Ho letto l'interessante estratto del saggio di Giuseppe Berta "La socialdemocrazia al tramonto" pubblicato su euganeo.it e le questioni poste meritano senza dubbio
un approfondimento.
Mi permetto di dire umilmente la mia.
L'analisi in estrema sintesi è questa: il mercato si è globalizzato, il
costo della manodopera italiana non qualificata è diventato insostenibile
per le imprese e l'unica via d'uscita è "qualificare" questa forza-lavoro
per creare possibilità occupazionali.
"Education, education, education" proclamano i New Labour, che hanno una
marcia in più. La Spd è un po' indietro, ma al di là del linguaggio
"politicamente corretto" la prassi di governo va in questa direzione...
E in Italia come siamo messi?
Il Partito Democratico dovrebbe essere al centro di questa novità, avere un approccio
pragmatico con i problemi, archiviare in fretta concezioni superate dalla
storia e guardare al presente e al futuro con molto realismo.
Segnali incoraggianti ce ne sono, per esempio anche nella relazione di
Veltroni all'ultima Assemblea.
La realtà attuale dell'Italia è questa: una scuola tra le peggiori d'Europa,
con indirizzi professionali svuotati di senso e privi di strutture adeguate
e pochissime punte d'eccellenza, corsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo
gestiti da gente senza scrupoli che hanno lucrato a man bassa con ricadute
discutibili sul mercato del lavoro, pochissimi incentivi per le imprese per
finanziare progetti di formazione.
La responsabilità non è del PD, ovviamente, ma se altrove da anni hanno
capito cosa si deve fare per creare opportunità future di sviluppo sociale
diffuso, in Italia siamo indietro e la distanza non sarà certamente
diminuita dai prossimi anni (speriamo pochi) di governo della destra
populista berlusconiana: un governo di pochi a beneficio di pochi.
Sono molti i punti in comune con la Dottrina sociale della Chiesa, a
conferma che i legami tra le culture fondanti del PD sono legami solidi e
pieni di significato.
Forse questi legami andrebbero molto più sottolineati.
Alberto Savio Consigliere comunale del Partito Democratico
Risponde Tino Bedin
C'è bisogno di cercare la "nuova frontiera" del solidarismo dentro la nostra società. Ce n'è bisogno dal punto di vista sociale, ma anche dal punto di vista politico: si tratta infatti di riaffermare che l'individualismo non produce da solo progresso e pace, neppure in una società democratica. C'è bisogno di un personalismo sociale che è poi il valore sul quale si sono fondate le democrazie europee nella seconda metà del secolo scorso e che è indispensabile a tenere in piedi proprio queste democrazie.
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