Due sono le grandi questioni relative ai Colli Euganei che chiedono a mio avviso un'urgente soluzione attraverso un'adeguata assunzione di responsabilità ai vari livelli di programmazione e amministrazione del territorio:
1) si rileva anzitutto un palese contrasto tra le varie strategie di sviluppo turistico che stanno alla base degli interventi proposti e delle contro deduzioni che arrivano dagli altri attori cointeressati;
2) si nota poi una evidente confusione di ruoli, nascente dal fatto che vari sono gli Enti pubblici ed i soggetti privati, anche di tipo associativo, che non riguardano soltanto il turismo, ma vari aspetti della "governance" del territorio termale euganeo.
Cerchiamo di capire. Da una parte, sulla scorta di un Piano di utilizzo delle Risorse termali pensato negli anni '70 e delle successive varianti ed interpretazioni accolte nel Piano Ambientale del Parco Colli e nei piani regolatori dei vari comuni, ci sono degli imprenditori che propongono la costruzione di un complesso termale di 200.000 mc e 1.600 posti letto nella Conca dei Ragazzoni in comune di Galzignano, al quale si sommano il progetto di urbanizzazione delle Valli Selvatiche a Battaglia, che dovrebbe comprendere un complesso turistico-termale, ed un analogo intervento in comune di Teolo, nella zona termale ai piedi del Monte Ortone, che prevede la costruzione di uno stabilimento termale di 75.000 mc. all'interno di un piano particolareggiato di circa 150.000 mc. complessivi. Giustificazioni comuni ai tre interventi: "nuove vie per evitare di imbalsamare l'offerta termale"; "è questa tipologia di termalismo ad essere in crisi" (riferendosi agli stabilimenti termali di Abano - Montegrotto.
Dall'altra parte il presidente dell'Associazione degli albergatori dichiara che nascerà "una cattedrale nel deserto del turismo termale"; che è "molto meglio riattivare o ridimensionare le strutture già esistenti, prima di pensare a nuovi interventi"; che sarebbe necessario "discutere in un apposito tavolo tutte le valutazioni in merito alla nuova struttura", mentre il direttore generale del "Resort Terme" di Galzignano esprime tutte le sue perplessità sul nuovo complesso termale di Conca Ragazzoni, proponendo un piano in sei punti per dare una "svolta epocale" a tutto il bacino termale dei Colli Euganei.
Infine, a proposito del futuro dello stabilimento termale ex Inps di Battaglia, hanno preso posizione, nell'ordine: la sezione Terme e Turismo di Unindustria, l'Università di Padova, il Consiglio comunale, la Provincia di Padova ed il Parco Colli.
Mi sembra che le due problematiche così delineate nascano da un'errata concezione dell'economia del turismo, che, per usare le parole del prof. Maresu, docente di Gestione delle imprese e degli eventi turistici all'Università di Genova, "non può essere assimilata solo all'attività delle imprese, delle professioni turistiche e degli enti di promozione, ma è soprattutto economia dell'ambiente in senso ampio, i cui aspetti (governo del territorio, valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, infrastrutture, formazione professionale)" devono essere governati con una visione unitaria che può discendere solo dall'applicazione dei principi fondamentali dettati dalla legislazione statale, al di là della suddivisione di competenze tra i vari Enti interessati, in primis la Regione.
Se è vero insomma che "il turismo non vende solo camere d'albergo, non eroga solo servizi, non fornisce solo professionalità, ma vende invece territori in tutte le loro complessità e peculiarità: ambiente, cultura, natura, arte, infrastrutture e così via", uno strumento di "governance", e quindi qualcosa di più di quell'apposito tavolo di discussione invocato dal presidente dell'Assoalbergatori, si può e si deve creare, ed è previsto dall'art. 5 della legge 135 del 2001 (Riforma della legislazione nazionale del turismo), che definisce i Sistemi turistici locali come "i contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate".
È indubbio che l'area di nostro interesse (le terme di Abano e Montegrotto unitamente ai colli Euganei) ben si configura come un vero e proprio Sistema turistico locale, che richiede qualcosa di più di una semplice individuazione territoriale, come ha fatto la legge regionale n. 33 del 2002, o di una "struttura associata di promozione turistica" (art. 7 della stessa legge), che poi coincide con il "vecchio" consorzio delle Terme Euganee: si tratta insomma di andare oltre la pur importante funzione di promozione delle varie attività di interesse turistico, per porre in essere un vero e proprio strumento di "governance" globale del territorio dal punto di vista dell'economia turistica intesa nel modo ampio sopra indicato.
Potrebbe allora nascere, a titolo di puro esempio, una società d'area alla quale partecipino gli Enti territoriali, le strutture di promozione, le associazioni professionali e di tutela ambientale, e che diventi lo strumento di vera programmazione dello sviluppo turistico in senso ampio del territorio, con la produzione in un progetto strategico condiviso di sviluppo dell'intera area termale e collinare, che contenga le "linee guida" alle quali poi tutti i partecipanti dovranno adeguare la propria azione all'interno dei rispettivi ambiti di operatività (programmazione del territorio, organizzazione degli eventi, costruzione delle infrastrutture, promozione delle aziende e del territorio, tutela del paesaggio): l'importante sarebbe che questo strumento di "governance" nascesse dal basso, secondo un autentico spirito di sussidiarietà, e fosse riconosciuto dalla Regione e partecipato dagli Enti locali e dal Parco Colli.
È vero che la Provincia di Padova, attraverso l' Azienda di promozione "Padova Turismo", ha approntato un Progetto strategico per il turismo relativamente al proprio territorio, ma il taglio complessivo di questo tipo di programmazione sembra essere ancora quello promozionale o "di marketing", mentre permangono diverse visioni strategiche di programmazione del territorio e di "governance" complessiva del turismo tra i diversi attori del settore.
Controprova: se un Sistema turistico locale è costituito dall'offerta integrata di imprese turistiche, ambiente e paesaggi, cultura e monumenti, prodotti locali sia dell'agricoltura che dell'artigianato, che integrazione ci può essere tra un complesso ricettivo-termale da 200.000 mc. e 1.600 posti letto con l'ambiente circostante dei Colli Euganei, nel quale nemmeno un paese intero, se si escludono alcuni capoluoghi di comune, riesce a raggiungere i 1.600 posti letto? E che integrazione ci può essere tra un'iniziativa imprenditoriale del genere e le strutture ricettivo-turistiche già esistenti nell'area termale, se il presidente stesso dell'Associazione Albergatori dichiara che è un "assurdo concentrare forze e risorse su quella che diventerebbe una cattedrale nel deserto del turismo termale"? Che tipo di offerta integrata nascerà in un contesto nel quale da più di vent'anni non vengono costruiti nuovi alberghi termali (con l'eccezione del Grand Hotel di Abano), e anzi tra quelli esistenti ne chiudono sempre di più ad ogni stagione?
Qui c'è in ballo qualcosa di più importante, a mio avviso, del diritto alla libertà di iniziativa economica, che nessuno, penso, voglia soffocare sul nascere, timoroso della concorrenza che può derivare da nuove iniziative imprenditoriali; si tratta in realtà di salvaguardare gli stessi prerequisiti di uno sviluppo economico locale equilibrato e duraturo, garantendo gli strumenti adeguati perché "l'iniziativa economica, sia pubblica che privata, possa essere coordinata ed indirizzata a fini sociali" (art. 41 della Costituzione), e cioè all'autentico benessere della comunità locale, pur in un contesto di naturali relazioni culturali ed economiche internazionali come sempre è stato il turismo.
Gabriele Donola docente di Legislazione turistica e di Strumenti di promozione del territorio
Risponde Tino Bedin
Non posso che essere d'accordo. Si tratta infatti di conceti già codificati nella legge sul riodino del sistema termale italiana, che è stata approvata ancora nell'autunno del 2000 e alla quale ho dato personalemente un forte contributi al Senato, mentre alla Camera vi ha lavorato la deputata Luisa Calimani. In quella legge, che la maggioranza di destra ha lasciato inapplicata a livello nazionale e non ha tradotta a livello regionale tra il 2001 e il 2008, ci sono la definizione dei "territori termali" e l'introduzione del "marchio di qualità termale". Queste due innovazioni sottolineano il legame fra termalismo e turismo: legame è valorizzato dalla legge. E non si tratta solo di ragioni economiche: al fondo c'è la filosofia della qualità della vita alla quale territori come il Bacino termale euganeo, ma direi come la totalità delle zone termali italiane, stanno dando e daranno un contributo ineguagliabile. Il binomio fra cura termale (così come assicurata dalla legge approvata nella legislatura dell'Ulivo) e turismo è indispensabile anche in vista della crescente integrazione europea nel settore della prevenzione ed in generale della circolazione delle persone.
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