Autostrada Valdastico Sud

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Saletto (Padova), 28 luglio 2005

Uno spunto può venire dalla vicenda Tar-Valdastico Sud
Manca il progetto di un nuovo, vero sviluppo
La mobilità è utile anche alla qualità della vita

«La vicenda che è stata innescata dopo la sentenza del Tar sulla Valdastico Sud è rilevatrice di due speculari distorsioni del sistema politico e istituzionale-giurisdizionale del nostro Paese: quando la politica è assente, la magistratura (nel caso specifico quella amministrativa) entra anche nel merito delle questioni politiche e amministrative».
«Se nessun documento programmatico prevedeva il prolungamento a sud della Valdastico non è chiara l’importanza strategica dell’opera. Ciò significa che le scelte strategiche per quanto riguarda mobilità e tipo di sviluppo sono fatte nel nostro Veneto, da operatori che basano le loro fortune sul mantenimento e il rafforzamento del traffico su gomma: quindi capannoni e camion, autostrade e pedaggi».
«Al Tar che secondo la presidente della provincia di Vicenza Dal Lago, prevarica sulla politica, si propone di rispondere con uno straordinario ritorno “alla gente”, “al consenso dei cittadini per l’opera”, non cercando di argomentare una risposta quanto meno alle osservazioni più delicate in materia ambientale, bensì contrapponendo le firme di quei cittadini che votando Dal Lago hanno voluto la Valdastico Sud. Firme contro firme dunque, tribunale politico contro tribunale amministrativo».
«In queste proposte dell’amministrazione provinciale, purtroppo accolte, pare, da molti sindaci, sta l’assenza di un progetto per un nuovo sviluppo che tutte le forze politiche dicono di volere-destra e sinistra, ma che è sempre più allontanato da atti di governo della Regione Veneto e nella Provincia, che anziché progettare nuove forme di mobilità e di trasporto di persone e merci, prospetta solo nuove strade che attireranno (come accadrà anche per la Valdastico Sud) nuovi capannoni e centri commerciali».
«Si continua a chiedere alle forze politiche, sociali, amministrative della nostra Provincia di “fare squadra”, rivolgendosi loro senza distinguere tra le varie responsabilità di governo. Tuttavia il “fare squadra” sarebbe auspicabile: a quando una riflessione politica seria su modelli economici, sociali, culturali diversi e alternativi a quello attuale che tutti dicono non funzionare più?».
Si potrebbe cogliere la vicenda "Tar-Valdastico Sud" per una riflessione comune su una nuova idea di sviluppo tra gli attori politici, sociali, culturali amministrativi della nostra Provincia anziché innescare prove muscolari da parte di una certa politica che ha perso da tempo i titoli per fare da prima della classe.

Lucio Pasotto

Risponde Tino Bedin

I capannoni vuoti nel Montagnaese ci sono già: ecco l'occasione già attuale per discutere sullo sviluppo di questa parte della provincia di Padova e delle confinanti di Verona e Vicenza. Da anni vado sostenendo che per la Bassa padovana essere arrivata "dopo" alla crescita economica ha rappresentato un prezzo che però ora dovrebbe essere impiegato per non ripetere anche gli aspetti sbagliati che si sono visti in altre parti della provincia. Non sono sicuro che questa sia la disponibilità prevalente.
Per restare al tema dell'autostrada, la Valdastico Sud è la risposta alle attuali esigenze di mobilità; mobilità che è utile alla qualità della vita (e non solo alle imprese). Ma questo dovrebbe essere definitivamente il suo ruolo. Se vi si aggiunge il "peso" di uno sviluppo tradizionale (come lasciano intendere i molti caselli), diventerà nel giro di pochi anni dall'apertura insufficiente e le persone della Bassa riprenderanno a fare la coda.

    Partecipa al dialogo su questo argomento

29 luglio 2005
di-479
scrivi al senatore
Tino Bedin