Questa sera per Rai Tre ho visto i lavoratori del Petrolchimico manifestare per essere riassorbiti in altre realtà.
Nelle aziende Venete il personale effettua migliaia di ore in straordinario e l'imprenditoria preferisce assumere personale straniero. Perchè? Per una remunerazione di un centinaio di Euro in più si lascia per strada gli italiani.
Tutta la mia solidarietà ai lavoratori, che hanno diritto ad un lavoro dignitoso e certo. Non debbono ingrossare le fila dei disoccupati o dei cassaintegrati.
Per quanto riguarda il Petrolchimico osservo che il petrolio sta navigando sui 100 dollari il barile e la Banca europea sta per elevare il tasso di interesse. È chiaro a tutti che trasformare petrolio in materie prime a basso valore aggiunto per l'Italia non è più competitivo.
Il Petrolchimico è destinato ad una chiusura certa. Bisogna dirlo a chi vuole mantenere in piedi il carrozzone puzzolente ed inquinante. Non ricordo quanti morti per il CVM ne ho perso il conto, però sono tanti da far rizzare i capelli.
Dopo la guerra lo stabilimento ha dato da mangiare a tante famiglie, ma con dei costi decisamente troppo negativi. Da un punto di vista economico, dell'intera vita di questo stabilimento, tra i guadagni e spese necessarie per bonificare il conto per la società civile è salato.
Capisco perfettamente che ci sono 6000 lavoratori da impiegare in altri settori. I posti ci sono, con due difficoltà: gli imprenditori oggi assumono in maniera perpetua con contratti a tempo determinato, persone che non hanno scatti, la seconda è che il personale, quando succedono tali crisi, vuole la cassa integrazione. Bisogna smetterla con l'assistenzialismo e obbligare per legge gli imprenditori ad assumere in via prioritaria, nel territorio, i lavoratori che perdono il posto.
Ci ritroveremo con tante case, tanti capannoni e senza attività produttive.
Risponde Tino Bedin
Non è così semplice. Il Petrolchimico è grande come una città, come Mestre e Marghera messe insieme. Vi si trovano impianti di nuova costruzione e vecchi siti di produzione spianati dalla ruspe, agglomerati di mano d'opera e tecnologia accanto ai ricordi dei tempi che furono. Vi si trovano eccellenze, chimica di base, archeologia industriale e ampie aree da bonificare. Vi lavorano più di duemila persone, più un altrettanto consistente indotto. Cancellare tutto non è facile. Forse non è neppure giusto.
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