Circa un mese fa abbiamo invitato il Dott. Michele Gallo, vicedirettore del Parco Colli Euagnei, alla nostra associazione di volontariato di anziani per parlarci dei Colli e dell'Ente Parco. Ovviamente si è andati a finire sui cinghiali. A mio modesto parere di agente forestale a riposo, il vicedirettore è stato chiaro e convincente, per questo quella sera a Torreglia, sono stato zitto ma deluso dal livello degli interventi che si capivano privi di una conoscenza approfondita del problema. In tutti i casi mi permetto di fare una considerazione in merito al problema "fauna" nel nostro territorio. Si dice che questo territorio è antropizzato, il che è vero, ma eliminandone la caccia è chiaro che molti animali tendono a viverci. Si hanno ormai molti esempi dell'inserimento di specie anche in ambienti cittadini: volpi, rapaci notturni, ecc... Allo stesso tempo il parco, oltre che essere abitato, è anche area di svago ed ossigenazione sia per il turismo termale, sia per le aree ancor più abitate (metropoli diffusa) che insistono tutt'attorno. Quindi quanti e quali animali dobbiamo accettare che vivano assieme a noi? Se è il caso di introdurne altri (mi piacerebbe eliminare i daini ed inserire il capriolo, molto più frugale, il primo non autoctono il secondo sì), chi lo determina? Chi è che ha le capacità e la preparazione per indicarcelo? Io pur essendo stato del mestiere, sono ben certo che non ne sono all'altezza, e quindi quando, come l'altra sera sento dei "politici" che parlano da "tecnici " resto perplesso. Secondo me i politici devono portare allo scoperto i problemi, determinarne le priorità, identificare chi ha la capacità di analizzare, consigliare soluzioni, e poi, organizzare il consenso e - se al governo - dare soluzione al problema o - se all'opposizione - premere con mezzi adeguati perché questo accada.
Risponde Tino Bedin
Ovviamente mi guardo bene dall'avere opinioni sul tipo di fauna dei Colli Euganei: se non sbaglio l'idea dei daini venne ad un politico di altissimo rango e non si è rivelata saggia. Condivido quindi che a chi guida le istituzioni non tocca prendere decisioni tecniche ma assicurarsi che i tecnici siano preparati e magari predisporre anche le precauzioni quando non sono certe le consegueze di una decisione.
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