Napoleone Bonaparte soleva dire che ogni suo fante portava nel proprio zaino il bastone di Maresciallo di Francia. Questo per indicare che anche il soldato più umile poteva, per capacità, valore, meriti, aspirare al grado, alla carica ad al riconoscimento più elevato dell'Impero.
L'aforismo non sembra valere per la Repubblica Italiana. È quanto sono stato costretto a constatare, amaramente, domenica scorsa, dopo aver seguito alla televisione la Cerimonia per la ricorrenza del 4 novembre e le premiazioni effettuate dal capo dello Stato, il Presidente Napolitano.
Il 4 novembre, oltre ad essere l'anniversario della fine del Primo conflitto mondiale, è anche la Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate. Ebbene, è mai possibile che tra le centinaia di migliaia di appartenenti all'Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza, soltanto una manciata di Generali siano stati meritevoli di ricevere un riconoscimento, di una onorificenza, di un titolo? Scorrendo l'elenco dei nomi dei premiati dal presidente della Repubblica, noto che a parte un capitano, tutti gli altri sono Alti ufficiali. Ed i sottoufficiali, soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri? Tutta gente che ogni giorno, con il proprio lavoro, spesso oscuro e certamente sottopagato, mettendo a repentaglio la propria vita (non dimentichiamoci che gli appartenenti alle FF.AA. e FF.PP. sono gli unici dipendenti dello Stato che hanno giurato di servirlo sino all'estremo sacrificio), garantiscono al sicurezza delle Istituzioni democratiche e di tutti i cittadini italiani.
Forse sarebbe ora che, per onorare degnamente una data, solenne, tragica, eroica, come quella del 4 novembre, la Repubblica tributasse un giusto riconoscimento proprio a questi suoi oscuri e silenziosi servitori.
Tra i quasi 600.000 morti che l'Italia ebbe nella prima Guerra Mondiale, quanti sono i generali?
Risponde Tino Bedin
La cerimonia ufficiale del 4 Novembre ha inizio con l'omaggio alle spoglie del Milite Ignoto da parte del presidente della Repubblica, che vuole così ricordare tutti gli italiani che hanno donato la loro vita per il bene della Patria e per garantire la pacifica convivenza civile fra le nazioni. Nessuno è oggi più silenzioso di un "senza nome", perché non richiama neppure la memoria di pochi. A me pare che occorra nelle celebrazioni ricordare questo gesto e moltiplicarlo: possibilmente anche per i vivi.
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