Missione Iraq

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 4 maggio 2006

Il lutto delle famiglie, le responsabilità dei governanti
I gonfaloni si appensantiscono di giovani caduti
L'Italia ritorni una "grande potenza" di pace

I militari morti “nell’adempimento del loro servizio” sono eroi morti per la Patria? eroi difensori della pace? Per me sono giovani vite spezzate, inutilmente, senza infamia e senza lode, per obbligo di servizio!
Mi inchino davanti alla loro morte!
In silenzio onoro la vita giovane, perduta.
E rispetto profondamente il dolore dei familiari.
Al contrario, disprezzo i nano-statisti che manipolano e spregiano la Costituzione (articolo 11) e non hanno a cuore la vita dei loro giovani: soltanto numeri di perdite umane e medaglie buone per misurare l’orgoglio celebrativo e le ambizioni nazionali; per appesantire i gonfaloni cittadini di nomi, di giovani! che sono finiti nel tritacarne degli interessi politici nazionali e transnazionali. Sempre carne da macello!
Non voglio che i nostri giovani, i miei figli, siano sacrificati e muoiano inutilmente per un equivoco onor di patria!

Gastone Zilio

Risponde Tino Bedin

L'opposizione alla presenza militare italiana in Iraq ed in Afghanistan, che ho manifestata in Senato fin dall'inizio, mi porta ad un addolorato giudizio politico sulle responsabilità dei morti italiani che insanguinano la storia delle nostre Forze Armate. Sono convinto che il rispetto per i caduti, la riconoscenza verso i loro congiunti, richieda di affrettare politicamente la decisione di rendere evidente che l'Italia è una "grande potenza di pace", che proprio per questo non può mischiarsi a situazioni in cui viene percepita come potenza militare. I nostri militari, i caduti e anche quelli che generosamente sono in situazioni di pericolo, meritano questo riconoscimento dalla politica e dalle istituzioni.

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11 maggio 2006
di-551
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Tino Bedin