Guerra in Iraq

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 19 febbraio 2006

Continuano i morti per le guerre
Senza la pace non ci sarà più
"il tempo per il diritto e la giustizia"

Un impegno per chi si candida a governare l'Italia

Sta scritto: “Osservate il diritto e praticate la giustizia. Beato l’uomo che preserva la sua mano da ogni male” (Isaia 56,1-2); “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli ma voi ne fate una spelonca di ladri” (Isaia 56,7); “Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe” (Mt 21,12-13).
Uomini, donne e bambini - “Templi della Vita” - sono ammazzati in nome della “guerra degli affari”: in Iraq [morti dall’inizio della guerra il 19 marzo 2003: iracheni 32.000, soldati americani 2261, soldati altri contingenti, giornalisti e contractor 204), in Afganistan, in Palestina, in Israele, nelle guerre dell’Africa e del Sud-Est Asiatico.
È tempo di “tornare a casa” e di chiedere perdono a Dio e agli uomini e di gridare a gran voce con Giovanni Paolo II: “Mai più la guerra!”. È tempo di turbare le coscienze tiepide e “imboscate” e convincerle, radicarle alla pace: o non ci sarà più “il tempo per il diritto e la giustizia”.

Gastone Zilio

Risponde Tino Bedin

C'è uno strano silenzio sulla pace in questa campagna elettorale. Sopraffatti dai dibattiti sullo "scontro di civilità", da irresponsabili atteggiamenti di un ministro del governo Berlusconi, dalle tragiche manifestazioni delle opinioni pubbliche islamiche, cittadini e partiti sembrano incapaci di porre la pace e la pacificazione tra gli obiettivi fondamentali e prioritari del prossimo parlamento e del prossimo governo italiani. Eppure qualche bandiera della pace è ancora alle finestre a ricordare a chi fa politica che il popolo è per la pace, che i cittadini considerano la guerra una strada impraticabile, che i giovani chiedono a chi si candida a governare l'Italia di indicare le condizioni perché l'Italia sia una potenza pacificatrice.

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23 febbraio 2006
di-532
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Tino Bedin