Cari amici,
sdegno e sconforto, vergogna e impotenza sono le emozioni che provo in questo momento.
Non riesco a dormire tranquillo, le immagini di distruzione e di morte, nonché i veti vili di una condanna sacrosanta mi lasciano perplesso.
Impotenza, se non per un appello a voi che conosco e su cui confido, per smuovere un'opinione pubblica cieca ed "attendista" che si è vista solo a ridosso del secondo conflitto mondiale.
Mi pongo dei quesiti: Sono inutile in questo momento? Cosa posso fare per il mio paese?
Annan Segretario Generale dell'ONU ti ho visto umiliato, cosa significa ONU? una parola vuota?
Abbiamo il cervello in vacanza?
Dove sono finite le bandiere della pace?
Cosa stiamo aspettando che gli USA ci autorizzino a cosa?
Perchè è difficile scendere in strada e dire semplicemente: "io non sono d'accordo"!
Non riusciamo a far approvare nessuna mozione la macchina comunale è in ferie... Sotto i fuochi d'artificio che si prepareranno anche quest'anno a ferragosto in Prato della Valle( festeggiamo cosa? la morte?) ricordiamo i fuochi dei missili e dei cannoni e speriamo che almeno ci siano canzoni di John Lennon e degli U2...
Spero di ricevere notizie positive perché il tenace ottimista che c'è in me si fa sempre più piccolo e vedo solo nero all'orizzonte.
Giorgio Peretti
Risponde Tino Bedin
Ancora una volta è solo il Papa che grida chiaro contro l'ingiustizia della guerra. Benedetto XVI come Giovanni Paolo II; ora come allora, inascoltati. La barbarie della guerra preventiva si misura in Libano ancor più che in Afghanistan o in Iraq. Non perché le persone martoriate in Afghanistan e in Iraq abbiano meno umanità e meno diritti dei libanesi, ma perché il Libano è un nostro "vicino", perché i libanesi a fatica avevano appena trovato la strada verso la riconciliazione, perché sotto le bombe finisce cancellata parte della nostra storia, quale è quella costruita dai Romani, perché i nomi delle città e dei paesi ci sono familiari, avendoli incrociati nella Bibbia. Serve subito fermare le armi, per ragioni umanitarie ma anche per ragioni politiche: l'Onu non può essere l'infermeria della storia, deve provare di nuovo a guidare la storia.
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