Cari amici, il dibattito sulla legge 40 e sul referendum abrogativo si fa sempre pi incandescente e spesso trovo davvero spiacevole che su temi così complessi e delicati venga esercitato un uso della retorica manipolatrice della complessa verità dei fatti. Anche da persone che tutti consideriamo di grande levatura intellettuale e culturale, quasi che il tutto si riducesse ad un puro scontro di religione, ovvero ad una battaglia di biechi oscurantisti al "soldo del Vaticano" contro la libertà dello Stato laico e l'emancipazione delle donne, la libertà della scienza e quant'altro...
Quanto pattume, intorno ad una questione delicata, ove dovremo recuperare il senso dell'abisso e del mistero, piuttosto che quello delle verità scientifiche brandite come nuova religione assolutista dei tempi moderni. Quasi che il Biotech sia ormai il nuovo Vitello d'oro che nessuno può discutere.
Vi segnalo qualche documento, che mi sembra aiuti a riflettere.
L'uno, approvato all'unanimità della Direzione nazionale delle ACLI dopo alcuni mesi di serio lavoro di confronto e dibattito e che mi pare si distingua per portare i seguenti contributi rilevanti: proporre la questione della vita come nuova frontiera della questione sociale; rilanciare una riflessione seria sulla capacità di accettare il limite in una società moderna senza limiti; il recupero di un ethos condiviso intorno a quello straordinario manifesto per l'uomo che Giovanni Paolo II ci ha consegnato questi come suo testamento agli inizi di quest'anno (il quadrante di valori da difendere fino in fondo: la vita, insieme alla pace, la libertà e il pane, come una sorta di diritti primari di ogni Figlio di Dio); l'apertura di una seria discussione contro il cancro della cultura contemporanea che dopo la straordinaria stagione dei bisogni che si trasformavano in diritti, confonde il desiderio (anche quelli più belli e più puri, ma che restano pur sempre desideri) in diritti e la necessità di recuperare con urgenza la prospettiva relazionale come unico argine contro la deriva dell'individualismo radicale. E infine la necessità di restituire alla politica e alle istituzioni pienamente il proprio ruolo, rivedendo in profondità l'istituto del refereum, che così come è ormai usato da oltre 15 anni è divenuta una clava e non più strumento di vera partecipazione popolare.
Il secondo, una bella riflessione davvero, di Maria Grazia Fasoli, responsabile donne della Presidenza nazionale delle ACLI, nonché membra del Comitato Scienza e Vita e membra della Commissione nazionale pari opportunità, che rivendica una storica e rilevante componente del pensiero femminile, oggi dimenticato o manipolato da chi vorrebbe farsi interprete di quella importante battaglia condotta dalle donne nel secolo passato per portare un contributo nuovo e originale di pensiero e azione.
Sono solo due spunti pacati, credo utili ad alimentare una posizione adulta e ragionata e motivare anche per quanto mi riguarda una convinta scelta per una adesione alla proposta di Non andare a votare, per difendere comunque la legge vigente, consentire che venga applicata, eventualmente riformata sin dalla prossima legislatura per la normale via parlamentare, restituendo spazio alla riflessione e alla politica, in un tema nel quale più si discute più emergono profili di complessità e di possibili conseguenze devastanti (si pensi all'eugenetica o alla clonazione umana) che non possono essere decisi dentro una contrapposizione binaria.
Mi permetto infine una ultima notazione, soprattutto per tutti gli amici terzomondisti o con i quali abbiamo condiviso questa passione per molti anni.
Come è che per oltre trent'anni abbiamo sempre scoperchiato il pentolone degli interessi delle multinazionali, ivi comprese quelle del farmaco (per esempio sulle più recenti vicende dei farmaci retrovirali per l'Africa o dei farmaci essenziali come l'aspirina) e questa volta su un tema simile nessuno ci porta ragionamenti e dati sugli interessi enormi dell'industria mondiale del biotech (andate a vedere quante sono le società quotate a Zurigo o altrove negli ultimi anni e quanto siano i flussi finanziari che da li passano). Perché abbiamo gridato allo scandalo e riempito i giornali di numeri e denunce ben documentate sugli OGM (era manipolazione del vivente vegetale) e invece sulla manipolazione del vivente umano si ritrova solo qualche accenno marginale e con molto pudore, senza nessun giornalista di rilievo (che so un Marco Travaglio della situazione) che lanci una vera e seria inchiesta giornalistica e apra il pentolone?
Non ho elementi preciso ne certezze documentate in materia... come dire è un silenzio che mi appare troppo pesante e sospetto.
Luca Jahier
Risponde Tino Bedin
Essendo uno degli "amici terzomondisti" di Luca Jahier mi soffermo sull'ultima sua annotazione per condividerla pienamente. Davvero strano che il dibattito, il confronto, la "precauzione" che le questioni scientifiche e in particolare quelle genetiche suscitano nelle opinioni pubbliche, nel caso della manipolazione dell'uomo non si avvertano. Meglio: non siano fatte avvertire dall'informazione e dalla cultura. Solo disattenzione? Solo partecipazione ad un progetto culturale?
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