Cristiani e politica
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Eremo di Mosciano (Firenze), 6 giugno 2006

Invece di documentarsi sulle proposte di legge che vota
Il deputato che vuole scrivere giaculatorie
Il lavoro legislativo basta da solo a riempire la giornata

Caro Direttore, il presidente del gruppo parlamentare Udc, Luca Volonté, ha scritto ai parroci italiani una lettera nella quale chiede di "inviarmi, se possibile con sollecitudine, una giaculatoria, di quelle che insegnavano le nonne ai nipotini. Io le ho imparate così e così insegno alle mie figlie. Purtroppo vedo che questa sana memoria cristiana, che ci accompagna durante la giornata, va scomparendo e rischia così di finire una ricca e proficua "trasmissione di fede". Perciò mi sono deciso a chiederle una (o più) "giaculatoria" che insieme a quelle dei suoi confratelli, vorrei raccogliere in un volumetto semplice che penso utile ed edificante".
Ho risposto dicendo che mi meraviglia vedere un uomo politico, per giunta credente, usare così il proprio tempo invece di impegnarsi a leggere, a dialogare, a documentarsi, a riflettere sulla vita politica e sul concreto di quanto è chiamato a decidere per il Paese, e per la sua vita civile. Credo che soltanto il leggere e il documentarsi sulle proposte di legge che richiedono il suo voto assorba un tempo molto lungo.
In verità, credo che i politici chiacchierino molto e spesso dicano poco proprio perché mancano in questo elementare loro dovere. Proprio perché hanno da agire molto, hanno il dovere di usare il tempo che resta loro per dare sostanza al loro pensiero e al loro fare politico, oltre che alla loro persona e alla loro famiglia. Dico questo non perché pensi che pregare sia tempo sprecato, il fatto che viva in un eremo dice che la mia vita vive essenzialmente nel silenzio orante, ma appunto io sono monaco. Il politico credente vive certo la sua preghiera, ma il suo dovere - e dovere in forza del rigore morale - riguarda l'esercizio serio della politica, anche come risposta a quella che nella fede è vocazione di Dio.
E se vogliamo toccare il tema delle mancanze morali, fra queste (e non piccola) è l'omissione.
Inoltre: vedo che l'affrancatura è a carico della Camera dei deputati (si moltiplichi 0,60 euro per migliaia e si veda l'ammontare). È giustificato - e, insisto, è morale - l'uso del denaro pubblico per una iniziativa interamente privata, che non ha niente a che fare con l'incarico di deputato?

Paolo Giannoni

Risponde Tino Bedin

La lettera non è stata inviata ad Euganeo.it ma al quotidiani cattolico Avvenire. E il direttore di Avvenire, Dino Boffo, l'ha così chiosata: "Non è l'unica lettera che abbiamo ricevuto sull'argomento. La giriamo al parlamentare promotore di questa iniziativa perché ne tragga opportune riflessioni".
La pubblico perché a me l'ha inviata il padovano Bepi Faccini con l'evidente finalità di farla propria e di incrementare il dialogo attorno a questi temi.
Mi auguro che siano in molti a condividere l'idea che padre Giannoni ha del servizio parlamentare: un lavoro esigente, specializzato (anche ben pagato), che basta da solo a riempire la giornata; questa è anche la mia esperienza di senatore. Tutto quello che vi si "attacca" va a scapito della professionalità. Non sempre è colpa del parlamentare; a volte è anche l'opinionepubblica che chiede a deputati e senatori di fare molti altri mestieri. Ma con serietà bisognerebbe che gli eletti dimostrassero che la "materia" su cui devono essere "interrogati" è la legislazione che hanno il dovere di contribuire a scrivere.
Questo non significa rinchiudersi a Palazzo Madama o a Montecitorio, tutt'altro. Le leggi si scrivono bene se si va... a ripetizione dai cittadini, fine settimana dopo fine settimana, paese per paese, circolo per circolo.
Per un credente è anche un'autentica preghiera, benedettina: "ora ed labora". Invece di insegnare giaculatorie, il parlamentare contribuire ad evitare certe... giaculatorie contro la politica.

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di-557
14 giugno 2006
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Tino Bedin