Sanità Bassa padovana

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 5 agosto 2005

Le disposizioni amministrative produrranno molti disagi
Un solo distretto per il bisogno di salute
e di assistenza dei 46 comuni della Bassa padovana

Completamente assente il confronto con i cittadini

Caro Senatore, la delibera "ATTO AZIENDALE n.772 del 20.07.05" dell'Azienda USSL 17 riconfigura il territorio della Bassa secondo le normative nazionali e regionali in tema di riorganizzazione della sanità. L' Azienda rimodella la rete ospedaliera e revisiona l'organizzazione dei Distretti Socio-Sanitari (D.S.S.) rischiando di penalizzare fortemente gli interventi sanitari e socio-assistenziali sul territorio a causa della fusione delle Unità Operative Complesse (U.O.C.) che da distrettuali diventano interdistrettuali.
Attualmente l'Azienda USSL (A.USSL) 17 è organizzata in due Distretti Socio-Sanitari: il Distretto di Monselice-Conselve e il Distretto di Este-Montagnana.
Il futuro dell'A.USSL 17 si gioca sulla macroarea interdistrettale: un unico Distretto in due sedi (Este e Monselice, com'è attualmente) articolate in forma interdipendente tra loro. Qualcuno, in verità, fa ancora confusione e pensa che i Distretti siano quattro.
La macroarea interdistrettuale coprirà il bisogno di salute e di assistenza nel bacino di utenza dei 46 comuni della Bassa serviti dall' A.USSL 17. Regolerà e amministrerà specifici interventi sanitari complessi e d'elevata integrazione sanitaria e socio-assistenziale: Maternità-Infanzia-Età Evolutiva-Famiglia (MIEEF), Cure Primarie, Dipendenze.
Sono le U.O.Complesse (apicalità) attive nei due Distretti: 8 attività complesse (4 + 4), più 2 semplici (1+1).
La fusione (omogeneizzazione) delle attività dei Distretti, secondo lo schema imposto dalla Regione alla nostra A.USSL 17, riduce il numero delle apicalità ad un totale di tre.
A queste si aggiungono una nuova U.O.C. a valenza interdistrettuale: Disabilità-Handicap-Adulti e Anziani (utilizzando una delle tre apicalità soppresse) e l'apicalità, confermata, di Odontoiatria di Comunità, già ora interdistrettuale (qualcuno se ne è accorto?!).
Viene (accidenti!) soppressa l'U.O.C. Cure Palliative Terapia del Dolore per disposizione regionale (e noi ad ubbidire!) e la relativa funzione portata in ambito ospedaliero. Per intenderci... in lista d'attesa!
Mi è stato chiesto quali saranno le conseguenze della manovra, se attuata, per le persone: il bambino, l'adolescente, la massaia, l'anziano, il portatore di handicap, il paziente fragile allettato. In termini di VANTAGGI ATTUALI di salute e di economia familiare: NULLA.
In FUTURO, le disposizioni amministrative produrranno MOLTI DISAGI poiché la chiusura di distretti e di ospedali travolgerà gli operatori sanitari (medici, infermieri, personale tecnico e dei servizi; anche i direttori di dipartimenti e distretti) e le attività di sostegno della famiglia (i finanziamenti per le assistenze domiciliari).
Se le risorse disponibili, regionali e nazionali, sono dichiarate "finite" e la gestione dei servizi socio-sanitari risponderà strettamente ad un'economia di risparmio come potrà il "bene salute" essere assicurato a tutti, così come espresso nelle dichiarazioni dell'Atto?
In altre parole come può la valutazione dei costi e dei bilanci aziendali essere la misura dell'appropriatezza ed efficacia delle prestazioni? Gli operatori sanitari e sociali dovranno misurare il bisogno di salute ("il benessere") delle persone con i diagrammi discontinui dei finanziamenti? O peggio con la contrazione continua dello spazio dell'intervento sanitario?
Gli impegni e i progetti (le Aree ad "elevata integrazione socio-sanitaria) sembrano segnati da logiche aziendali di contenimento di spesa: sono pertanto a rischio l'omogeneità e l'universalità dei servizi (L.E.A.), come previsto dalla Costituzione?
I pareri degli Amministratori pubblici, come recita l'Atto Aziendale, saranno acquisiti dal Direttore Generale dell'Azienda USSL, ma per niente vincolanti. Le Amministrazioni pubbliche coinvolte nel finanziamento non saranno responsabilizzate nella co-gestione della qualità degli interventi socio-assistenziali: saranno disincentivati i servizi?
Se ci sarà un minor controllo pubblico chi controllerà l'operato dei dirigenti dell'Azienda e del Distretto? A chi si potrà chieder conto del buon uso dei finanziamenti pubblici? Se il Distretto "è lontano", poiché diventerà D.S.S. di una macroarea e quindi poco accessibile per le distanze, come può continuare ad essere il punto di accesso e gestore di servizi ampi e delicati sparsi su un ampio territorio? Si risparmierà certamente molto, ma "chi ascolterà chi"?
Se l'Azienda Sanitaria diventerà unica e provinciale e il Distretto della Bassa diventerà Distretto di una macroarea, continuerà quest'ultimo ad essere punto di riferimento per un bacino vasto di 180.000 abitanti? Un Megadistretto per 46 Comuni? Sarà efficace negli interventi per l'assistenza al cittadino, quanto la programmazione e le economie richiedono?
Il futuro Macrodistretto dove sarà incardinato: Este? Monselice? nella fatiscente sede attuale di Monselice?

Gastone Zilio

Risponde Tino Bedin

Tutto questo sta avvenendo praticamente senza un dibattito pubblico, senza che - ad esempio - i consiglieri regionali di centrodestra eletti anche dai cittadini della Bassa si facciano garanti del processo sanitario. Qui non si tratta di mescolare politica ed amministrazione: qui si tratta di fare in modo che un diritto di cittadinanza quale è la salute sia garantito pur in un quadro di efficienza. Così se il direttore generale fa delle scelte, anche chi rappresenta i cittadini nell'istituzionale titolare di questo servizio (cioè la regione Veneto) deve fare le proprie. Potrà rimediare la conferenza dei sindaci? Non ha potere effettivo, ma almeno può informare dettagliatamente i cittadini.

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10 agosto 2005
di-484
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Tino Bedin