Papa Benedetto XVI
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Milano, 11 febbraio 2009

Un Pontificato nel segno del principio di Autorità
Dopo Benedetto XVI verrà Francesco I
Come laici cattolici non dovremmo accontatarci di misurare la Chiesa con la politica italiana

Continuo a pensare che Benedetto XVI sia molto intelligente, molto più di me, e che sappia tutto. Perciò non ho dubbi che abbia scelto appositamente il momento della revoca della scomunica dei lefevriani (un giorno prima del 50^ anniversario dell'indizione del Concilio Vaticano II e tre giorni prima della Giornata della memoria), con piena consapevolezza delle posizioni negazioniste del vescovo Williamson (i dossier del Vaticano sono più accurati di quelli del Kgb). Così come non ho dubbi che veda meglio di tutti noi lo strapotere della tecnoscienza specie in campo medico. Il Papa sa che l'alimentazione e l'idratazione forzate sono a tutti gli effetti terapie mediche e che quindi poteva valere anche per Eluana quanto previsto dal catechismo della Chiesa: "l'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima." Soprattutto il Papa crede al Paradiso e quindi alla necessità, arrivati a un certo punto della resistenza alla malattia, di accettare la resa, di lasciarsi andare in pace, di tornare nelle braccia del Padre.
E allora perché ha rivoluto i tradizionalisti anticonciliari e ha bacchettato a sangue il papà di Eluana (e indirettamente tutti quelli come me che l'hanno difeso)?
Tento una risposta.
Benedetto XVI ha come primo, ossessivo obiettivo del suo pontificato il ripristino del principio di Autorità. L'uomo moderno deve tornare a obbedire alla Chiesa. Per questo vanno bene i lefevriani: sono sì fratelli che sbagliano ma sono orientati nel senso giusto, credono prima di tutto nell'Autorità come dimensione essenziale della vita religiosa organizzata. Per questo non va bene Peppino Englaro: non è ammissibile che siano degli uomini, dei semplici uomini - un papà, una mamma, dei giudici - a decidere autonomamente sui confini della vita e della morte. Prima viene la sottomissione all'Autorità e poi dopo, solo dopo, possono seguire il riconoscimento della verità (i forni di Auschwitz) e la pratica della carità (l'interruzione dell'accanimento terapeutico).
Il Papa, con le sue scelte, sta irrigidendo sempre più il corpo della Chiesa, e quindi ne prepara lo schianto. Anche questo Lui lo sa: ogni sistema rigido precipita. Lo sa ma è come se il lato (positivo) del suo inconscio accelerasse il processo. Prima si cade, prima ci si rialza. Prima crolla questo sistema ecclesiastico, prima si riforma l'esperienza cristiana. Perciò proseguiranno nei prossimi tempi ulteriori interventi di contrasto all'intelligenza moderna (tipo la riconferma dell'Humanae vitae, il no ai preservativi nella lotta all'Aids, l'esclusione delle donne). I seminari e le chiese continueranno a svuotarsi e presto finirà definitivamente il mondo cattolico (già oggi ridotto a tre locali più servizi). Ma proprio in quel momento, in un luogo ancora imprecisato, si risentirà la voce che annuncia liberazione e comunione. Qualcuno tornerà a pronunciare parole belle come la rugiada mattutina, come il primo rossore dell'alba: "Laudato si', mi Signore, per sora nostra madre Terra... Laudato si' , mi Signore, per sora nostra morte corporale..." Costui sarà eletto Papa. Si chiamerà, finalmente, Francesco I.


Giovanni Colombo

Risponde Tino Bedin

Non è le certezze di Giovanni Colombo su Papa Benedetto XVI. Ne ho altre sulla Chiesa, la "mia" Chiesa, quella che si è giovata di Papa Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Giovanni Paolo I, di Giovanni Paolo II e ora di Benedetto XVI: una Chiesa che a livello planetario da quarant'annni è sempre stata un po' più avanti del sistema economico, del sistema politica. Non guardo il Papa e l'Italia. Penso all'inascoltato appello di Giovanni Paolo II a non affidarsi al capitalismo, dopo che era finito il comunismo. Vent'anni dopo stiamo patendo tutti con il crollo del sistema finanziario occidentale. Come credenti e come laici cattolici potremmo tentare di portare nella nostra società queste profezie e non accontentarci di misurare la Chiesa sulla politica.

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12 febbraio 2009
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Tino Bedin