Paesi ACP e UE
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Internet, 6 aprile 2007

Ma si tratta di una offerta davvero allettante?
L’UE offre accesso libero alle esportazioni dei paesi ACP!
Servono garanzie anche per i Paesi che non sono pronti all'accordo

Mercoledì 4 aprile la Commissione europea ha annunciato con evidente soddisfazione al propria intenzione di aprire totalmente il proprio mercato alle esportazioni dei paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico), al fine di convincerli definitivamente che gli Accordi di Partnership Economica (EPA-APE) sono cosa buona. Ancora una volta un gesto generoso e disinteressato dell’Europa!
Ma si tratta di una offerta davvero allettante? Per nulla!
- Innanzitutto perché più del 95% delle esportazioni ACP godono già di esenzione doganale, dunque l’offerta non è per nulla generosa (era il minimo che potesse fare).
- Secondo perché in cambio l’UE vuole che gli ACP tolgano i dazi dall’80% delle esportazioni UE.
- Terzo perché in cambio vogliono tutti gli altri capitoli degli EPA: servizi, investimenti, regole di concorrrenza, diritti di proprietà intellettuale.
- Quarto perché fra qualche anno queste preferenze non varranno più nulla.
Vale la pena infatti ricordare che le preferenze esistono solo se su una merce esiste un dazio (o un limite di quantità) e su moltissime l’UE non ne ha più. La Banca mondiale ha segnalato (maggio 2006) che solo il 24,6% dell’export africano dei PMA verso l’UE le sfrutta, il restante non ne ha bisogno perché i dazi sono a zero. Perciò la Banca ha concluso che l’utilizzo delle preferenze è in inesorabile estinzione, tenuto conto che per poterle utilizzare ci sono comunque dei costi e la Banca mondiale dice che solo quando il “margine di preferenza è sopra i sei punti, le preferenze commerciali UE sono pienamente utilizzate”, al di sotto no.
Oltre che il calo dei dazi, a colpire le preferenze è la riforma della PAC, in atto dal 1992. Le varie riforme settoriali mirano infatti a ridurre i prezzi dei prodotti agricoli europei per allinearli a quelli mondiali, per questo i sussidi non sostengono più i prezzi ma i produttori. Ad esempio la riforma dello zucchero del novembre 2005 nei primi quattro anni di attuazione farà perdere agli ACP 429,9 milioni di euro per effetto dell’abbassamento del valore dello zucchero.
La promessa UE di cancellare i dazi residui potrà perciò essere sfruttata solo da qualche paese, ma non per molto tempo. Per loro sarebbe più utile una riforma delle regole di origine in base alle quali le loro merci possono godere di facilitazioni e di contributi per adeguarsi alle regole sanitarie europee che spesso impediscono ai paesi africani di produrre prodotti a maggior valore aggiunto. L'ex commissario europeo alla salute e difesa dei consumatori aveva ammesso che “senza un serio sforzo per rafforzare la capacità dei paesi poveri per adeguarsi agli standard sanitari dei paesi avanzati, le opportunità promesse dalla liberalizzazione nel mercato alimentare sono illusorie”.
Rimane illusorio pensare che gli EPA siano lo strumento giusto per un futuro di giustizia per l’Africa.

Roberto Meregalli
Beati i costruttori di pace

Risponde Tino Bedin

L'offerta presentata dall'Unione Europea risponde in parte a preoccupazioni legittime degli Stati ACP, ma essa costituisce un minimo, dato l'obbligo per la Commissione, ai sensi dell'accordo di Cotonou, di fornire agli ACP, dopo il 2007, un accesso al mercato almeno equivalente a quello di cui beneficiano attualmente, e tenendo conto dell'impegno assunto dalla Commissione a promuovere l'integrazione regionale.
Questa offerta - è stato detto - non deve servire per corrompere gli ACP allo scopo di far firmare loro accordi entro la fine dell'anno, mentre alcuni studi hanno evidenziato che parecchi ACP non sono ancora pronti a firmare APE, perché non hanno effettuato ancora studi d'impatto sufficienti e sono preoccupati da ciò che implicano le nuove regole nei settori degli investimenti e degli appalti pubblici.
L'offerta dell'Unione Europea sarà effettivamente credibile se anche i Paesi ACP che chideranno più tempo per la firma avranno la garanzia di poter continuare ad avere accesso al mercato dell'UE. L'alternativa sarebbe un molto negativo su produttori, lavoratori e imprese, quindi sulla stabilità economica degli ACP.

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di-571
9 aprile 2007
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Tino Bedin