Brasile aborto
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Brasile, 7 aprile 2008

Censurato in Brasile un documento dei cattolici
Rompere il silenzio sulle questioni della vita
La democrazia si costruisce con il confronto sui temi essenziali

La Conferenza Episcopale Brasiliana ha divulgato da poco un importante documento che potrà in un futuro prossimo diventare un marco storico e un riferimento fondamentale nella difficile lotta per la difesa della dignità della vita umana.
Ogni anno in Brasile la Conferenza Episcopale promuove la Campagna della Fraternità che coincide con il periodo della Quaresima che va dal mercoledì delle Ceneri alla Pasqua. Ogni anno la Campagna della Fraternità è stata aperta dal Papa in messaggio trasmesso dalla televisione a tutto il Brasile. Nel presente anno 2008, in parte dovuto all'impegno accordato tra il governo del governo del Presidente Luiz Inácio Lula da Silva e i Comitati delle Nazioni Unite di decriminalizzare totalmente l'aborto in Brasile, la CNBB (Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile) ha deciso dedicare il tema della Campagna della Fraternità alla Difesa della Vita e all'aborto. Tra il 6 e il 10 febbraio si è realizzato nella Basilica di Nostra Signora Aparecida nello Stato di San Paolo, il terzo più grande tempio del mondo, il primno Congresso internazionale in Difesa della Vita, in cui si sono riuniti vescovi, sacerdoti, religiosi, rappresentanti di diversi enti internazionali e numerosi specialisti in bioetica e lideranze a favore della vita del Brasile e di diversi nazioni del mondo. L'evento fu organizzato dalla Diocesi di Taubaté (una città dell'est dello Stato di San Paolo) e ha avuto l'appoggio del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM), della Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB), delle Archidiocesi di Aparecida e di Brasilia, oltre a vari enti indifesa della vita nazionali e internazionali che inviarono professori e specialisti per partecipare dei lavori.
Nel messaggio di apertura Don Carmo Rohden, vescovo di Taubaté e presidente del Congresso, affermò che questo Congresso hà avuto come finalità "Aiutare la Chiesa e la società a percepire che gli attacchi alla vita umana sono soltanto la faccia più visibile di una patologia molto più estesa, che minaccia la società moderna, della quale conosciamo molto male la vera portata".
Quando nella domenica 10 febbraio fu celebrata, da Don Dimas Lara Barbosa, attuale segretario generale della Conferenza Episcopale Brasiliana, la messa di chiusura fu accompagnata da circa 40 mila partecipanti. In questa occasione fu presentata la Dichiarazione di Aparecida in Difesa della Vita 8http://www.cnbb.org.br/index.php?op=noticia&subop=17312), un documento che potrà diventare un riferimento storico nella difesa della vita, per la chiarezza e per la ampiezza con cui in essa si delineano i principali contorni delle sfide della difesa della vita a livello mondiale.
Nonostante la gravità della denunzie e il fatto di essere stata pubblicata in nome di due delle più importanti Conferenze Episcopali del mondo (CELAM e CNBB), di varie Diocesi e Archidiocesi brasiliane e di vari organizzazioni nazionali e internazionali, la stampa scritta e parlata non ha pubblicato e, se agirà come ha fatto fino ad oggi, non pubblicherà una sola parola di ciò che è contenuto in questo documento.
Stiamo affrontando, in un apparente silenzio artificialmente mantenuto dai mezzi di comunicazione, che istituzioni di valore già cominciano a denunciare, il più grande attacco già scatenato contro la dignità della vita umana che già si è verificato nella storia. Il problema oltrepassa il Brasile e rappresenta il coronamento di investimenti stranieri strategicamente pianificati da vari decade che pretendono di imporre l'aborto non solo al Brasile come anche a tutta Latino America e a tutto il mondo. Per poter fermare questo genocidio è necessario che la conoscenza di ciò che sta accadendo arrivi al più grande numero di persone possibile.

Alberto R. S. Monteiro

Risponde Tino Bedin

Pubblico volentieri questo appello, proprio perché la democrazia si costruisce con la discussione sui valori centrali di una società. Non basta costruire il consenso sulle soluzioni economiche o sulle infrastrutture. Alla fine è decisivo il "modello" di vita sociale e individuale che un popolo sceglie. Bisogna poterne parlare fra tutti.

    Partecipa al dialogo su questo argomento

di-599
10 maggio 2008
scrivi al senatore
Tino Bedin