Caro Tino Bedin, per la stima che provo e ho sempre provato nei tuoi
confronti permettimi di fare questa breve e semplice considerazione:
per Romano Prodi la rinuncia alla lista unitaria dell'Ulivo di sicuro non è stata una scelta generosa, ma sofferta e
dovuta per non dare ancora alla Destra il nostro paese. È chiaro che ora
non c'è altro candidato che lo possa sostituire e ne sono felice.
Relativamente "all'orientamento ampiamente maggioritario nella Margherita"
permettimi di dissentire: di quale Margherita?? della dirigenza? No,
quella non rappresenta secondo la base, la gente comune, chi crede veramente
in un cambiamento (oppure no, forse rappresenta la Margherita del centro e
del sud???). A questa gente non interessa un 2, un 3, forse un 4 per cento introitato con il
nostro simbolo nel proporzionale (io veramente non ci credo e nessuno mi
convincerà del contrario anche se spero di sbagliarmi); vogliono stabilità,
programmi, certezze, futuro. Io ho 42 anni e 2 figlie e vedo un futuro poco
roseo. L'assemblea ieri di Padova con Rosy Bindi ed Enrico Letta mi ha
tirato su un po' il morale. Ho capito che c'è chi non molla, anche se i
vecchi "franchi tiratori" ex stile Dc stentano a morire, ma io spero
sempre, accetto le decisioni e lavoro nel mio piccolo per sensibilizzare la
gente comune che un cambiamento è possibile anche se costerà fatica a tutti
(i tempi delle vacche grasse sono lontani).
Mi resta un piccolo rimpianto: speravo che all'assemblea federale avessi
votato la mozione di Bindi e Letta. Avrei voluto sentirti ieri per capire le
tue ragioni del Si al documento di Rutelli, ma spero ci sia un'altra
occasione per poterti incontrare e stringerti la mano.
Loretta Pasquato
Risponde Tino Bedin
Cara Loretta Pasquato,
comincio con la stretta di mano per l'amicizia ed un grazie per il dialogo su un tema decisivo per le persone, prima ancora che per la politica, cioè sull'Ulivo. Sono sempre stato sicuro, nella mia attività parlamentare di aver bisogno sia dell'amicizia che del dialogo delle persone che cerco di rappresentare, specie quando questa rappresentanza è controversa, va quindi aggiornata, verificata, condivisa.
All'assemblea federale della Margherita di un mese fa ho innanzi tutto votato la mozione presentata da Rosi Bindi ed Enrico Letta, che proponevano una sospensione della decisione, un dibattito tra gli iscritti e quindi l'assunzione di un orientamento definitivo. Quella mozione non ha ottenuto i voti necessari.
A quel punto avrei potuto non partecipare al voto, come qualcuno ha fatto, andare da un'altra parte, tornare a Padova. Ho ritenuto di non sottrarmi alla scelta. Ho ritenuto che l'aspetto deteròinante fosse costituito dalla convergenza su due punti: la presentazione del simbolo dell'Unione per tutti i collegi del Senato e per due terzi della Camera e la conferma che il presidente del Consiglio voluto da tutta la Margherita e da tutta l'Unione è Romano Prodi. In questo quadro di grande novità (per la prima volta il centrosinistra si presenta unito politicamente e non solo elettoralmente e ricobosce Romano Prodi come leader) si inserisce il ruolo che può svolgere la Margherita: intendendo - nella mia considerazione - il ruolo delle le persone come te, che in questi anni l'hanno fatta sbocciare l'hanno mantenuta fresca; un ruolo da confrontare con l'esperienza fatta anche alle regionali attraverso la lista Uniti nell'Ulivo. Tra una lista ed un partito ho ritenuto che sia più utile all'Unione di Romano Prodi, un partito.
Il dibattito che ne è seguito ha evidenziato vantaggi e limiti di questa opinione.
La mediazione che è stata alla fine trovata segnala, a mio parere, che i due punti fermi che ho indicati (l'Unione e Romano Prodi) sono effettivamente quelli decisivi. Su questi adesso si tratta di impegnarsi, perché sono decisivi per evitare all'Italia altri anni di non-governo di Destra. Ma ponendo in campo - come ho scritto nella mia Lettera dal Senato - anche l'Ulivo.
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