Più di nove mesi fa sono iniziate le operazioni di regolarizzazione delle
badanti extra-comunitarie e a tutt'oggi non sono ancora concluse. Questo
almeno succede in provincia di Padova (ma temo sia una situazione generale)
per le badanti moldave: giovedì scorso, 3 novembre, dall'Ufficio Stranieri
di Padova mi è stato detto che la centesima e ultima badante moldava
programmata per la nostra provincia deve essere estratta a sorte tra
quattordici signore per cui è stata presentata la richiesta presso un
ufficio postale alla stessa identica ora : le 8.32 del 3 febbraio 2005. Il
paradosso è che in provincia di Padova gli Uffici postali aprono alle 8.30:
com'è possibile che in 2 minuti si sia esaurito il numero? È possibile!
perché "le persone intelligenti", come mi è stato testualmente comunicato al
telefono lo scorso 30 agosto da un impiegato dell'Ufficio stranieri
"sapevano che per anticipare i tempi dovevano andare a spedire la
raccomandata al di là del Po, in provincia di Ferrara, dove le poste aprono
alle 8". E così la stragrande maggioranza delle badanti moldave
regolarizzate in provincia di Padova (so per certo che la sessantesima
aveva la ricevuta timbrata alle ore 8.20!) risulta aver spedito la
raccomandata dalla Regione Emilia. Ma come facevano a saperlo? E pensare che
nella nostra famiglia non siamo né stupidi né sprovveduti... Probabilmente
abbiamo fatto "l'errore" di non rivolgerci al sottobosco di organismi,
uffici, associazioni o peggio a loschi individui che si fanno pagare
profumatamente per questi "segreti", che finiscono anche col risultare
perfettamente legali. Infatti è stato il Ministero a decretare che le
richieste venissero inoltrate tramite le Poste e che costituisse precedenza
l'ora di inoltro, senza valutare il fatto che l'orario di apertura degli
uffici postali non è omogeneo in Italia, ma neppure all'interno della nostra
stessa Regione.
Così molti cittadini onesti e volonterosi sono rimasti beffati e ci hanno
rimesso, oltre alla raccomandata, anche due marche da bollo da 11 euro
ciascuna: ma se la prima è servita a regolarizzare la domanda, la seconda,
che sarebbe servita per la risposta, dove andrà a finire? Valutando che
nella nostra Provincia siano qualche migliaio le domande non accolte, in
quali casse andranno a finire quelle decine di migliaia di euro di bolli in
bianco allegati alle richieste? E ancora, visto che è ormai imminente il
nuovo anno e con esso una nuova tornata di regolarizzazioni, come fare
perché il Ministero adotti un sistema più equo, togliendo le badanti al
racket dei caporali?
Speriamo che qualcuno se ne occupi. Oppure parlare di legalità è un puro
esercizio retorico.
Flores Baccini Resente
Risponde Tino Bedin
La situazione che Lei ha vissuta è esattamente quella che avevamo previsto prima dell'apertura delle domande di regolarizzazione. Bastava solo avere un po' di rispetto e di cuore per le persone (intendo sia le assistenti non italiane sia le persone italiane assistite) per rendersi conto che il criterio della data (ma era inevitabile che si sarebbe passati al criterio del... minuto) sarebbe diventato un torneo nel quale i più forti, i più organizzati avrebbero avuto la meglio. Il ministero lo sapeva benissimo, tanto è vero che ha annunciato l'avvio della regolarizzazione con poche ore di anticipo; nessun tentativo fatto anche come parlamentare di poter comunicare tempestivamente la data ha avuto esito favorevole.
Un criterio apparentemente neutrale si trasforma così in una grande ingiustizia.
Anche sulla base della sua esperienza continuerò a pungolare il governo perché trovi forme più rispettose e più trasparenti. Gliene riferirò.
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