Non ci si può certo annoiare nella nostra terra padana, grazie alla fantasia di assessori, presidente e partiti che reggono questa Regione da ben 13 anni.
Leggendo i giornali in questi giorni ci siamo accorti però che la realtà supera la fantasia e la Regione Veneto appare più un set cinematografico che una Sede Istituzionale dove gli eletti dal popolo si affaticano al lavoro per fare leggi e norme che promuovano e tutelino la vita e la salute, il bene più prezioso della nostra gente. Una ridda di titoli, sparate da prima pagina, provvedimenti fatti, rifatti, ritirati, ri-emanati; assessori che dichiarano e il giorno dopo sono smentiti da ministri e presidente. Ma dove siamo finiti?
Andiamo con ordine.
1. In piena estate siamo stati svegliati dal letargo secolare in cui eravamo caduti e il Presidente ci ha detto " Il Veneto sono io", ma poi ci pensano i colonnelli della Lega a dirci che era solo un tentativo di Galan per restare in sella gli ultimi due anni con l’obiettivo di ricandidarsi nel 2010. Quel posto, però, è già prenotato dalla Lega stessa. Ecco svelato l’arcano: per due anni ancora dovremo assistere alle scoppiettanti piroette di Lega e Galan. Nel frattempo i problemi del Veneto possono aspettare compreso il nuovo Statuto regionale in sala parto da un decennio!
2. Atto primo: in Regione finalmente si arriva primi in qualcosa di utile: viene proposta una legge regionale che mette un sano limite alle bevute di giovani e giovanissimi e si tenta di arginarne le pericolose scorribande notturne.
Atto secondo: meglio non esagerare diamoci nove mesi per chiedere alle Regioni limitrofe di fare altrettanto. Si può fare, ma dopo nove mesi cosa si è partorito? Un nulla di fatto. Allora si cerca di mettere pezze in commissione, ma si rischia il caos e la legge va...
Atto terzo: ma si può essere così brutali con chi somministra superalcolici in gran quantità e soprattutto togliere soldi agli amici sindaci dei Comuni a vocazione turistica compreso lo sballo? Meglio fare retromarcia e suggerire ai Comuni di tirare fuori i soldi per mettere più poliziotti sulle strade con i palloncini per dirci che dalle quattro di mattina più di metà degli autisti sono "fatti" di qualcosa; così i locali tornano a fare affari d’oro, i giovani ritornano "liberi" di ubriacarsi, drogarsi e spararsi oltre limite di velocità su strade e autostrade. I Comuni pagano i vigili e poi tutti assieme piangeremo ai funerali e in molti verranno a dirci che è tutta colpa delle strade poco sicure, dell’asfalto poco curato, dell’illuminazione insufficiente.
Atto quarto: non contenti, An e FI si danno un gran daffare a raccogliere firme per abrogare questa legge oscurantista che mina le libertà individuali, che manda in malora i locali notturni. Evidentemente i voti degli amici valgono più di una legge che forse poteva anche indicare qualche sano limite ai nostri ragazzi.
3. L’assessora Elena Donazzan ha deciso di fare una brillante proposta alla collega ministra (l’avvocato Gelmini) e promette di introdurre le famigerate "quote" per mettere uno stop ai figli di immigrati nelle scuole. Non sapendo che le leggi dello Stato non lo consentono, che esiste già una circolare del ministero con indicazioni e suggerimenti, che i presidi da anni stanno organizzando l’accoglienza con criteri e buon senso. Non sapendo che oltre il 60% di questi ragazzi sono nati in Italia e a volte parlano anche il dialetto.
Una Regione e la sua assessora finora assolutamente assenti su questi e altri temi, hanno lasciato per un decennio da soli Scuole e Comuni sul fronte dell’accoglienza, della mediazione culturale e arriva a tempo scaduto disposta a spendere soldi per trasportare gli alunni da una parte all’altra delle città pur di tenere le scuole sotto la magica percentuale "anti-invasione". Un’idea in linea con quella di prendere le impronte ai bambini rom e sinti. Per fortuna è arrivata immediata la risposta della ministra: non se ne parla nemmeno! Per l’assessora una sonora bocciatura.
Non contenta, l’assessora riparte alla grande promettendo l’ora di religione cattolica obbligatoria per tutti, ma soprattutto per gli immigrati. Non sapendo che questa decisione è una competenza del ministero, che esiste un concordato tra Stato e Chiesa, ma soprattutto che il suo Presidente Galan è un laico, cresciuto secondo il rigido dettame del massimo liberismo economico, civile, sociale… che non va certo ad infilarsi in discussioni estenuanti con vescovi, preti, religiosi, storie e amenità del genere. Quindi non se parla nemmeno e per l’assessora arriva una seconda sonora bocciatura.
4. Mentre la Donazzan sposta i soldi nel bilancio per trasportare con le moderne tradotte bambini stranieri da un capo all’altro della regione, l’assessore Valdegamberi lancia l’urlo di dolore: il governo (quello di Berlusconi, Brunetta, Tremonti) non mi lascia finanziare le scuole materne paritarie. Morale: 1.092 scuole materne cattoliche (il 70% delle materne) rischiano la chiusura! 85.000 bambini tra i 3 e i 6 anni con rispettive famiglie e migliaia di educatrici ci hanno avvisato che porteranno le chiavi delle scuole ai Sindaci.
A questo si aggiunge la delibera, sempre dall’assessora Donazzan che eroga solo alle scuole statali 500mila euro per l’acquisto di libri da dare in comodato d’uso agli studenti più bisognosi, escludendo gli istituti privati che sono per la gran parte religiosi. Strali e fulmini, dichiarazioni e paginate sui quotidiani, scuole cattoliche contro la regione di Galan che strombazza aiuti alle famiglie e la Donazzan novella paladina della religiosità in salsa veneta!!!
Solo una domanda ai signori consiglieri regionali di An, FI, Udc, Lega: è questo il futuro che ci state preparando per il terzo Veneto? E lo stallo decennale del nuovo statuto regionale è forse dovuta a queste profonde idee?
Se è così allora complimenti a Galan e alla Donazzan per non aver lasciata sola la Lega a spararle grosse, per aver capito che l’importante e buttare benzina e agitare spettri, perché alla fine ciò che conta è stare sui giornali il più possibile portare via qualche votarello alla Lega!
Dimenticavo: tra i partiti di destra, centro, sinistra, regionalisti, federalisti, autonomisti, localisti presenti in Consiglio Regionale a qualcuno verrà in mente di suggerire ai nostri amministratori che prima di mandarci in rovina esiste la possibilità di una scelta, questa si grande, e cioè le dimissioni ?
Claudio Piron assessore Comune di Padova
Risponde Tino Bedin
Tra le contraddizioni evidenziate da Claudio Piron, desidero sottolineare in particolare quella relativa alla scuola di comunità sia per l'attenzione che come parlamentare veneto ho dedicata in particolare alle scuole materne, sia per il "silenzio" dell'informazione sul loro destino. La preoccupazione dell'assessore Valdegamberi ha basi oggettive, ma le scuole di parrocchia non fanno notizia: per i cronisti veneti di stampa e tv non sembra un problema. Probabilmente ritengono che le scuole di comunità comunque se la caveranno, che le parrocchie non chiuderanno mai. Non è così. Nessuna istituzione resiste al disinteresse dell'opinione pubblica, per quanto motivati ne siano i promotori. Mi auguro che l'attenzione cresca e diventi notizia continua. Mi auguro anche che la Regione o il Governo (mentendo sul contenuto delle leggi e barando sul piano economico) non dicano alle famiglie che tocca ai Comuni preoccuparsene.
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