Alla vigilia delle elezioni, noi, donne, uomini e associazioni impegnate per la Pace, lanciamo un appello ai candidati del centrosinistra affinché le politiche del prossimo governo segnino un netto cambiamento rispetto a quelle attuali.
Consapevoli della preoccupante situazione di crescente tensione internazionale e forti della convinzione che non è con le armi che si possono gestire i conflitti, sentiamo la necessità di
chiedere, a chi avrà la responsabilità di governo, di ritirare subito e senza condizioni le truppe italiane dall'Iraq e dall'Afghanistan e di compiere ogni azione possibile per evitare che il nostro paese venga nuovamente coinvolto in interventi armati all'estero, in violazione dell'articolo 11 della Costituzione Italiana (come troppo spesso è successo negli ultimi anni: nel 1991 in Iraq, nel 1999 in Jugoslavia, nel 2001 in Afghanistan, nel 2003 nuovamente in Iraq).
Che si chiamino guerre umanitarie, guerre preventive, guerre al terrorismo o missioni di pace, si tratta sempre di termini mistificatori che nascondono stragi, bombardamenti, distruzione del tessuto sociale, delle infrastrutture, dell'ambiente, delle culture, dei beni artistici.
Crediamo fermamente alla pace e sicurezza, valori primari che non si possono perseguire con l'attuale politica estera di difesa e in un'ottica di competizione tra i popoli.
Il programma dell'Unione, nonostante le condivisibili affermazioni di principio, presenta alcuni punti critici, quali ad esempio la creazione di una forza militare europea, il sostegno alla produzione bellica comune tramite l'Agenzia Europea di Difesa, la creazione di nuove servitù militari nell'Italia del Sud e l'ulteriore aumento delle spese militari.
Noi continuiamo a ritenere che una realistica politica di pace debba essere basata sulla progressiva riduzione delle spese militari, sulla riconversione dell'industria bellica, sull'eliminazione delle basi militari straniere dall'Italia e delle armi di distruzione di massa dall'Europa, sul superamento degli attuali sistemi di alleanze militari, sulla creazione dei corpi civili di pace, sul sostegno alle organizzazioni internazionali volte al mantenimento della pace, sull'impegno per la riforma e la democratizzazione dell'Onu, su una politica di sviluppo della cooperazione internazionale che privilegi le comunità piuttosto che le imprese, sulla costruzione di un'Europa in cui il ripudio della guerra sia riconosciuto come valore fondato.
Il bilancio fallimentare dei precedenti interventi militari e quanto ancora oggi avviene in Bosnia, Kossovo, Afghanistan e Iraq, dimostra il realismo delle nostre proposte politiche, spesso liquidate
superficialmente come utopistiche.
Fondamentale sarà il sostegno che il prossimo governo potrà dare alla diffusione di una cultura di pace e di rispetto nei confronti degli altri popoli e culture, basata sull'accoglienza e la solidarietà, sulla condivisione delle risorse e delle conoscenze, sulla sobrietà nell'uso dei beni comuni e nello stile di vita, su un'informazione libera e attenta ai bisogni e alle aspirazioni delle persone e dei popoli.
Queste e altre proposte sono da noi sostenute da anni, condivise con centinaia di associazioni e gruppi impegnati sulle tematiche della pace, e rese pubbliche in varie occasioni e campagne. Basti citare la campagna "Sbilanciamoci" ripresentata inutilmente da anni
ad ogni stesura della legge finanziaria. In questi giorni, ancora una volta, le nostre proposte sono portate all'attenzione dei candidati di tutta Italia con l'appello "Addio alle armi".
Su di esse vi chiediamo un convinto impegno. Noi continueremo a lavorare con decisione affinché le nostre proposte trovino ascolto e attuazione, nel diverso quadro politico che tutti noi auspichiamo.
Aifo, Arci nuova associazione,
Associazione Cooperazione allo Sviluppo,
Associazione per la Pace,
Beati i Costruttori di Pace,
Donne in nero,
Gim Missionari Comboniani,
Lega Ambiente,
Mani Tese,
Movimento per la Riconciliazione Internazionale,
Unipax
Risponde Tino Bedin
Su alcune scelte contingenti sarà probabilmente difficile che il centrosinistra non si trovi a condividere posizioni assunte in sede internazionale, in particolare in sede di Nazioni Unite e di Unione Europea, che prevedano anche l'utilizzo dello strumento militare. C'è però un'indicazione di fondo del vostro appello che dovrebbe diventare patrimonio politico del nuovo Parlamento per rispetto della Costituzione italiana ed anche in applicazione dell'auspicabile Costituzione europea: l'educazione alla pace, che si realizza anche attraverso scelte politiche e finanziarie concrete, quale è lo spostamento di una parte consistente delle spese per i contingenti militari a favore dei corpi civili di pace, possibilmente europei ed anche mediterranei.
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