi sufficientemente alti da far contenti banchieri e speculatori, sperando che simili mosse possano riattivare i canali del credito e stimolare l'economia. Anche se il premier britannico non lo dice, ma tra i titoli tossici ci sono anche pacchetti dei famosi derivati OTC che vantano un valore nozionale di 600.000 miliardi di dollari.
Alla vigilia dell'incontro a Bruxelles del Consiglio Europeo del 19-20 marzo, in preparazione del Summit del G-20 del 2 aprile a Londra, la Fed americana ha immesso altra liquidità nel sistema per oltre 1.000 miliardi di dollari: 250 per comprare titoli sovrani, i suoi Buoni del Tesoro, 750 miliardi per acquistare dalle banche debiti e titoli tossici, come i MBS (mortgage-backed securities) legati ai mutui casa inesigibili e un centinaio di miliardi per imprevisti! Anche l'economista dell'Università di New York, Roubini ha recentemente detto in una conversazione con il Sole 24 Ore che "Fed, BCE e altri istituti centrali dovranno essere disposti a comprare assets anche di scarsa qualità, ed accollarsi rischi di credito più elevati per riaprire il mercato dei corporate bond e delle cartolarizzazioni". E c'è chi, come il guru della finanza speculativa George Soros, propone di riattivare la stamperia dei Diritti Speciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale per immettere nuova liquidità per trilioni di dollari. A nostro avviso sono ricette suicide, con alti rischi di iperinflazione.
Il governo tedesco è invece sceso in campo con assoluta determinazione per denunciare questa pazzia. La stampa tedesca, a cominciare dal settimanale Der Spiegel fino al quotidiano popolare Build Zeitung, ha scritto che la decisione americana di stampare soldi rappresenta un grave pericolo di inflazione. Tutta la Germania, sia i suoi cittadini che la dirigenza economica e politica, a prescindere dai colori di appartenenza, hanno un'assoluta fobia e un sacro terrore dell'inflazione, avendola tristemente sperimentata negli anni 1923-4 della Repubblica di Weimar che sprofondò la Germania nella povertà e nella disperazione, foriera poi della più spaventosa deriva autoritaria che portò alla Seconda Guerra Mondiale.
Londra, la Fed, i banchieri e i loro esperti economici dicono che il pericolo odierno maggiore è la cosiddetta deflazione, cioè la discesa dei prezzi combinata con la contestuale caduta della domanda, del consumo, della produzione e del commercio dei beni. Loro propongono di rispondere a questa fase di crisi stampando soldi, immettendo nuova liquidità che dovrebbe sostenere la domanda e anche creare nuova inflazione, ma che sarebbe, secondo loro, in seguito riportata sotto controllo.
Sarebbe come versare benzina sul fuoco, mentre si parla di approntare i mezzi per spegnere l'incendio! L'inflazione è una brutta bestia da non provocare; non si comporta mai in modo prevedibile.
Servirebbe invece un intervento globale da "curatore fallimentare" condiviso dai governi, liberi da qualsiasi condizionamento delle banche in fallimento. Occorrerebbe congelare i titoli tossici, che non possono essere salvati con i soldi dello stato, e condurre l'economia reale, l'occupazione e il benessere collettivo fuori dalla palude della depressione economica, con nuove linee di credito mirate a progetti di crescita.
Mario Lettieri già sottosegretario all'Economia nel governo Prodi
Paolo Raimondi economista
Risponde Tino Bedin
I rischi di inflazione contenute nelle misure di "salvataggio" delle banche sono assai reali. Il mostruoso risultato finale sarebbe che sarebbero tutti cittadini a pagare il conto degli imbrogli del sistema bancario internazionale, cioè ad assumersi il debito dopo essere stati derubati. L'inflazione deteròinerà una riduzione generalizzata del tenere di vita delle popolazioni. Già ci sono i primi fatti concreti: in Svezia, i sindacati hanno già accettato “di propria volontà” una riduzione del salario del 20 per cento; la Lituania ha adottato una riduzione salariale del 15 per cento per i dipendenti statali, mentre l’Ungheria ha già abolito la tredicesima, ed il primo ministro irlandese Cowen ha ridotto i salari del settore pubblico del 7 per cento. Le manifestazioni di massa in Irlanda e Lituania sono solo un assaggio di quello il futuro potrebbe comportare. Tra le ricette anglo-americane c'è anche il rafforzamento del Fondo Monetario internazionale: proprio l'organismo che ha già portato alla fame l'Africa.
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