Padova, 23 dicembre 2005

Caro senatore, stiamo vivendo gli ultimi episodi di questo 2005, che tantte volte ci ha tenuti uniti, magari con valutazioni opposte. Lasciavamo l'attenzione di un fatto, perché un altro ci attirava l'attenzione. Tante volte sono stati fatti umani, ma talmente densi di valori umani e civili che ciascuno è stato spesso costretti a collocarsi davanti ad essi con il metro della sua coscienza: guerre, ricerche sul piano della vita e della salute; la morte di un Papa universale e la successione di uno con personalità diversa e originale.
E il 2006 ha già fatto vedere che avrà le sue radici più profonde nel 2006: problemi di giustizia nel mondo; la povertà e la fame. Vedo questo problemi vivi in tanta gente che si sente viva in essi.
Il bello è che il Natale si colloca dentro questo avvicendarsi della stagioni e degli avvenimenti per rendere evidente che essi hanno un'anima e sono legati da un progetto, dove l'infinito si incontra con il finito e noi respiriamo dimensioni di cielo più vaste di noi. E questa realtà ci consente di vivere insieme anche con le persone che ci hanno preceduto e sono entrati in quelle dimensioni.
Onorevole senatore, io sento ottimismo pensando al nostro futuro immediato. Le auguro di sentirlo anche lei e di lavorare sempre con nuovo entusiasmo.