Servizio civile
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Vercelli, 11 dicembre 2008

Dopo il taglio delle risorse previsto dalla Legge Finanziario
Il governo costringe i giovani del servizio civile
a pagarsi i contributi previdenziali

Il volontariato è estraneo alla cultura berlusconiana e tremontiana

Un ulteriore colpo di maglio al servizio civile già pesantemente penalizzato dal taglio delle risorse previsto dalla Legge Finanziaria.
Il Governo, non contento di ciò, ha inserito, nel decreto legge 185 del 29 novembre 2008 recante “misure urgenti per il sostegno alle famiglie, lavoro e occupazione”, all’art. 4 comma 2, una disposizione che mette a carico dei giovani che chiedono di fare servizio civile il costo dei contributi previdenziali relativi al periodo in cui viene svolto.
Finora tale costo era a carico dell’Ufficio nazionale per il servizio civile. Se passerà questa disposizione, i giovani dovranno pagare i contributi di tasca propria con un successivo riscatto.
La norma non solo contraddice la volontà più volte espressa e pubblicizzata mediante spot televisivi di offrire ai giovani un’opportunità per fare un servizio volontario in attività di grande rilievo sociale per il Paese, ma appare del tutto irragionevole anche in relazione al fatto che il servizio civile è nato come sostitutivo di quello militare.
Quest’ultimo ha goduto e ancora gode del regime dei “contributi figurativi”, dunque l’onere previdenziale non è a carico di coloro che prestano il servizio militare.
Un duplice errore dunque: non solo una disparità di trattamento tra giovani che volontariamente optano per il servizio militare e quelli che scelgono il servizio civile; ma altresì una sostanziale svalorizzazione e marginalizzazione di un’esperienza di servizio volontario che in questi anni ha dato grandi risultati e ha coinvolto diverse centinaia di migliaia di giovani.

Luigi Bobba
vice presidente della Commissione Lavoro Camera dei Deputati

Risponde Tino Bedin

Evidentemente il servizio civile volontario, previsto dalla riforma della leva adottata da Romano Prodi e poi applicata dalla Destra, non rientra nella cultura berlusconiana e tremontiana. La disponibilità al servizio sociale è considerata un "lusso": chi se lo può permettere, può anche pagarsi tutte le spese.
Eppure l'esperienza dimostra quanto utile sia alla comunità nazionale avere a disposizione queste risorse giovanile e quanto interessante sia per i giovani fare esperienze in settori nei quali non è poi difficile diventare dei professionisti.

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di-638
13 dicembre 2008
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Tino Bedin