Terrorismo a Londra

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 21 luglio 2005

Una città che ha alzato la sua voce per la pace
Londra non merita tragedie e distruzione
La morte ha sempre l'ultima parola quando la si fa interlocutrice

Non esistono migliori parole di quelle del sindaco di Londra, Ken Lifengeston per descrivere la tragedia di Londra: "L'attacco di Londra non ha colpito un ministro o un primo ministro o qualsiasi responsabile governativo britannico o straniero dei partecipanti al G8, ma le vittime sono genti normali, musulmani, cristiani, ebrei, indù... cittadini che si recavano al posto di lavoro come ogni mattina".
Gli iracheni, i palestinesi, gli arabi e i musulmani in generale e tutti le vittime dell'ingiustizia nel mondo devono essere loro i primi a denunciare, condannare e non permettere a questi assassini e criminali di sfruttare le loro sofferenze e in nome delle loro giuste cause commettere queste orrendi crimini.
Londra è una città civile, democratica, ospitale e che ha alzato la sua voce contro l'invasione, la guerra e la politica del suo premier, Tony Blair, non merita questa morte, distruzione e crimine.
Noi non possiamo permettere a questi criminali, di strumentalizzare le nostre giuste cause. Non accettiamo che venga data questa brutale immagine e propaganda che macchia l'Islam e i mussulmani in questo modo e maniera. Siamo i primi a denunciare e respingere gli atti di questi fanatici, assassini nemici degli arabi, dei musulmani, degli iracheni e dei palestinesi.
Con forza e determinazione denunciamo e condanniamo tutti gli atti terroristici e con la stessa forza e determinazione denunciamo e condanniamo la politica agressiva ed ingiusta attuata da Bush e Blair e quella di Sharon.

Jamil Gharaba
delegato della Mezza Luna Rossa Palestinese nel Veneto

Risponde Tino Bedin

L'Europa ha imparato con le sue millenarie tragedie che le bombe non possono parlare a nome di nessuno. La morte avrà sempre l'ultima parola, quando l'umanità accetta di farla diventare un'interlocutrice della propria storia. Il dottor Gharaba, al pari di tutti i palestinesi come lui, sta vivendo nella tragedia del suo popolo questa condizione, per questo ha titolo di chiedere che nessuno con le bombe si appropri della vita dei palestenesi per provocare morte tra altri popoli.

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27 luglio 2005
di-478
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Tino Bedin