Cristiani in politica

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 29 novembre 2005

Con la coscienza della propria libertà di scelta
La difesa della Costituzione
è cruciale per i cristiani in politica

Norme a vantaggio dei partiti dell'attuale maggioranza e non dei cittadini

Egregio Onorevole, voglio provare a rispondere alla sua Lettera dal Senato "Domande per me cristiano laico in politican". Essa infatti pone dei quesiti importanti per tutti.
Per prima cosa nella sua domanda occorre accordarsi bene su cosa s'intende per "comunità cristiana" perché molti potrebbero sentirsi parte di una comunità spirituale senza far parte materialmente di un'organizzazione anche calata nella società.
Identificare la Chiesa e le sue organizzazioni con l'essere ed il sentirsi cristiani porta a mio avviso lontano, lungo la strada della sovrapposizione tra politica e religione; altro è la necessità di riconoscersi in un'ortodossia religiosa e morale, altro è riconoscere tutte le iniziative ufficiali della Chiesa come utili e necessarie alla società ed alla politica. Tanto per farle un esempio è accaduto anche che durante il sermone delle 18 di domenica 20 novembre a Padova, l'officiante la Messa affermasse e ripetesse più volte che la distinzione tra "i Beati alla Destra ed i Dannati alla Sinistra del Signore" potrebbe essere riferita anche alla destra ed alla sinistra politica. Se questa stupidità, figlia del fanatismo, alligna ancora tra i prelati, ben vigile dev'essere, io credo, la capacità di critica e ben salda la coscienza della propria libertà di scelta come cristiani in politica. Questo non toglie che le osservazioni mosse da persone come il cardinale Ruini debbano essere prese nella debita considerazione, per stimolare una riflessione critica anche sulle proprie scelte politiche.
Riguardo poi la rivoluzione, dobbiamo sostenere quella che ci può aiutare nel far vivere le famiglie decorosamente, nel preservare la natura e la pace dentro e fuori l'Europa. Tutte cose belle e non impossibili se si cercano soluzioni politiche ed economiche anche al di fuori degli schemi imposti dal liberismo dominante, ricercando nell'identità culturale e geo-economica radici e soluzioni possibili.
L'alta autorità a cui ci dobbiamo affidare poi, credo sia la legalità che si ispira ai principi costituzionali ed ai diritti della persona, che per un cristiano sono più che mai sacri. Io credo che saper leggere, applicare e difendere la nostra Costituzione sia più che mai attuale, come strumento di garanzia ma anche di armonizzazione sociale, in una società dove le disuguaglianze possono venire accettate solo come un momento di passaggio in un processo che porta verso un livellamento nella qualità della vita, ma anche nella distribuzione della ricchezza. Cruciale è da questo punto di vista la difesa dei principi costituzionali e la loro estensione in campo internazionale, a partire proprio da quell'Unione Europea che rischia di trasformarsi in un mostro burocratico, senza una dimensione politica ed una legittimazione diretta all'esercizio del potere legislativo.
Facciamo squadra intorno ai valori fondanti che ci hanno portato alla democrazia, difendendo i principi che hanno animato chi ci ha preceduto, insieme a chi crede davvero nella democrazia e ricordiamo agli elettori cos'è in gioco con le riforme costituzionali

Michele Partesotti

Risponde Tino Bedin

Michele Partesotti fa bene a sottoneare il peso che i principi della Costituzione italiana hanno sia nelle scelte politiche interne che nell'orientamento delle politiche internazionali dell'Italia. Nell'un caso come nell'altro questi principi di sorreggono in scelte che coincidono con l'impegno dei laici cristiani in politica o almeno lo rafforzano.
Anche per questo ogni cambiamento radicale della Costituzione andrebbe non solo meditato, ma soprattutto condiviso con i cittadini. Così non è avvenuto in Parlamento, ma mi auguro che possa avvenire con il referendum che nel prossimo anno chiamerà gli italiani a bocciare lo stravolgimento dell'impianto costituzionale fatto dalla Destra. Hanno un bel dire che non sono stati toccati i principi fondamentali, ma modificare forma di governo, ruolo del parlamento, figura del capo dello Stato non è indifferente allla concretezza dei principi costituzionali che le istituzioni repubblicane devono applicare.

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30 novembre 2005
di-513
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Tino Bedin