Non ci sono attività di termodistruzione o incenerimento dei rifiuti senza “rischio aggiuntivo” per la salute dei cittadini, in particolare dei residenti all’intorno delle produzioni. Chi si sbrodola sui grandi progetti di incenerimento dei rifiuti e indica come gran risultato l’abbattimento delle emissioni, anche del 50% rispetto a qualche anno fa (ma dov’erano prima questi grandi esperti? In mano loro era la nostra salute!) dimentica che:
1) Sempre di emissioni si tratta e sono ammesse! La loro concentrazione, seppur in frazioni di milionesimo, nel rispetto dei limiti imposti dalla legge, è spaventosamente elevata se riconsiderata come massa totale (flusso di metri cubi all’ora, al mese, all’anno) che effluisce dai camini.
2) La movimentazione dei rifiuti verso gli inceneritori costituisce una fonte di inquinamento e di emissione in diossine “quaranta volte superiore” a quella prodotta dal migliore degli inceneritori.
3) Poiché non è richiesto un “recupero spinto dei rifiuti” (servono rifiuti non troppo selezionati ma soltanto per la metà differenziati, perché sono funzionali alla buona resa termica ed energetica dell’inceneritore), la promozione di una raccolta differenziata non spinta garantirà un traffico di trasporto su gomma colossale!
Se non ci mobilizziamo per noi adulti e anziani (siamo già spacciati: si è già attivato l'innesco dell'apoptosi e ci dovremmo solo preoccupare di fare diagnosi in tempo! secondo i consigli del prof. Veronesi!) facciamolo per i nostri figli! (vedi rapporto AIRTUM sull'escalation dei tumori nelle età dell'infanzia e adolescenza).
Risponde Tino Bedin
Anche in Veneto i rischi per la popolazione che abita attorno ad impianti di termodistruzione dei rifiuti sono stati dimostrati. L'indubbio miglioramento degli impianti non deve fermare la ricerca e l'organizzazione di una riduzione drastica del rifiuto e di forme alternative di riciclo.
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