Egregio Senatore Tino Bedin, riporto un passo di un articolo del premio nobel Josè Samarago, pubblicato quattro anni fa, ma che ritengo quanto mai attuale per l'agenda politica di coloro che sono od entreranno nella stanza dei bottoni e
che avranno la responsabilità di non mandare sottosopra il pianeta.
"Sono altre, ben differenti, le campane che oggi difendono e ribadiscono la possibilità, finalmente, dell'insediamento nel mondo di questa giustizia compagna dell'uomo, di questa giustizia che è la condizione essenziale della serenità di spirito e persino, per quanto strano ci possa sembrare, la condizione essenziale per il nutrimento stesso del nostro corpo. Questa giustizia esisterebbe, se non ci fosse più nemmeno un essere umano che muore di fame o per tutte quelle malattie che per alcuni, ma non per tutti, sono guaribili. Questa giustizia esisterebbe, se l'esistenza non fosse più, per oltre la metà del genere umano, la terribile condanna che è stata fino a questo momento. Queste nuove campane, il cui rintocco si diffonde ogni volta più forte attraverso il mondo intero, sono i molteplici movimenti di resistenza e di mobilitazione sociale che lottano per l'avvento di una nuova giustizia, distributiva e trasformatrice, che tutti gli esseri umani possano riuscire a riconoscere intrinsecamente come loro giustizia; una giustizia garante della libertà e del diritto, e in nessun modo di ciò che è a questi contrario. Ho affermato che, per questa giustizia, disponiamo già di un codice di applicazione pratica, alla portata di tutti, e che questo codice si trova ben custodito da cinquanta anni nella Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, quella trentina di essenziali diritti di base dei quali oggi non si parla se non vagamente".
Siamo proprio sicuri che la confusione che regna nel mondo islamico sia solo
una questione di scontro di religione o che dietro non si celi un malessere
chiamato "errata e non più sostenibile distribuzione delle risorse" e che il
malessere non possa trasformarsi in un H5N1 che si possa propagare in tutto il pianeta
piuttosto che nei territori dove i suoi abitanti sono rimasti in serie B
per non dire C e D?
Agostino Pallaro
Risponde Tino Bedin
Aggiungo da parte mia un'altra citazione dello stesso articolo di José Samarago. È anche il mio commento.
"Se mi è consentito aggiungere qualcosa alle favole di La Fontaine, dirò allora che se non interveniamo in tempo, ovvero immediatamente, il topolino dei diritti dell'uomo finirà per essere implacabilmente divorato dal gatto della globalizzazione economica. E la democrazia, questa millenaria invenzione degli ingenui Ateniesi, per i quali essa doveva significare, nel contesto sociale e politico della loro epoca, e secondo la sua espressione consacrata, governo del popolo, esercitato dal popolo e per il popolo. In questo mondo si discute di tutto, dalla letteratura all'ecologia, dall' allontanamento delle galassie all'effetto serra, dal trattamento dei rifiuti a quello degli imballaggi. Ma del sistema democratico, come se si trattasse di qualcosa di acquisito una volta per tutte, intoccabile per sua stessa natura per i secoli dei secoli, non si discute. Allora, se non mi sbaglio, se sono ancora capace di fare due più due, ebbene, dico che tra tante discussioni pur necessarie e indispensabili è urgente, prima che non sia troppo tardi, promuovere un dibattito mondiale sulla democrazia e sulle ragioni della sua decadenza; sull'intervento dei cittadini nella vita politica e sociale; sui rapporti tra gli stati e il potere economico-finanziario mondiale; su ciò che rafforza e ciò che si oppone alla democrazia; sul diritto alla felicità e ad un'esistenza degna di tale nome; sulle miserie e sulle speranze dell'umanità, o, per dirla in modo meno retorico, dei semplici esseri umani che la costituiscono, presi individualmente o nel loro insieme. Non c'è peggiore errore di quello che compie chi si inganna da solo. Eppure, è cosi che stiamo vivendo".
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