Egregio senatore, ho letto con attenzione la sua relazione sulle pari opportunitā, di cui condivido i contenuti. È davvero importante parlare e sviluppare un maggior dibattito su questo argomento, ed in particolare sulla partecipazione delle donne alla vita politica del paese.
A mio avviso, gli ostacoli che le donne incontrano sono di due ordini.
Il primo č di ordine economico: per lo pių, dedicarsi alla politica, (o ad un'attivitā economica fuori casa) comporta per noi donne la necessitā di trovare chi ci sostituisca o integri il lavoro svolto in casa o comunque in famiglia. Se l'attivitā svolta fuori casa non č remunerativa al punto da coprire il costo di questa sostituzione o integrazione, diventa molto difficile per una donna uscire dalla sfera domestica.
In secondo luogo, c'č - forte - il senso di colpa, per le donne con figli piccoli. Gli asili nido, le scuole a tempo pieno etc. etc. etc., sono tutti strumenti fondamentali, ma non bastano. In fondo in fondo, la gran parte delle mamme si sente sempre in difetto verso i figli se non li si vede per tante ore. Per questo č importante riprendere il dibattito sul ruolo delle donne nella societā, e sulle responsabilitā che tutti i componenti della famiglia - intesa come famiglia allargata, comprensiva di papā, mamme, nonne, zii etc. - dovrebbero condividere nella crescita dei figli. Lo stesso vale (mutatis mutandis) per la cura degli anziani o dei non autosufficienti.
Nello studio dei problemi relativi alle pari opportunitā, ed alle soluzioni per affrontarli, oltre ai fondamentali strumenti economici, č secondo me di primaria importanza risvegliare l'attenzione pubblica sulla necessitā di redistribuire le responsabilitā, perchč altrimenti fare politica, ricoprire incarichi impegnativi nel mondo del lavoro o resta solo un priviliegio per donne molto ricche, o rischia di diventare estremamente oneroso e foriero di sacrifici per tutte le altre.
Se riesce a tenere aperto un qualche dibattito sull'argomento mi tenga informata.
Cecilia Valle avvocato
Risponde Tino Bedin
Il confronto sul programma del centrosinistra per il prossimo governo dovrebbe essere l'occasione per riportare in agenda l'effettiva presenza pubblica (politica ed economica) della donna. Spero quindi che il dibattito ci sia e che non prevalga la convinzione che si tratta di una questione "privata", che le famiglie possono risolvere da sole. Concordo con l'avvocato Valle: ci sono trasformazioni che diventano un effettivo progresso comunitario solo se all'impegno delle persone (tra queste metto molti giovani mariti, accanto a quasi tutte le donne) si associa una "decisione" collettiva che deve essere presa dalle istituzioni repubblicane, dai Comuni allo Stato, secondo le specifiche competenze.
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